Cold Comfort Farm (Id, 1932): questa deve essere la prima volta da parecchio tempo che mi capiti di leggere un grande classico sconosciuto. Questo libro è stato scritto nel 1932. 
Millenovecentotrentadue.
Una delle caratteristiche più comunemente accettate per distinguere un capolavoro è il suo trascendere il tempo, no? Aldilà della lingua, delle ovvie diversità dell'inglese britannico di 100 anni fa con quello attuale, questo romanzo è brillantemente moderno.
Realmente comico ed esilarante.
Sì, perché è un romanzo comico. Un raro capolavoro di comicità letteraria. 
Non mi capacito sia così poco famoso.
E' famoso nel Regno Unito. E' stato adattato in televisione (e alla radio) un paio di volte: c'è un film televisivo del 1995 che potrei cercare. 
L'autrice è Stella Gibbons: è il suo primo libro e ne avrebbe poi scritti altri 20+, tutti dimenticati, fuori stampa e senza intenzioni di essere ripubblicati. In fondo all'edizione che ho preso, c'è una breve essay nel quale si racconta il rapporto tra autrice (ovviamente deceduta) e il suo più famoso e unico successo: sostanzialmente lo stesso tra un attore che vorrebbe un carriera seria e il suo ruolo televisivo di genere. 
Cold Comfort Farm è stato per la Gibbons, ciò che Kirk per Shatner. 
L'autrice dichiarava questo libro come quello zio imbarazzante che sopporti perché ti regala soldi. 
Cold Comfort Farm è fantastico. Letteralmente. 
Senza nessun motivo particolare, è scritto nel futuro (rispetto all'autrice ovviamente): non c'è una data precisa, ma l'ambientazione è post-Vittoriana (gli anni dell'autrice) ma ci sono videochiamate e postini che consegnano lettere volando. Questi dettagli scifi non sono preponderanti o invasivi, spesso quasi non si notano e bisogna rileggere per rendersi conto di una frase buttata lì con una situazione totalmente impossibile e impensabile nel 1932. 
E' incredibile pensare che questo romanzo così divertente, divertente da ridere, sia stato scritto quasi cento anni fa: la quantità e la qualità della commedia espressa è sorprendente. 
Il primo livello è quello della parodia dei grandi romanzi inglesi alla Jane Austen: la protagonista vuole letteralmente vivere esperienze sufficienti da poterne scrivere uno, e quindi va a cercarsi e creare situazioni che possano darle materiale; poi c'è un livello più specifico di satira sociale della civiltà  contemporanea dell'autrice, un misto tardo-vittoriana/moderna, e della letteratura di campagna di grande successo durante quegli anni: praticamente una dichiarazione anti-poetica e anticonformista che, pare, l'autrice si sia portata dietro e sia stata anche causa del suo scarso successo successivo.
C'è di più: ci sono frequenti sketch di comicità slapstick, diciamo alla Chaplin, che l'autrice riesce a rappresentare in poche parole e con incredibili risultati. Ci sono impossibili ironie religiose sui tormenti della vita cristiana, disquisizioni sui rapporti amorosi tra uomini e donne (e una libertà di costumi inaspettata). 
In un raro, meraviglioso misto di entrambi questi ultimi punti: uno dei personaggi tira una grossa bibbia in faccia a una donna per farla stare zitta. 
NOTA: ovviamente il politicamente corretto è sconosciuto in questo libro.
Soprattutto, la protagonista è fenomenale. 
Una donna favolosamente sicura di sé e della propria superiore intelligenza, decisa a migliorare la vita di tutti i malcapitati intorno a lei, laddove "migliorare" è da interpretare con un: "fare le cose a modo suo".
Vuole risolvere i loro problemi, problemi che non sanno di avere, e 'tidy up' le loro vite.
L'aspetto più incredibile è... che ha ragione. 
Cambia le loro vite obbiettivamente per il meglio, le stravolge e li manipola in tutti i modi possibili e alla fine sono più contenti di prima. 
E' due anni precedente al primo libro di Mary Popping ma c'è qualcosa di simile. 
Uno degli aspetti più sorprendenti, per un lettore di oggi, della protagonista è quello di essere 'semplicemente intelligente'. Alcuni suoi piani non vanno bene fino in fondo e le capita di trovarsi in situazioni accidentali, ma la sua caratterizzazione non le richiede di essere intelligente ma goffa, intelligente ma socialmente strana, intelligente ma antipatica... no: Flora è intelligente senza difetti necessari a sminuirla per renderla approcciabile.
La storia è molto semplice: Flora è educata, intelligente e le piace che tutto sia ordinato e per bene. 
Non le piace lavorare e non intende farlo.
Muoiono i suoi genitori e le lasciano niente. 
Il piano di Flora è quello di imporsi per il resto dei suoi giorni su qualche parente e sistemare le vite del malcapitato per adattarle alle sue aspettative. 
Visto che le piacciono le sfide, decide di abbandonare la civiltà e recarsi a vivere nella fattoria di alcuni parenti nel Sussex. 
NOTA2: qui c'è un riferimento culturale britannico simile ai nostri dal Nord al Sud.
La fattoria è popolata da personaggi esilaranti che vanno dal vecchissimo ultra-rincoglionito servitore incapace, al capofamiglia predicatore apocalittico di inferno sulla Terra tipo Savonarola, alla giovane che vive di fiori e poesia e pensa di essere un'elfa, al giovane belloccio che seduce ma odia tutte le donne... e via via fino alla matriarca, nonna pazza che tiene tutti sotto controllo, che vide "something nasty in the woodshed". 
Mi ci sono volute una decina di pagine a varie ricerche su google, per rendermi conto della propensione dell'autrice all'invenzione linguistica: il libro è straripante di parole inventate, alcune entrate nel linguaggio comune inglese (almeno per un certo periodo), dal suono buffo e il significato più che chiaro, spesso sessualmente cariche. 
La Gibbons scrisse un seguito e una raccolta di racconti con un prequel: nessuno di successo e difficili da trovare, come già detto. Potrei comunque provarci, perché l'unico difetto di questo libro è quello di essere breve: poco superiore alle 200 pagine.
SPOILER SPOILER SPOILER
Flora li mette a posto tutti: nella maggior parte dei casi convincendoli ad abbandonare la famiglia e seguire i propri sogni da qualche parte, sempre assicurandosi di metterli nelle condizioni economiche di poterli inseguire. Flora è estremamente pratica. 
Alla fine, dopo aver sistemato la vita di tutti alla fattoria, Flora decide di fare qualcosa per se stessa: il libro finisce con Flora che si accasa anche lei, sempre in modo moderno, sempre in un modo che oggi causerebbe enorme confusione in una femminista. Allo stesso tempo accapponare la pelle e ammirare.