The Eight Hundred: non so da dove cominciare. Comincerò da me: avevo 2 film da guardare. Uno di cinesi contro giapponesi, uno di coreani contro giapponesi: mia moglie ha scelto di cominciare con quello dei cinesi.
Questo film è la versione cinese di 300 e/o di qualsiasi storia di Alamo.
La wikipedia mi assiste: siamo alla fine di Ottobre 1937, all'inizio della Seconda Guerra Sino-Giapponese. Battaglia di Shanghai (durata circa 3 mesi): gli ultimi soldati dell'esercito cinese rimasti in città sono asserragliati dentro un Magazzino circondato da giapponesi. Non c'è possibilità di vittoria, ma la durata della difesa consentirà il ritiro di altre truppe e altre cose positive per la generale resistenza cinese, quindi i nostri 800 eroi sono votati al sacrificio a oltranza per la patria.
C'è un elemento particolare: il magazzino è sulla sponda di un fiume/canale. Alle spalle del magazzino, dall'altra parte del fiume, c'era lo Shanghai International Settlement, un'area della città sotto giurisdizione combinata anglo-americana.
Immaginate il fiume e relativo ponte come una specie di muro di Berlino: nessuno può andare di qua, nessuno può andare di là, e ogni proiettile che per caso attraversi il confine potrebbe causare una guerra.
I giapponesi non possono attaccare il magazzino con armi pesanti per il rischio di far incazzare le potenze internazionali, quindi sono costretti ad assalti con la fanteria.
La prima metà del film è la parte migliore: i soldati asserragliati spaziano dai più esagitati e intransigenti patrioti, pronti a uccidere anche i propri commilitoni appena appena spaventati, a poveri contadini forzatamente arruolati che vorrebbero solo scappare e tornare alle proprie case. Dall'altra parte del fiume, intanto, cittadini cinesi e occidentali si godono lo spettacolo di guerra dal vivo completamente protetti e indifferenti, mentre ascoltano musica o giocano al casinò.
E' una rappresentazione molto forte e inaspettata.
Ci aspettavamo il solito, monolitico film di propaganda... e invece sorprendenti concessioni umane alla codardia di alcuni soldati e all'arroganza dei cittadini dell'enclave straniera.
...poi il film vira e vira bruscamente e radicalmente.
Gli attacchi giapponesi diventano progressivamente più spietati e vili, ricorrendo a inganni, attacchi a sorpresa e notturni, e altre vigliaccherie. I soldati cinesi diventano più invasati e appassionati, i cittadini dall'altra parte del fiume cominciano ad appassionarsi e approvare, e voler partecipare e aiutare i loro eroici difensori.
La seconda parte del film è esattamente ciò che ci si poteva aspettare fin dall'inizio: una roboante pippona sull'onore e la dignità cinese, la selvaggia disumanità giapponese e, già che ci siamo, pure un generalizzato sprezzo per le potenze straniere.
Sempre la wikipedia ci offre queste 2 curiose informazioni: secondo alcuni storici, la battaglia di Shanghai e il turpe comportamento dei giapponesi sarebbe l'inizio ufficioso della Seconda Guerra Mondiale, avendo in qualche modo scosso l'opinione internazionale e fatto capire alle potenze straniere la pericolosità dei giapponesi; The Eight Hundred è stato il maggiore successo commerciale cinematografico del 2020: per la prima volta nella storia non un un film americano.
Un record da asterisco, con all'asterisco la scritta 'Covid'.
Diretto da Guan Hu, regista di successo che però non avevo mai visto prima (cercherò il suo primo trionfo). è interpretato da una marea di attori.
Troppi per elencarli o selezionarli: ci sono alcuni ruoli principali, ma sono comunque troppi nel complesso.
E' un bel film, seppur un po' troppo lungo, ma nel finale diventa troppo spudorato.
NOTA: c'è una lunga scena con la bandiera che ricorda ovviamente e palesemente la famosa foto dei soldati americani, non a caso sempre contro i giapponesi, a Iwo Jima.
SPOILER SPOILER SPOILER
Il finale è particolare.
I soldati cinesi ricevono l'ordine di ritirarsi e abbandonare il magazzino... quindi non è una difesa a oltranza fino alla morte. Il finale del film diventa la più epica rappresentazione di una ritirata che abbia mai visto: davvero stravagante.
Ci sono quasi 10 minuti, non scherzo, 10 minuti per 2 scene unicamente dedicate a spiegare perché la ritirata e l'abbandono del magazzino siano in realtà una straordinaria vittoria e smacco fatto ai giapponesi.
Nelle ultimissime scene, i cinesi scappano e i giapponesi sparano loro alle spalle.
Visto il naturale paragone con 300, non possono non venire in mente le famose parole dello scudo e delle ferite alla schiena (che si subiscono solo quando si scappa dai nemici e fanno vergognare tutta la famiglia): qui sceneggiatore e regista sono riusciti nella rocambolesca impresa di rendere eroica la fuga.
Tutto ciò detto, più o meno tutti i protagonisti muoiono sacrificandosi per consentire la fuga degli altri.
NOTA2: i titoli di coda ci regalano alcune statistiche tragiche, ma tragicomiche: l'invasione giapponese ha causato morte o ferite a 35 milioni di cinesi; i cinesi hanno causato il 70% delle morti giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

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