Being You (Id, 2020): a new science of consciousness. E' uno dei saggi divulgativo-scientifici di maggiore successo degli ultimi anni.
Anil Seth, l'autore, è professore di Cognitive and Computational Neuroscience all'Università del Sussex.
Non il libro di un giornalista scientifico, ma la pubblicazione dei risultati di una carriera dedicata allo studio della coscienza. 
La prima cosa che si nota leggendo, e quindi la prima che vi dico scrivendo, è l'insolita qualità stilistica dell'autore: raramente, non esagero, ho letto saggi così gradevoli e semplicemente ben scritti; tenete presente, mi raccomando, che lo standard dei saggi è molto, molto aumentato negli ultimi venti anni: non è un achievement da poco ottenuto contro competizione dallo standard mediocre.
Complimenti all'autore.
Non è un caso: questo è un testo tecnicamente di neuropsicologia, ma abbraccia e costantemente incorpora teorie ed elementi di filosofia; per scrivere di filosofia in modo comprensibile è necessario essere dotati di qualità e talento. 
Fin dalle prime pagine, tanto per fare un esempio dal prologo, l'autore propone idee meravigliosamente stimolanti (e chiaramente esposte) come il conforto dedotto dalle caratteristiche dello stato d'incoscienza dovuto ad anestesia, quando correlato al pensiero della morte.
Uh.
Una brillante ricostruzione dell'esperienza personale del sottoporsi/risvegliarsi da anestesia, supportata da monitoraggio dell'attività cerebrale, per ipotizzare come e cosa possa essere materialmente la morte. 
Color me impressed: difficilmente un saggio non umoristico mi ha intrigato così rapidamente e definitivamente.
Il libro è diviso in 5 parti: un'introduzione alla (storia della) neuroscienza che studia la coscienza; i livelli della coscienza, diciamo, da brain dead a normale; il contenuto dell'esperienza di avere coscienza, ovvero le percezione; la natura del 'self' che vive l'esperienza di avere coscienza; gli altri animali non umani e le macchine, nel senso delle intelligenze artificiali. 
L'autore offre una rapida review di tutte le principali teorie su cosa sia la 'coscienza', moltissime delle quali completamente sbagliate per vari motivi; la teoria sposata dall'autore definisce la coscienza con la fenomenologia: c'è coscienza se c'è esperienza soggettiva di qualcosa di qualsiasi tipo.
NOTA: dovrei usare virgolette in continuazione, lo farò solo quando strettamente necessario.
La parte sui livelli della coscienza è abbastanza noiosa, quella sui contenuti è dove il libro comincia a ingranare una marcia più alta a livello di concetti e analisi scientifica: il cervello è una 'prediction machine' e la nostra esperienza cosciente è un'allucinazione controllata; materialmente, infatti, il cervello è raggiunto esclusivamente da impulsi elettrici, che interpreta in ciò che 'immagina' li stia causando: è spiegato con abbondanza di dati, ma è un concetto diffuso molto caro alla fantascienza e alla sua versione della realtà virtuale. 
Questo capitolo mi dà l'opportunità, inoltre, di scrivere solipsismo. 
Il solipsismo è qualcosa che mi è rimasto fortemente impresso dai tempi della scuola. 
Tutto il mondo è un illusione.
La nostra esperienza delle cose non esiste davvero, ciò che esiste è l'esperienza di come il cervello interpreta i segnali sensoriali: il libro è arricchito da alcuni disegni e immagini, in questa parte specialmente per dimostrare la teoria utilizzando alcune famose illusioni ottiche capaci di ingannare il cervello e dimostrarci cosa sia realmente l'esperienza della vista. 
Passiamo al capitolo sul 'self', sul qualcosa che prova tutte queste esperienze... ti piacerebbe!
Anche il self è una percezione/illusione: Seth ricorre di nuovo alla fantascienza, è tempo di Star Trek e dei transporter duplicate. Io sono su Marte dove mi sono teletrasportato, ma la mia copia precedente (o sono io la copia successiva) non si è disintegrata ed è sulla Terra, quindi io sono sulla Terra ma siamo tutti e due 'io'. 
Il self è rappresentato da una serie di elementi concorrenti che partecipano insieme all'esperienza di 'being you'. TITLE DROP. 
C'è l'embodied selfhood, ovvero l'esperienza di essere un corpo; il perspectival self, ovvero l'esperienza di avere una prospettiva in prima persona; il volitional self, ovvero l'esperienza di avere una volontà, desideri; il narrative self o identità personale, l'esperienza di avere un passato, presente e futuro che ci definiscono; infine, il social self, che è sostanzialmente Pirandello: come percepiamo gli altri percepirci. 
Tutto il libro è costellato da racconti di esperimenti e semplici dimostrazioni riproducibili sulle sue pagine, spesso ricorrendo a casi clinici estremi di danni cerebrali e/o malattie capaci di dimostrare esperienza di coscienza diverse da quelle comuni. 
In tutto ciò, l'autore ha pure una spiccata predisposizione per la frase sintetica e d'effetto: parlando di sentimenti e moods, per esempio, riassume così una delle sue teorie chiave: "we are not cognitive computers, we are feeling machines",  "beast machines".
Più facile leggerlo che ri-spiegarlo. 
Si parla di Free Energy Principle, una sufficientemente astrusa teoria di tutto; si parla di libero arbitrio, ovviamente un illusione. 
L'ultimo capitolo è dedicato all'esperienza della coscienza negli animali o nelle macchine. 
Molto interessante e veloce, meno di 300 pagine.