Children of Earth and Sky (Id, 2016): mi sono finalmente deciso a leggere un nuovo libro di Guy Gavriel Kay.
Lo considero uno dei miei autori preferiti, ma c'è il problema di non saper da dove partire causa multiple 'serie' in corso.
Quelle di Kay non sono realmente serie composte da libri strettamente consecutivi, ma serie di storie ambientati nello stesso 'mondo'; nel caso di Kay, questi mondi sono versioni alternative di periodi storici (più o meno) immediatamente riconoscibili.
Tecnicamente, quindi, questo libro sarebbe il quinto nella serie iniziata con Lions of Al-Rassan, proseguita prima con la duologia The Sarantine Mosaic, e poi con The Last Light of the Sun.
Ho scelto Children of Sky and Earth, il quinto in una serie grossomodo scollegata, sostanzialmente solo in base alle recensioni.
E' il primo libro scritto da Kay dopo essere stato insignito dell'Ordine del Canada: informazione inutile ma che mi fa stupidamente ridere per l'esistenza di un 'Ordine del Canada'.
Siamo in un equivalente molto low-fantasy del Mediterraneo del 1500: Costantinopoli/Sarantium è caduta in mano agli Ottomani/Osmanli, l'Imperatore si è trasferito a Praga/Obravic, la Repubblica di Venezia/Seressa è preoccupata per lo status quo e la sua rivale Dubrava (Ragusa in Dalmazia), nel mezzo ci sono gli infamous pirati di Senjani/Uskoks (qui per la wiki).
Ok. 
Partiamo da 'low fantasy': così low che quando qualcosa di magico accade, ed è super raro, è letteralmente sorprendentemente; rispetto ad Under Heaven e il suo seguito, tanto per fare un esempio, qui ce n'è ancora meno e potreste tranquillamente leggerlo considerandolo un 'semplice' romanzo storico. 
C'è un impressionante numero di personaggi sparpagliato per i capitoli: alcuni sono dedicati assolo, altri sono condivisi da personaggi narrativamente insieme, in altri casi condivisi da personaggi solo concettualmente presenti nello stesso momento; le linee temporali non sono completamente sovrapposte, prospettive di personaggi diversi appartenenti alla stessa scena possono iniziare uno o due capitoli dopo, chiarendo un'anticipazione o il contrario. Il narratore è onnisciente e prono a commentare tanto sul comportamento dei personaggi, quanto divagare sulla natura umana e altri argomenti come fato, fede, onore, dovere, il posto e l'impatto di uomini sulla Storia.
Con così tanti personaggi, non tutte le storie finiscono alla conclusione del libro: gli ultimi capitoli sono una carrellata di epiloghi, ma alcuni dei protagonisti escono o entrano in scena molto prima, le loro vicende centrali conclusesi prima degli altri, iniziate dopo: fateci caso perché è molto raro ed estremamente naturale.
Ah, ci vuole un momento per capirlo, perché è gentilmente nascosto tra le righe, ma il libro si muove attraverso le stagioni di un anno che, però, non sono qui per indicarci le fasi della coltivazione, ma i tempi della guerra.
Gli ottomani sono in movimento verso Ovest, come fanno ogni anno, per continuare la propria guerra contro gli infedeli; in questo clima di guerra costante, i mercanti e altri personaggi attraversano campi di futura battaglia, terre ostili, alleate o dubbie. 
Per mancanza di parole migliori, pateticamente, chiamerò questo libro un grande affresco storico, uno dei protagonisti è pure un pittore; all'autore piace portare la nostra attenzione su personalità secondarie, le cui piccole azioni e scelte comportano conseguenze maggiori di quelle di sovrani sullo svolgersi di eventi chiave per la Storia. 
Giusto una breve carrellata: c'è un pittore di Venezia convocato dal grande califfo per fare il suo ritratto; c'è la spia di Venezia che va a Ragusa; c'è il mercante di Ragusa che va a Venezia; c'è l'ambasciatore di Venezia alla corte imperiale di Praga; c'è il gran visir del grande califfo; c'è il duca di Venezia; c'è un soldato dell'esercito ottomano; c'è un pirata degli uskoks e il suo fidatissimo cane. 
NOTA: mega-punti per la presenza del cane. 
Questi sono solo alcuni dei personaggi, ce ne sono molti altri: non ho mai avuto difficoltà a seguire le vicende, ricordare i fatti precedenti, recuperare il filo dei racconti separati; Kay è così bravo che non succede. 
La scrittura di Kay, come mi è già capitato di dire, è semplicemente tra le migliori al mondo: è un autore sublime con una tendenza al linguaggio poetico ed elevato, una passione per la digressione colta e il commento filosofico. Indubbiamente non è il tipo di libro da leggersi in spiaggia o sul treno, richiede attenzione e comprensione, è assolutamente eccellente. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Tutti i personaggi principali sopravvivono, in certi casi si accoppiano tra loro in modo un po' facile e superficiale, volendo, ma perfettamente naturale nel contesto di destino/uomini che fanno il proprio che è al centro del libro.