I Giochi e gli Uomini (Les jeux et les hommes, 1958): secondo la prefazione (2017) scritta dal filosofo Pier Aldo Rovatti, dopo questo libro del 1958 nessuno si è più cimentato in un'analisi del rapporto tra uomini e giochi, quindi questo libro rimane il testo fondamentale sul tema.
Male.
Questo saggio è terribilmente vecchio e datato, non per i temi e i concetti base (forse anche per alcuni di questi), sicuramente per il linguaggio e lo stile, certamente per l'approccio e alcune delle opinioni espresse. 
L'autore, Roger Caillois, fu grandissimo intellettuale francese: vi rimando alla pagina sulla wiki per i suoi meriti storici, qui basti ricordarlo per essere stato ricercatore/studioso interessato agli aspetti del sacro e del gioco nella cultura e società umana. Questo è il suo saggio sul gioco.
Impostazione classica da professore docente: inizia con una definizione, passa a categorizzare e modulare le possibili varianti, prosegue col rappresentare esempi dalla storia e dal mondo, finisce con la sua contemporaneità; frequente ricordo a esemplificazioni dal mondo animale, specialmente insetti, per rimarcare la caratteristica naturale e imprescindibile del gioco. 
Quattro categorie definite con 4 parole (prese a cazzo da varie lingue): Agon è il gioco competitivo, pensate ad Halo o Soulcalibur; Alea è il gioco basato sulla sorte, pensate ai Casinò e ai loot boxes; Mimicry è il gioco di finzione e impersonazione, pensate ovviamente ai giochi di ruolo; Ilnix è... l'unico per cui non posso fare un esempio contemporaneo sui videogiochi, perché è strettamente fisico e implica un senso di vertigine e sconvolgimento: Caillois, pudico e anche lombrico, pensava agli ottovolanti e ai luna park, io mi spingerei all'asfissia erotica e in generale all'orgasmo. 
Oltre alle quattro categorie, ci sono anche due modi di giocare: il Ludus, gioco regolato e disciplinato, e la Paidia, il gioco libero e a cazzo.
A questo punto l'autore tradisce ancora i suoi anni di vita, perché l'approccio del libro diventa severamente dogmatico, privo di quel possibilismo condizionato che oggi caratterizza praticamente qualsiasi esposizione teorica. La sicurezza monolitica degli studiosi di allora ammetteva poche/nessuna eccezione alla teoria dichiarata. 
Non può esistere, secondo l'autore, un ludus ilnix o un paidia alea. Non può esistere uno svenimento regolato, tipo niente parola di sicurezza per il rough sex, e niente gioco di caso senza regole... su questo forse ha ragione.
C'è una chiosa sul concetto di 'hobby' che è un po' il ludus della società industriale. 
Capitoli successivi raccontano gli aspetti sociali del gioco, dal pubblico al non poter giocare da soli; la degenerazione del gioco, intesa come quando il gioco viola i suoi confini per invadere la vita comune, cose del tutto inammissibili come la superstizione, che è alea che invade la vita comune, o la droga e l'alcool, che sono ilnix nella vita comune. 
Si parla un po' di giocattoli come oggetti culturali che si trasformano e cambiano funzione rispetto allo scopo originale: il fucile dei soldati che diventa un fucile giocattolo, il capitalismo che si trasforma in Monopoly. 
La seconda parte del libro è dedicata alla Teoria dei Giochi, che però non è quella che si intende oggi per teoria dei giochi, ma è quanto anticipavo a inizio post: una panoramica storica e geografica dei giochi del mondo. 
Anche qui, anzi: soprattutto qui, l'atteggiamento rigidamente moraleggiante dell'autore, frutto del suo tempo (non gliene faccio una colpa), viene a galla minando, per noi con la nostra sensibilità contemporanea, il valore delle sue intuizioni e ricerche. Il relativismo etico e la globalizzazione erano concetti ancora di là da venire.  
Qualche esempio: il golf è il gioco tipico dei britannici perché si basa sul fair play e la nobiltà d'animo, il truco (un gioco di carte) è il gioco tipico degli argentini perché si basa sulla furberia e l'imbroglio; in Brasile tutti giocano d'azzardo e nessuno risparmia, in URSS lo stato vieta il gioco d'azzardo perché contrario al comunismo. 
C'è un lungo e interessante capitolo dedicato alle maschere e alla 'Maschera' come oggetto sacro e giocattolo e funzione. Si parla di circo e luna park. 
Il libro finisce con un 'supplemento'. Non sono riuscito a trovare informazioni se questo supplemento sia parte di una riedizione successiva o già compreso nella prima pubblicazione. 
In ogni caso è l'unica parte della seconda... parte... che tratta di Teoria dei Giochi nel modo in cui se ne fa oggi: si accenna a modelli matematici e statistici applicati all'azzardo, e cose del genere. 
Il volume è circa 200 pagine più le note, non è una lettura lunga, si può completare senza essere ammorbati dalla sua antiquatezza: ci sono alcune passaggi interessanti, altri urticanti.