Elvis: è l'ultimo film di Baz Luhrmann, quasi dieci anni di silenzio dopo il suo Gatsby. Venti da Moulin Rouge.
Apparentemente, l'idea di questo film risalirebbe al 2014: sembra inevitabile, però, sostenere che il successo del recente Bohemian Rhapsody possa aver avuto primaria importanza nella sua realizzazione.
E' stato un successo sì e no: il più alto incasso per un film Warner dalla pandemia, anni luce lontano dagli incassi dei film davvero di successo. 
Non avrà contribuito, ma certamente avrà confermato, la necessità di cambiare le cose in Warner. 
L'importante è che Multiversus non subisca contraccolpi. 
Tutto ciò detto. 
Non è Bohemian Rhapsody, è un film di Baz Luhrmann ed è terribilmente conforme in questo senso: super colorato, tutto grande, tutto più che grande, musica forte e frequente, montaggio faticosissimo da seguire. 
Elvis è uno slog: due ore e mezza abbondanti di Tom Hanks nel ruolo del famigerato manager di Elvis, performance encomiabile ma molto caricaturale/teatrale, e una confusa carrellata di momenti famosi del King of Rock and Roll. 
Ecco... ci sono alcune immagini di Elvis che sono famose anche qui, sono famose ovunque nel mondo, e certamente ho visto Bubba Ho-Tep, e certamente ho consumato mille altre storie in cui compare e/o si parla di Elvis, ma non conosco la storia di Elvis così bene da poter essere soddisfatto di questo film. 
Il film prende la storia di Elvis e la rimescola nel tempo e nello spazio, fonde e sovrappone vicende e concerti, anticipa e posticipa: dà per scontata una conoscenza di base della storia di Elvis che, francamente penso, manco i giovani americani possano vantare. 
I punti chiave sono semplici: la musica del demonio, il successo hollywoodiano, il periodo di Las Vegas, il decadimento, la droga e il manager senza scrupoli. 
C'è mai stato un manager musicale non bastardo? Elvis e Taylor Swift e il milione di anni tra loro sembrano confermare sia un ruolo adatto solo a persone scellerate. 
Avevamo cominciato il film ieri sera: "starà finendo... controlla". No, non stava finendo: ancora più di un'ora prima della fine. L'abbiamo sospeso e concluso oggi. 
Due palle. 
E' l'idea di base a non essere vincente per me: la vita di Elvis attraverso la lente distorta di un narratore inaffidabile ma evidentemente colpevole di essere il diavolo; c'è troppo Tom Hanks/manager in questo film, davvero troppo: è bravo, guardarlo recitare fa piacere, ma il concetto che il manager fosse un infame arriva perfettamente consegnato allo spettatore dopo 30 minuti, il resto del film è un parlarsi addosso infinito. 
Nel ruolo di Elvis c'è un tale che non ricordo d'aver mai visto prima, ma in realtà ho visto in altri film senza ricordarlo: Austin Butler. E' bravo, non ho particolari commenti da fare a riguardo. 
La parte migliore del film è quando finisce e, in modo davvero poco originale, le immagini di repertorio del vero Elvis si sovrappongono e poi sostituiscono a quelle della sua controparte fittizia. 
Domanda: si può guardare Elvis e fare lo stesso giochino che ha reso famoso il film sui Queen? Quello che guardi il concerto vero, poi guardi il concerto finto e sono identici? Penso di sì, alcune delle immagini di repertorio scelte da Luhrmann in chiusura del film sembrano messe lì apposta per dimostrarlo. 
NOTA: c'è un film americano blockbuster recente che non sia stato troppo lungo?