The Deer King (Shika no Ou): lungometraggio d'animazione realizzato da Production IG, uscito in Giappone del 2021, adattamento dell'omonima serie di romanzi scritta da Nahoko Uehashi.
Sono quattro romanzi e segnalo il nome dell'autore perché è lo stesso di Moribito. Amavo Moribito.
Bene.
La produzione è Production IG, ma è un po' più complicato di così: è un progetto ad alto budget che ha visto coinvolte più società, come sempre più spesso sta succedendo nel mercato giapponese (similmente a quello cinese), tra cui Kadokawa, Toho e altre di rilievo. 
Il film è co-diretto da Masashi Ando, celebre animatore di alcuni dei più importanti film animati giapponesi tra Ghibli, Kon e Shinkai; e Masayuki Miyaji, anche lui ex-Ghibli. 
Entrambi sono sostanzialmente alla prima esperienza come lead. 
The Deer King è un film d'animazione giapponese come non se ne vedevano da tempo: ecologia, azione, grandi pensieri sulla natura umana e la società, pacifista e messianico. 
...come si cambia: fino a qualche anno fa avrei detto 'che palle, un altro film come questo', adesso non se ne fanno più e mi trovo a dire 'che bello, un film come non se ne vedevano da tempo'. 
La sceneggiatura è dell'ottimo Taku Kishimoto. 
E' un bel film, è un progetto realizzato da professionalità importanti, è molto ben animato, scritto, interpretato e diretto. 
E' un clone di Mononoke Hime con l'aggiunta delle tematiche padre-figlia che vanno per la maggiore da qualche anno (The Witcher, The Last of Us: ne abbiamo parlato più volte).
Soprattutto visivamente. Anche la storia, ma soprattutto visivamente. 
Certamente, è innegabile, esiste un'immaginario folkloristico e culturale giapponese che giustifica e spiega molte delle similitudini narrative presenti in questo tipo di storie; ogni paese ne ha e ogni paese tende a ripeterle. Qui, però, c'è qualcosa di più: il nostro protagonista, come Ashitaka, entra in contatto con un animale magico, viene morso e acquisisce un braccio destro maledetto da un potere difficilmente controllabile che lo connette alla natura; il nostro protagonista cavalca un cervo, come Ashitaka, e si trova a combattere/cercare di fermare la guerra da due popolazione che rappresentano visioni del mondo antagonistiche. 
Ci sono altre similitudini, ma non voglio fare troppi spoiler. 
Ci sono anche differenze, come dicevo prima: diversamente da Ashitaka, il nostro protagonista non è un giovane e non c'è una storia d'amore romantica, ma è un adulto e c'è una storia d'amore filiale; i regni combattenti non sono più un'incarnazione di natura e tecnologia, ma di religione e conoscenza. 
La religione, naturalmente, è presentata come il peggiore dei mali. 
L'ho davvero molto apprezzato e mi è piaciuto anche il finale, circa. 
E' fatto bene e si guarda rapiti dall'inizio alla fine, dispiace solo un po' la sua natura troppo evidentemente derivativa; c'è grande attenzione all'impostazione delle scene, alla qualità delle animazioni, ma c'è poca inventiva nella rappresentazione visiva e nelle scelte stilistiche. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Alla fine non muore quasi nessuno. 
La guerra non scoppia, Van riesce a fermarla mettendo fine alla minaccia della piaga e dei lupi. 
Van prende su di sé il peso dell'odio e della rabbia e della malattia, prende e sparisce dal mondo portandosi dietro i lupi; nell'epilogo troviamo una Yuna felice tornata al villaggio degli allevatori di cervi, in viaggio verso il villaggio del combattimento finale, vedere in lontananza il branco dei lupi guidati dal cervo di Van. 
Non è chiaro, ma il cervo fa un cenno molto umano nei suoi confronti e lascia a intendere, vagamente, che Van, divenuto un tutt'uno con la natura grazie alla malattia, sia... boh... divenuto il cervo? Fusosi con tutta la natura? Non è chiaro ed è il motivo per cui trovo il finale leggermente insoddisfacente, odio i finali che usano l'ambiguità per nascondere il non saper come chiudere la storia: ho provato a cercare in giro info sul finale dei libri, non ne ho trovate.