A Prayer for the Crown-Shy (Id, 2022): seguito e conclusione per la dilogia di novelle "Monk and Robot" di Becky Chambers. 
Non mi stupirebbe ne saltasse fuori una terza, prima o poi, ma al momento questo è quanto. 
Mi sono emozionato leggendo e sento di poter chiamare questo romanzo breve, il capolavoro della Chambers.
La storia ricomincia una settimana dopo la conclusione di Psalm. I nostri eroi proseguono nella loro quest alla ricerca di cosa sia la soddisfazione, la felicità e di cosa abbiano bisogno gli esseri umani.
Facilmente, ma squisitamente eseguito, questo secondo libro ha una struttura speculare rispetto al precedente: in Psalm, il robot 'wild-built' mostrava all'umano come vivere nella natura e apprezzarla; in questo Prayer, l'umano mostra al robot come vivere e apprezzare la vita insieme ai 'costrutti'. 
NOTA: la ragione del titolo 'crown-shy' è meno evidente rispetto al primo libro, la spiegazione arriva poco prima della conclusione. 
I protagonisti abbandonano le aree selvagge e naturali dove gli umani non vivono, e si addentrano tra le aeree civilizzate: ogni capitolo equivale a un'area geograficamente caratterizzata, ognuna con la sua diversa e tipica società umana. E' un viaggio tra le specialità regionali, per così dire. 
Woodlands, Riverlands, Coastlands, Shrublands e finire il viaggio nella City che è il centro della civiltà umana.
Gente pratica e industriosa, gente artistica e creativa, gente isolata e orgogliosa; gli ultimi due capitoli sono diversi, ne parliamo dopo. 
Ho letto una marea di libri con protagonisti robot, non parlo di AI, ma di robot con le determinate caratteristiche che abitualmente associamo questo genere di personaggi: la Chambers non offre una prospettiva unica, in questo senso, ma la scrive e interpreta con un livello di introspezione, sensibilità e, permettetemi, capacità espositiva davvero senza pari. 
Richiede un talento raro e un'abilità tecnica raffinatissima riuscire a comunicare così efficacemente i sentimenti, gli stati d'animo e le inclinazioni del cuore.
La Chambers ha sempre dimostrato un'ottima scrittura, ma Prayer è superiore e non c'è alcun dubbio sia arrivata a quella distinzione espressiva/qualità narrativa che, personalmente, associo solo ai miei autori preferiti. 
I personaggi parlano, soprattutto parlano tra loro ma anche con altre persone, e anche le più piccole considerazioni assumono un valore rivelatorio.
Ho odiato girare l'ultima pagina. 
SPOILER SPOILER SPOILER
I 'crown-shy' sono gli alberi le cui chiome, senza una spiegazione nota, crescono esattamente al limite della propria libertà personale, senza invadere quella dei vicini. E' ovviamente una deliziosa metafora: metafora di cosa è una risposta a cui solo leggendo il libro.
Le prime 3 aeree, come ho scritto, sono definite da 3 tipi diversi di società umana: industriosi e lavoratori, artisti e artigiani; il terzo gruppo è rappresentante coloro che non vogliono avere a che fare con gli altri, non esattamente xenofobi ma certamente una manifestazione più 'oscura' della società umana. La quarta area è un simbolo della famiglia: i protagonisti incontrano la famiglia di Monk e davanti a persone che non sono estranei scoprono il dubbio. La quinta area, la Città, non viene raggiunta. L'ultimo capitolo del libro si intitola 'deviazione': i nostri protagonisti non vogliono finire il viaggio, non vogliono raggiungere la città, ricevere risposta alle domande, concludere la partnership. 
Si parla di 'purpose', di accettarsi per come si è, di come essere soddisfatti: non c'è una risposta (ma viene suggerito che tutto dipenda dalle relazioni).
Il libro ci abbandona con un senso di contentezza, un finale aperto che è perfettamente conclusivo, pensieri gradevoli in testa e apprezzamento generalizzato. E' una bella e rara sensazione.