Land of the Lustrous: onestamente pensavo sarebbe rimasta inconclusa. 
Il capitolo 108 uscito da poche ore in fan-traduzione è l'ultimo di Houseki no Kuni, pubblicazione iniziata nel 2012; un anno circa di hiatus tra il 95 e il 96 (origine della diffusa convinzione sarebbe rimasto senza finale). 
Nel 2017, ricevette un infinitamente apprezzato adattamento animato dello studio Orange che fece conoscere il manga al grande pubblico diventando immediatamente un cult per l'incredibile originalità della storia, il particolarissimo stile artistico dell'autore e la complessa, profondamente metafisica narrazione. 
Mettiamola in questi termini: Haruko Ichikawa e Kodansha non sono riusciti a sfruttare neppure una minima parte della fama e del picco di popolarità della serie, il manga è proseguito a singhiozzo, una seconda stagione non è mai stata realizzata, il fandom si è ristretto fino a rendere Land of the Lustrous una di quelle produzioni amatissime da un rumoroso, ma minuscolo, pubblico di nicchia. 
Leggete il primo capitolo del manga, leggete poi (non dico l'ultimo) ma il 96 e troverete probabilmente non credibile si tratti della stessa storia, dello stesso fumetto. 
Land of the Lustrous comincia come uno shonen comico d'azione dove androgini gioielli umanoidi combattono contro mostri provenienti dalla Luna, si trasforma in una disanima ontologica sulla natura dell'essere umano tra spirito, ossa e carne, si conclude con l'apocalisse, il significato e la fine dell'umanità. Nel mezzo si parla di evoluzione, sentimenti, religione e, in generale, non è una lettura facile o immediata. 
Rido al pensiero di come potrebbero essere adattati in animazione l'ultima decina di capitoli: soltanto Anno potrebbe trovare il modo.
E' uno dei migliori manga mai realizzati? Certamente possiede le connotazioni narrative e artistiche tipiche di quei prodotti altamente ricercati, poeticamente elevati, sublimi e diversi dalla massa che finiscono nelle classifiche di questo genere. 
E', per gli stessi motivi, un'opera che si compiace di se stessa, si autoalimenta della propria raffinazione intellettuale, si 'parla addosso' assumendo anche quei tratti un po' deliranti di quando l'autore perde il contatto con il pubblico e finisce per considerare la propria creazione come fosse in un vuoto. 
Bella e pretenziosa, è sicuramente una produzione fuori dagli standard giapponesi, unica e artistica al punto da potersi facilmente scorporare dal suo ambiente d'origine per essere appieno considerata un'opera universale.
Il finale ha un suo senso, ma potreste trovarvi anche a chiedere 'che cazzo ho letto?'.