Blue Eye Samurai: ricorderemo questi anni come una golden age per l'animazione, occidentale in particolare. Comincia quasi a essere imbarazzante, ridicolo persino: la quantità di incredibili produzioni che continuano a vedere la luce, una migliore dell'altra, sempre più contenuti, sempre maggiore qualità, visivamente e narrativamente sempre un (lungo) passo avanti. 
Netflix non ha il merito di aver inventato o essere stata la prima a osare spingere l'animazione aldilà dei confini tradizionali, ma la migliore serie orientale (Pluto) e la migliore serie occidentale (Blue Eye Samurai) sono entrambe parti del suo catalogo e sono esclusivamente distribuite, ed esistono grazie a Netflix. 
Il merito di Netflix è aver colto il cambio di rotta nel concetto di animazione e aver anticipato i suoi bisogni, riversando una quantità di denaro e coraggio nel forzare quei confini completamente aperti, sfondarli e mettersi alla cima di un'ondata di incredibile, senza precedenti creatività artistica.
Tutto ciò detto. 
Blue Eye Samurai ha un difetto: non finisce. Non c'è manco il cliffhanger, c'è la una chiara fine di capitolo, ma è lungi dall'essere la fine della storia. E' stata un successo pazzesco, questa è un frase che continuo a scrivere, ma non starò a rimarcare ulteriormente il senso di quanto detto sopra: sicuramente ci sarà una seconda stagione, ma è probabile si tratterà di attendere come per Arcane.
Ricordate Arcane? Migliore serie animata occidentale mai fatta? Sono passati 2 anni, il seguito ancora non si vede, ci sarà; ecco: Blue Eye Samurai è migliore, il rinnovo è sicuro ma quanto tempo ci vorrà per vederlo... chissà.
Gli episodi durano circa 50 minuti, la durata non è uniforme e, anche qui, bisogna cominciare a prendere atto del dissolversi degli standard di questo tipo, almeno parlando di produzioni ONA. 
Le trasmissioni televisive sono ancora dipendenti da slot e necessitano di precisione, ma su Netflix gli episodi durano quanto deciso da esigenze creative ed economiche. 
Sono 8 episodi e raccontano una storia dal periodo Edo: la figlia mezzo sangue di una giapponese e un mercante bianco, cresciuta tra offese e insulti nel super razzista Giappone, diventa un feroce e imbattibile spadaccino (chiamarlo samurai è assolutamente sbagliato), un mostro divorato da rabbia e desiderio di vendetta, implacabile. 
Intorno ruotano vari personaggi: l'impareggiabile mastro swordmaker, un rivale, una principessa che vuole essere qualcosa più di un oggetto femminile comprato e venduto dai maschi al potere, un sidekick comico con invalidità e molti altri. 
Uhm. Quando pensate a Blue Eye Samurai, dovreste immaginarlo molto simile alle moderne 'serie tv' tipo Game of Thrones e simili: ricco tessuto narrativo, alto budget/visivamente eccezionale, molta azione e violenza, molto sesso, casting ricercato. 
Maya Erskine, Masi Oka, Geroge Takei, Randall Park, Cary Tagawa, Marc Dacascos: c'è chiunque di asiatico americano famoso. C'è anche Kenneth Branagh. 
Non a caso questa è una produzione creata, scritta e diretta da Michael Green (e sua moglie Amber Noizumi) che con Branagh fa i Poirot. 
Blue Eye Samurai è in tutto e per tutto una produzione live action realizzata in animazione, sembra snob dirlo così ma è il senso generale: i cartoni animati sono arrivati e adesso tutti vogliono realizzarli e farne parte. 
L'animazione è realizzata dal poco noto, da noi, studio franco-canadese Blue Spirit: guardando il loro portfolio, l'unica cosa che riconosco è l'aver assistito nella produzione di What if per Disney/Marvel; anche qui, a corollario di quanto sopra, è l'emergere di nuovi soggetti produttori d'animazione sparsi qua e là, disponibili a rischiare l'investimento feroce per realizzare qualcosa di fenomenale. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Mizu parte per Londra con Fowler vivo e prigioniero alla ricerca dei suoi 2 restanti bersagli; Ringo torna dal maestro; Taigen incontra Akemi, ma Akemi decide che preferisce essere 'imperatrice' e Taigen rimane con niente.