California (Id, 2022): Francesco Costa è un giornalista, vide-direttore de "il Post" e saggista alla sua terza opera dedicata alla società degli Stati Uniti. 
Costa è conosciuto in America, stando a testimonianze citate sulla sua pagina della wiki, e, più in generale, tutta la sua attività è americo-centrica; lo stesso "il Post" è un giornale online dichiaratamente ispirato alla stampa americana.
Mia moglie lo conosce, se ho capito correttamente, perché (co?)conduce un podcast giornaliero di rassegna stampa che le piace. 
In questo libro si parla, ovviamente, di uno degli stati più emblematici degli USA: in particolare della gigantesca crisi sociale che sta attraversando da anni; il sottotitolo del libro è, non a caso, "La Fine del Sogno". 
La California è un paradosso: l'economia cresce ed è una delle più floride al mondo (al mondo, non degli USA e basta), ma sempre più persone la abbandonano e le condizioni di vita sono tra le peggiori in America. 
California non è un saggio tradizionale, ha una forma più discorsiva dove gli argomenti si sviluppano naturalmente in una conversazione che attraversa l'interezza del panorama geo-politico e sociale californiano, partendo dalle sue città principali, arrivando alla sua storia e traendo pesanti conclusioni sui motivi della sua crisi. 
E' una lettura molto interessante e frequentemente inaspettata, specialmente per alcuni commenti politici non allineati al pensiero comune, molto efficacemente espressi e puntuali. 
Si parte dal mercato immobiliare di Los Angeles: la teoria è che il problema originale alla base della crisi californiana sia la mancanza di case, mancanza di case causata, a sua volta e sarà tema ricorrente del testo, dalla miopia dei suoi abitanti e della classe politica che ne è espressione. 
La California è democratica da sempre e per sempre, l'assenza di competizione politica ha generato dirigenti privi di qualità e buon senso, distaccati dalla realtà e idelogici. 
Costa è molto a chiaro a riguardo: l'estremismo di destra è peggio, ma l'estremismo di sinistra è capace di danni incredibili e la California ne è l'esempio principe. 
Ambientalismo ignorante, smaccata ipocrisia di progressisti che si battono il petto per aiutare i più deboli, ma sempre chiedendo ad altri di fare il primo sacrificio o pagarne le conseguenze.
La crisi degli alloggi causa il drammatico fenomeno dei senzatetto: più di un quarto di tutti gli homeless americani sono in California. I senzatetto si drogano e, organicamente, il libro comincia a raccontarci la terribile idiozia della lunga, inutile 'war on drugs' dei governi americani. 
Nel frattempo l'attenzione del libro si è anche spostata dalla California a San Francisco, dove liberali pieni di soldi vivono in una condizione che potrebbe essere riassunta ricordando il famoso, falso aneddoto su Maria Antonietta e le brioche. 
Pensano di fare del bene ma sono completamente distaccati dalla realtà: parliamo di Silicon Valley,  banche e la culla del progressismo culturale, un contesto così florido e accogliente da diventare fonte d'attrazione per tutti i 'diversi'. 
California: culla delle sette, dei e serial killer e dell'aids.
Passiamo a Oakland ma, più in generale, a tutti gli USA: è ora di toccare il fenomeno della criminalità dilagante, quella vera fatta di furti, comportamenti antisociali, violenza, razzismo; del difficile rapporto tra popolazione, polizia e politica (probabilmente il capitolo più interessante per me, perché offre una visione sull'argomento black lives matter e affini parecchio diversa da quella generalmente, superficialmente proposta sui nostri media): ancora una volta critico con le politiche di sinistra, specialmente l'insensata crociata di defund della polizia. 
Si arriva anche al Covid e, sempre meno politicamente corretto, Costa affianca California e Italia nel fallimento delle politiche di gestione della pandemia; il Covid, inoltre, come motore esasperante ed eccitante dei problemi sociali, capace di accelerarne a dismisura la gravità.
Gli ultimi capitolo concludono la panoramica parlando di scuola, di terremoti imminenti, traffico, Hollywood, storia e razzismo, Watts, le gang, la siccità e gli incendi, i fire tornado, l'agricoltura e la natura.
La California continua a produrre ricchezza ma ogni aspetto della sua esistenza si sta sgretolando. 
L'ultimo capitolo è intitolato 'californication' e, riprendendo l'inizio, finisce il discorso spiegandoci dove stiano andando tutti i californiani in fuga: ovunque ma soprattutto nell'opposto Texas. 
I californiani arrivano in Texas e il Texas diventa più democratico e ricco per attrarre e coccolare tutta questa nuova fonte di ricchezza. Riuscirà il Texas a non diventare la prossima California?
Apparentemente sì, o almeno ha qualche possibilità, perché la sua classe dirigente è costretta a comportarsi meglio. 
Concludendo, il libro ha 2 teorie: l'estremismo di destra è peggiore di quello di sinistra, ok, ma quello di sinistra ha distrutto la California e causato disastri umanitari mascherandoli con buonismo privo di comprensione e connessione con la realtà della società e il buon senso; solo alternanza e la moderazione posso far funzionare la democrazia.
La seconda teoria è che, nonostante l'estremismo di destra sia peggiore, non c'è americano più dannoso dei bianchi ricchi di sinistra: i nostri amici woke.