The History of Magic (Id, 2020): "From Alchemy to Witchcraft, from the Ice Age to the Present". Ho comprato questo libro insieme a "A History of the Bible" perché sono smart e anticonformista, e mi divertiva farlo vedere a tutti associando i due soggetti. 
Curiosamente, fatalmente, la quarta di copertina di Magic riporta un praise proprio di John Barton, autore di History of the Bible. 
The History of Magic, però, non mi è piaciuto. 
L'autore, Chris Gosden (Godsent?) è professore di archeologia all'università di Oxford e ricopre diversi altri ruoli che lo suggeriscono essere un'autorità riconosciuta nel settore. Questo è il suo primo libro 'commerciale' ('trade book', dice la terza di copertina, opposto ad 'academic book': un modo di dire che non avevo mai sentito).
Nonostante sia il suo primo libro per le masse incolte, Gosden scrive con uno stile fresco e approcciabile, divulgativo ma preciso e onesto, tutt'altro che accademico e chiuso: solo la generale assenza di umorismo, probabilmente escluso per mantenersi rispettoso, lo differenzia (in negativo) da quei saggi contemporanei che raggiungono grande popolarità grazie a un suo equilibrato utilizzo. 
Non mi è piaciuto perché mi aspettavo qualcosa di diverso, probabilmente qualcosa di più occulto e immaginifico: The History of Magic descrive e spiega molti rituali e pratiche magiche, ma è essenzialmente un testo di archeologia.
Ripetitive, interminabili descrizioni di siti e tombe, resti di templi, oggetti vari e una tonnellata di speculazione referenziata. Alla lunga estremamente tedioso. L'autore si sforza ma il capitolo migliore è l'introduzione, il resto è una carrellata che dimostra solo la somiglianza tra credenze magico-religiose dovunque nel mondo e nella storia.
Si comincia alla grande parlando di ciò che avrei voluto, l'uomo partecipa nell'universo e la magia si divide in tre grandi gruppi: transcendence, transformation e transactions; si passa a teorizzare una tripolarità tra scienza, religione e magia: secondo i positivisti un progresso da imporre alla civiltà (la magia cede il posto alla religione, la religione cede il posto alla scienza), ma oggi tre aspetti complementari e sfumati dell'umano.
Si parla di magia preistorica in un capitolo apposito, ma la magia preistorica verrà poi ripresa e rispiegata in praticamente tutti i capitoli successivi: la descrizione dei siti archeologici è affascinante, le speculazioni relative sono intriganti... ma la ripetitività uccide l'interesse. E' impossibile stabilire un'origine della magia, decide Gosden, perché è sempre stata con noi: non c'è mai stato un momento della civiltà umana senza magia.
A questo punto il libro prosegue saltellando nel tempo e nello spazio: un capitolo per la magia della Mesopotamia e dell'Egitto, con città e imperatori magici, di elementi e spiriti naturali, rituali per controllarli o sollecitarli; di astrologia e divinazione (ecco, anche qui: astrologia e divinazione sono argomento comune che ritorna in ogni capitolo: chiunque e dovunque ci sia stata magia, si è tentato di prevedere il futuro). Divinità articolate e complesse, potere della parola. Incantesimi e maghi. Culto della morte. Scienza e magia sono una cosa sola.
Si passa in Cina, anche qui culto della morte ma soprattutto dei morti: cominciamo a parlare di alchimia, 5 elementi, yin yang, qi, confucianesimo, daoismo, i ching, colori, numeri, direzioni, stagioni e momenti della vita, parti del corpo: si va dagli Shang agli Han. Quasi nessuna religione.
Ci si sposta di poco e si abbracciano le steppe euroasiatiche con i loro sciamani, magia senza sistema, individualismo e animismo. 
Arriviamo in Europa, ma si parla soprattutto di UK, Germania e Celti.
Entra finalmente in scena la religione, grazie a Ebrei, Greci e Romani: prima c'era confusione tra scienza e magia, adesso tra magia e religione. Incantesimi di protezione, parole magiche, i golem e Metatron, oracoli e maledizioni.
C'è un capitolo poco impegnato sulla magia dell'Africa, delle Americhe e dell'Australia: tutto cacciato alla rinfusa. E' un capitolo scemo. 
Si torna in Europa ed è tempo di Medioevo: la Chiesa era molto magica allora e i rituali cristiani erano adatti a qualsiasi cosa, dal chiamare la pioggia al proteggere le case. L'autore offre una distinzione molto interessante tra la magia delle persone learned del Rinascimento, astrologia e alchimia, scienziati e maghi come Newton, e la magia popolana delle campagne a base di witchcraft.
L'ultimo capitolo è sul futuro della magia, ma in realtà comincia con i primi del '900: Crowley, Houdini, lo spiritualismo. La parte effettiva sul futuro della magia è qualche paginetta di sciocchezze new age e wicca, nuovi paganesimi, Gaia e altre teorie del genere. 
Non voglio sembrare troppo ostile, ma nelle parti di archeologia e storia, pur se noioso, l'autore offre il suo meglio; nelle parti di commento socio-culturale contemporaneo, sembra invece cadere in luoghi comuni e meme. 
Il risultato è un volumone di 400 e passa pagine, più le reference, che oscilla tra il troppo serioso e il troppo credulone.