Because Internet (Id, 2019): una nota personale. Il mio adoratissimo cane continua lentamente a morire, ma nelle ultime settimane ha un po' accelerato togliendomi qualsiasi desiderio di intrattenimento: vivo di dolore, ansia, Star Trek e Trails, sfogo rabbia a Snap, saltuariamente leggo qualche pagina.
Because Internet, "Understanding the New Rules of Language", è un saggio moderno, termine con il quale indico un saggio divertente, dedicato all'impatto di internet sul linguaggio (aka la lingua inglese), storicizzato e commentato. 
Gretchen McCulloch è una scrittrice digitale, lavora per Wired e altre testate importanti, si autodefinisce una 'internet linguist'. Scrive bene. 
Una volta 'scrivere' era attività formale delle elite intellettuali, oggi tutti scrivono. Tutti scriviamo. 
La scrittura si è passata dall'essere simbolo del linguaggio più formale, immaginate tanto i classici greco-romani quanto ogni tipo di comunicazione amministrativa, a essere la comunicazione più informale possibile. 
Acronimi, contrazioni, gif, emoji e altri codici tipografici; la lingua parlata non riesce a essere così lontana dalle norme. 
In alcune sue parti, in quasi tutti i suoi capitoli a dirla tutta, il libro funziona anche come una storia di internet e, mentre me l'aspettavo, non è come me l'aspettavo. 
C'è un ovvio problema a cui non avevo pensato: lo storico linguistico e sociale a cui l'autrice fa riferimento è quello anglo-americano. 
Oggi, per me, non c'è praticamente differenza tra l'esperienza e la fruizione 'americana' di internet e la mia; nelle molte pagine dedicate al passato, ed è un passato che ho vissuto e in cui pensavo di ritrovarmi, mi rendo invece conto di quanto fossi esclusivamente italiano. 
La transizione tra usare internet in Italia in italiano dagli inizi degli anni '90, a usare internet quasi esclusivamente in inglese con google e ogni altra utility del genere settata con l'inglese come prima lingua, è stata così 'lenta' e uniforme che non mi ci ero mai realmente soffermato prima. 
Certo: mi capita di pensare a un film guardato doppiato o un libro letto in traduzione, e pensare vagamente a quando ero esclusivamente in italiano e che dovrei trovare la voglia/tempo di riguardarlo/rileggerlo in originale; ma non mi ero mai spinto a pensare quanto il mio passato di internet sia italiano e con pochi contatti rispetto al passato di chi internet l'ha sempre vissuto in inglese.
Sono a tutti gli effetti parte delle 'old internet people', per generazione e caratteristiche, ma allo stesso tempo la mia esperienza è diversamente locale (provinciale?) e differita.
Il libro, a proposito, descrive e identifica utenti di internet a partire da pre-internet, old internet people, passando per full internet people, semi-internet people, e post internet: le differenze sono abbastanza ovvie. 
Il primo internet era fatto di persone che scappavano dalla società normale, geek e nerd e smanettoni del computer senza una vita; l'internet di oggi è la società normale e la maggior parte delle persone che lo abitano non sanno accendere e spegnere. 
Si parla di storia di internet, quindi, ma il libro è soprattutto dedicato al linguaggio: si parla di come sia nata l'esigenza di rappresentare il tono di voce con segni tipografici. Tutti abbiamo vissuto l'esperienza di ricevere un messaggio e cercare di capirne gli eventuali non detti, le implicazioni o sottotesti; 
per anni mi sono vantato di poter capire il tono della chat e, quindi, quanto appena detto come se 'sentissi le parole'.
Lasciando stare se fosse vero o no, il motivo era molto semplice: la maggior parte delle persone con cui chattavo (chatto) erano (sono) conoscenti reali; ma quante volte ho assistito, e partecipato, a flame su usenet nati dall'incomprensione di un messaggio inteso in un modo, interpretato in un altro?
L'autrice va nei dettagli: ci racconta la storia e i motivi espressivi dell'utilizzo del maiuscolo per urlare, dei puntini e dell'andare a capo, e di varie altre cose, ed è molto interessante.
Esempio: io sono vecchio e uso la punteggiatura, e scrivo periodi lunghi al cui termine metto il punto, e sono infastidito da chi preme invio dopo ogni poche parole moltiplicando esponenzialmente le notifiche che ricevo. 
Secondo l'autrice, ed è facilmente confermato dall'esperienza di tutti, il mio modo di scrivere è decisamente aggressivo per la lingua di internet.
Parliamo di punti esclamativi per indicare intonazione positiva e di persone vere che dicono cose come "hashtag blessed"(mia moglie), quindi di lingua di internet che usa segni per rappresentare il parlato e del parlato che assorbe espressioni di internet compresi i simboli.
Si parla di emoji e altre rappresentazione del linguaggio non verbale e fisico, si parla dell'ancestrale ascii art; io ne uso pochissimi e solo quando costretto perché non voglio essere frainteso.
Si parla dei cambiamenti nella struttura delle conversazioni: le interruzioni, l'ordine in una chat privata o pubblica, le conversazioni multiple, i third place (il vostro posto preferito/più visitato dopo casa e lavoro) e del linguaggio delle community fatto di in-jokes, gergo e riferimenti comuni ma esclusivi. 
Questa parte è un po' meno efficace, l'autrice stessa lo sottolinea: tutto ciò a cui fa riferimento è congelare un momento e un luogo nel tempo, non riesce a rappresentare, solo a fare esempi, della realtà continuamente mutevole della lingua di internet. 
Si parla di meme e internet culture. 
Una volta, cito e traduco liberamente, il linguaggio era rappresentato da un libro; oggi il linguaggio è un network: ci possono essere persone senza libri, ma non ci possono essere libri senza persone. 
L'ho letto molto volentieri e me lo sono goduto, ma è un testo strano che unisce considerazioni banali ad altre geo-socialmente lontane, e ciò dipende dall'esperienza con internet soggettiva del lettore.
Molti dei racconti di internet in questo libro sono universali, o quanto meno occidentali, altri non lo sono.