Centennial (Id, 1974): dai post non si direbbe, ma ho cominciato a leggere questo libro subito dopo Wolf Hall. 
Quello che ho fatto, in pratica, è stato leggere il miglior romanzo storico inglese UK e poi leggere uno dei migliori romanzi storici inglesi USA... ignorando i 30+ anni tra le rispettive pubblicazioni.
Il grande romanzo storico britannico dedicato alla corona e alla separazione dall'Europa, tema certo ricorrente in Inghilterra; il grande romanzo storico americano dedicato alla frontiera e all'unificazione dello stato, tema certo ricorrente in America.
Wolf Hall e Centennial, distanti un oceano e agli opposti dello spettro sociale. 
Simbolo del potere e della ricchezza contro simbolo della lotta e delle ristrettezze.
...agli opposti anche dello stile narrativo, ma questo è soprattutto frutto di quei 30+ anni: Wolf Hall è un romanzo del nuovo millennio scritto con una prosa che frustra la forma tradizionale per immergersi nella Storia; Centennial è il classico grande romanzo americano del '900, scritto con una prosa chiarissima e precisa asservita a raccontare la Storia. 
I paragoni proseguono: Wolf Hall è quasi 700 pagine, Centennial è più di 1000. Considerando la differenza nella dimensione dei font, Centennial potrebbe quasi essere il doppio di Wolf Hall.
Sicuramente sembra il doppio.
La distanza temporale ha spinto la Mantel a una partenza in medias res e a un paio di capitoli iniziali che sono tra i più vivaci del libro, perché 700 pagine per un lettore contemporaneo sono un'infinità; negli anni '70, invece, Michener poteva permettersi di partire dall'inizio e addirittura con i capitoli più deboli della sua storia, sapendo che il lettore avrebbe perseverato (il secondo capitolo, quello di geologia, è una scommessa che oggi qualsiasi editor riterrebbe impensabile, inaccettabile).
NOTA: ho controllato. Ho cominciato questo libro subito dopo Wolf Hall, l'ho letto insieme ad altra roba e ho lasciato passare settimane senza aprirlo: sono, comunque, circa tre mesi.
E' un libro pieno e denso, permettetemi questa banalità: è un libro che racconta una tale mole di eventi e trasmette una tale quantità di informazioni da mettere in imbarazzo quelle 'storie del mondo' che mi piacciono molto. 
Ha una struttura molto particolare: è quasi una raccolta di racconti incorniciata alla Boccaccio.
Nel primo capitolo, un professore viene contattato da una importante rivista per realizzare un'indagine storica sul territorio di Centennial in Colorado (non esiste). I successivi capitoli sono i rapporti inviati dal professore alla rivista. 
Questi capitoli sono divisi in due parti: nella prima, il professore racconta la storia sul soggetto di turno; nella seconda, il professore commenta la storia e dialoga con gli editori della rivista spiegando e contestualizzando quanto scritto in precedenza.
Tecnicamente è impressionante: Michener trae ispirazione da personaggi e fatti realmente accaduti, li romanza e mescola a fatti e personaggi storici, rivisita, riorganizza e integra il tutto in una mega-narrazione generazionale straripante di precisione e accuratezza storica. 
Definirla una 'saga storica' non sarebbe abbastanza.
Ogni capitolo è una storia che esplora un dettaglio della frontiera americana: indiani, cacciatori, soldati, pellegrini, messicani, etc etc.
Ogni capitolo è quasi un romanzo a se stante: le storie sono in ordine cronologico, quindi capitoli successivi possono riprendere personaggi, riferire eventi precedenti; sono narrativamente consecutivi, ma tematicamente racchiusi e autosufficienti.
I personaggi sono esemplari di archetipi del West, anche stereotipi se volete.
Michener racconta la frontiera americana dagli inizi al crepuscolo, da prima degli inizi a ben dopo la fine.
Il primo capitolo è un saggio di geologia, il secondo di paleo-biologia. Si parla di rocce. Si parla dell'origine della vita sulla Terra.
Nel terzo si comincia a parlare di uomini: civiltà preistoriche che diventano i cosiddetti 'nativi americani'. I primi insediamenti semi-nomadi. Qui comincia il romanzo vero e proprio. 
Centennial ha la forma di quei romanzi famigliari che cominciano con i bisnonni e finiscono 3 o 4 generazioni dopo, solo che Centennial parla di un'intera comunità e di un intero stato. 
Ogni capitolo ha i suoi protagonisti esemplari: in questo terzo, per esempio, l'arrivo degli indiani in Colorado è rappresentato dalla storia di Lame Beaver degli Arapaho.
NOTA: è il 1974. Oggi molto aspetti del linguaggio e delle caratterizzazioni di Michener farebbero storcere il naso ai benpensanti e al politicamente corretto contemporaneo.
Nel quarto capitolo compare il primo immigrato europeo, il francese avventuriero Pasquinel, trader di pelli e poi trapper intorno al fiume Platte e il primo, importante centro urbano di St. Louis.
Tocca poi al figlio di immigrati tedeschi Levi Zendt, cresciuto in una comunità di Mennoniti (se capisco correttamente sono una versione meno estrema degli Amish), scappa con la moglie attraversando l'interezza dell'America da Est a Ovest.
NOTA: è il 1974 e Michener parla dei primi del 1800. La moglie di Levi è molto minorenne.
Nel sesto capitolo, il Capitano Mercy tenta di portare pace tra bianchi e indiani: si parla di oro, si comincia a parlare di razzismo, di guerre indiane, orrori vari e massacri.
Poi si racconta di un'incredibile cattle run dal Texas al Colorado, una storia di cowboy e animali.
Il Colorado si anima nell'ottavo capitolo e la terra viene divisa tra rancher e farmer; europei ricchi arrivano per investire nelle ex-colonie; la caccia ai bufali e la fine della società indiana. Il West comincia a urbanizzarsi, treni e il Colorado diventa parte dell'Unione. 
Nel nono capitolo si accelera sulla civilizzazione: classi sociali, ricchi club di gentlemen, si tenta di applicare la Legge. A questo punto, pur mantenendo l'impostazione originale, il libro cambia passo: la storia e la Storia si sviluppano più velocemente, i romanzi/capitoli sono più vicini tra loro e i protagonisti più continui. Michener comincia a mostrare l'effetto della presenza umana sulla natura, alterata per servire gli insediamenti: irrigazione, l'arrivo delle pecore. 
Decimo capitolo prosegue sul tema: dove c'è civilizzazione, c'è criminalità. Assassini e sceriffi, truffatori, morti misteriose, indagini.
Nel capitolo successivo cambia il secolo e ci avviciniamo alla fine: introduzione della coltivazione della barbabietola da zucchero, forza lavoro immigrata, problemi di discriminazione; persone povere che arrivano in America non per fare fortuna, ma per lavorare duramente. I messicani. 
Il penultimo capitolo, ma l'ultimo prima di quello che è in effetti un epilogo, è dedicato alla chiusura di tutti i fili narrativi: agricoltura a secco e altre invenzioni tecnologiche che irrompono e stravolgono il tradizionale equilibrio sociale tra rancher, farmer e town. Le vecchie maniere scompaiono e vengono sostituite, la frontiera non esiste più. Le guerre mondiali sono lontanissime, ma la siccità e la grande depressione sono in Colorado come nel resto degli USA.
L'ultimo capitolo è un epilogo che ci riporta più direttamente nei panni del professore che scrive: innamoratosi della storia e dei suoi luoghi, è 'andato native' e si perso nella società presente (di allora) del Colorado: l'America rurale dei '70 tra razzismo montante, repubblicani e democratici, affaristi senza scrupoli, divisioni.
...mi sono accorto di aver parlato di Centennial nei modi che solitamente riservo ai saggi. 
Centennial si legge come un saggio storico... romanzato. Ci sono storie d'amore, partnership d'affati, amicizie, rapporti famigliari, inimicizie e faide. 
L'epilogo mi ha lasciato molto insoddisfatto, trovo che la vicenda del professore sia lasciata fastidiosamente aperta e in sospeso. Non era certo il fulcro della narrazione, ma avrebbe meritato qualcosa di più preciso.
Il commento più frequente che trovo sullo stile e la carriera di Michener è qualcosa del tipo: grande autore che ti intrattiene ed educa allo stesso tempo. 
E' così: è un romanzo che si articola come un saggio, e un saggio che si legge come un romanzo.
In un certo senso, delude in due modi diversi, ma per altri è una lettura impressionante.