Banyuki: partiamo dall'inizio. Nel 2014, per caso, vidi uno spettacolo della compagnia teatrale giapponese Gekidan Shinkansen: "Seven Souls in the Skull Castle" (vers. 2011). Un eccezionale nuovo genere di teatro studiato e realizzato per la ripresa e la proiezione cinematografica: Geki X Cine.
Saltiamo avanti i circa 7 anni e... boom! Netflix, a dir poco inaspettatamente, aggiunge al proprio catalogo proprio quello spettacolo... e pure un altro!
Netflix, a volte, è imprevedibilmente sorprendente.
Banyuki è l'altro spettacolo adesso distribuito da Netflix: stessa compagnia teatrale, stesso regista e stesso sceneggiatore (Hidenori Inoue, Kazuki Nakashima).
Saltiamo avanti i circa 7 anni e... boom! Netflix, a dir poco inaspettatamente, aggiunge al proprio catalogo proprio quello spettacolo... e pure un altro!
Netflix, a volte, è imprevedibilmente sorprendente.
Banyuki è l'altro spettacolo adesso distribuito da Netflix: stessa compagnia teatrale, stesso regista e stesso sceneggiatore (Hidenori Inoue, Kazuki Nakashima).
Banyuki è uno spettacolo originariamente messo in scena nel 2010. E' dichiaratamente ispirato al Conte di Montecristo. L'ambientazione non è quella classica di samurai e sengoku, qui siamo in una specie di heian indefinito... non esattamente fantasy, ma filosofico e mitico.
Horai, per fare un esempio e chiarire, è il posto dove si svolge il grosso dell'azione: Horai è il nome giapponese per il celebre monte Penglay di tanta epica cinese. Qui non c'è nesso con quelle storie, ma esiste un chiaro intento di stimolare nella mente degli spettatori quel tipo di influenze e setting.
La storia si ispira a Montecristo ma giusto solo per il nocciolo più interno della trama: quattro giovani promettenti vanno a studiare in una terra lontana sperando di imparare cose che permettano loro di guidare la propria nazione verso un'epoca più prospera.
Due sono più brillanti degli altri. Uno di questi due è povero. L'altro è ricco, il suo migliore amico e fratello della sua promessa sposa. Quest'ultimo viene assassinato e il suo amico povero viene incastrato dagli altri due, invidiosi e bastardi della sua brillantezza. Arrestato e imprigionato dell'Isola Prigione.
Passano 11 anni.
Il protagonista scappa con l'aiuto di un super assassino che si fa chiamare Spoon (e ovviamente io penso a The Tick).
A questo punto la trama assume quelle connotazioni complesse ma prevedibili dei drammi in costume giapponesi: c'è un re debole, un paio di ministri ambiziosi, l'ex-promessa sposa che fa una cappella dopo l'altra perché è una debole donna, i due traditori divenuti ultra ricchi e famosi, diversi piani segreti, alcune considerazioni varie sui doveri e le qualità di un regnante, uno scontro tra religioni.
Lo scontro tra religioni è particolarmente intrigante: i due traditori portano in patria la religione del posto dove erano stati a studiare e la pervertono per diventare ricchi e schiacciare la popolazione; il nostro protagonista si mette a capo di una sua religione, che aiuta i poveri e gli indifesi e viene ben accolta dalla popolazione, ma è comunque un mezzo senza nessuna vera fede, esclusivamente studiato per aiutarlo nella sua vendetta.
C'è un passaggio fantastico verso la fine, quando si realizza un dubbio fortissimo se accettare la nuova e buona religione, o tenere quella vecchia. Quella vecchia non è buona ma è funzionale e al servizio dello stato, quella nuova è buona ma è lo strumento di una vendetta senza limiti che potrebbe portare alla distruzione dello stato.
Dura 3 ore. Non sono riuscito a guardarlo in una volta sola: mi è piaciuto meno di Seven Souls, ma il finale è ottimo. Rispetto a Seven Souls, Banyuki si svolge con una narrazione per scene segmentate in modo molto preciso: la storia procede a balzi e le scene sono così nettamente separate tra loro da rompere un po' troppo il flusso del racconto e l'intensità dello spettacolo. Mi sono trovato a guardarlo come episodi di una serie tv, e non avere troppa voglia di vederne uno o più consecutivi... a eccezione dell'ultima ora e mezza che è un fiume in piena di violenza e colpi di scena.
Inoltre, a spezzare ulteriormente il pathos, ricorrono diversi momenti e personaggi fastidiosamente comici, di quella comicità demenziale giapponese che non sono quasi più capace di tollerare: uguale, identica a se stessa da 40 e passa anni. Per contro, le bellissime coreografie di combattimento e danza sono favolose: riprendendo quanto dicevo all'inizio relativamente al setting, qui molto poco samurai e molto wuxia (nessuno vola!).
Netflix ha anche pubblicato parte della nuova messa in scena di Seven Souls: non ho ancora verificato con precisione, ma dovrebbero esserci 6 versioni diverse della stessa storia. Su Netflix se ne trovano, al momento, 3. SPOILER SPOILER SPOILER
Muoiono tutti. Saji è il mastermind dietro tutto e Domon è la sua pedina. Mikoto sopravvive e diventa regina.

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