Wolf Hall (Id, 2009): qui mi devo impegnare. Quando tra un centinaio di anni, ammesso la insegneranno ancora, i professori di lettere guarderanno ai primi decenni del 2000, parlando di capolavori in lingua inglese non potranno che citare Hilary Mantel e i suoi romanzi storici dedicati a Thomas Cromwell.
Wolf Hall è il primo romanzo in una trilogia dedicata alla vita e carriera di Thomas Cromwell. 
I suoi seguiti: Bring Up the Bodies del 2012, The Mirror and the Light del 2020. 
Wolf Hall e il suo primo seguito hanno entrambi vinto il Booker Prize; la Mantel è la prima donna nella storia del premio a riceverlo due volte. 
...sono romanzi pluripremiati, ma a me interessa solo il Booker.
Noterete facilmente i pochi anni trascorsi tra il primo e il secondo libro, gli otto passati tra il secondo e il terzo. Appena uscito, già acclamato ma non premiato: probabilmente, il pensiero di premiare tutti e tre i libri di una trilogia non è sembrato possibile, oppure è semplicemente inferiore. Lo vedremo. 
Con calma. 
E' stata una lettura molto complessa, a dir poco ardua specialmente all'inizio, e lunga. 
"Lunga" non per le quasi 700 pagine che lo compongono.
Questo è un libro che più di una volta mi sono detto: "adesso mi metto a leggerlo veloce".
NOTA: lettori professionisti, come me, hanno varie modalità di lettura. All'aumentare della velocità, diminuisce la cura.
...ma sono sempre tornato sui miei passi, letteralmente: tornato a rileggere le pagine passate in velocità; e più spesso che no, mi sono trovato a rileggerle ancora: non solo singoli passaggi, ma intere sezioni. 
Un po' per capirli meglio, o capirli del tutto lo ammetto, tanto sono complesse la scrittura e la storia, ma soprattutto per la sontuosa qualità della scrittura.
Per quanto mi urti, questo è un libro per il quale bisogna scomodare l'aggettivo 'letterario'. 
C'è una poetica fondante nella scrittura della Mantel, ci sono scelte di stile e prosa che la identificano e restano consistenti dall'inizio alla fine. 
Spesso (sempre?) la natura fortemente artistica ed espressiva della scrittura va a cozzare con le più basilari regole della grammatica. 
Wolf Hall è una lettura provante e impegnativa, follia pensare di affrontarla in traduzione: deve essere letta nel suo originale inglese. 
I periodi si allungano e accorciano espressivamente per rappresentare la scala emotiva delle scene, la concitazione dei suoi personaggi; è un libro di dialoghi e conversazioni: c'è narrazione e ci sono discorsi separati e conclusi, ma le parole che i personaggi scambiano tra loro trovano sempre un modo di inserirsi nella narrazione, di sfondare le linee di dialogo diretto e filtrare, permeare il narrato esterno.
Parole e pensieri dei personaggi si confondono con la natura ambigua del narratore: informe, frequentemente attribuibile a una voce spersonalizzata dei personaggi stessi, quasi che Cromwell commentasse e raccontasse se stesso, ma altre volta ovviamente onnipotente e altro rispetto alle scene.
Il protagonista è indicato per nome, a volte per pronome, altre volte solo con la terza persona del verbo; tutti i personaggi si chiamano Thomas, Stephen o Anne o Mary: seguire chi stia dicendo cosa o a chi è seriamente complicato... anche perché, la narrazione è tutto fuorché lineare: mentre i capitoli seguono un ordine cronologico raccontando la vita di Cromwell tra il 1500 e il 1535, i paragrafi interni possono saltare avanti e indietro nel tempo, seguendo ricordi e flashback sollecitati dal racconto presente, cambiando scena fisica senza avvertimenti. 
Cromwell parla con un personaggio, pensa che da lì a poco sarà in compagnia di un altro personaggio e la frase successiva propone una linea di dialogo che ci pone già nel luogo e a parlare con il personaggio successivo, spesso senza passaggi intermedi a raccontare la conclusione della conversazione precedente, lo spostamento e l'inizio di quella successiva.
Così svincolata dal tempo e dalla logica della continuity, sono il ricordo delle cose dette e il racconto dei dialoghi in corso a formare il corpo espressivo dei capitoli.
...raramente sono così colpito dallo stile di un autore, ancora più di rado lo stile di un autore è così caratterizzato e appassionante da valere lo sforzo di provare a spiegarlo, descriverlo e riassumerlo.
Ero dubbioso al momento dell'acquisto perché il mio interesse verso la storia di Cromwell o dell'Inghilterra del 1500 è prossimo allo zero, ma è un libro così uniformemente apprezzato e amato da poter certamente giustificare un tentativo.
Basta quello: il primo capitolo è incredibile. Si comincia con Cromwell a 15 anni nel 1500, figlio di un violento fabbro alcolista in un paese sperduto di merda; passiamo al 1527, Cromwell è il braccio destro del Lord Cancelliere, a sua volta braccio destro del Re.
Gli anni intermedi sono sparutamente raccontati, piccoli aneddoti di dubbia verità che Cromwell e i suoi detrattori utilizzano per costruire un personaggio: l'uomo di umilissima nascita arrivato a essere (nel corso del libro) il cortigiano più importante del regno di Enrico VIII. Conoscitore di lingue, di legge, di numeri e di violenza: avvocato ma ex-soldato, politico ma capace di ferrare un cavallo, etc etc.
La storia può essere guardata attraverso molti filtri diversi: l'ascesa di un uomo di genio, gli eventi che hanno portato allo scisma della chiesa anglicana, la celebre storia di Anna Bolena. 
E' un romanzo così pieno di strati che ognuno ne potrà trovare più di uno di suo gusto. 
Io, personalmente, ho trovato un'appassionante storia di vendetta: presto all'inizio del libro, il Lord Cancelliere che Cromwell serve con affetto e devozione viene sacrificato alla politica e all'odio dei suoi molti nemici. 
Il resto del libro è Cromwell che vendica il suo 'master' eliminando questi nemici uno dopo l'altro. 
Non è una mia perversione della storia, la Mantel racconta Cromwell con una vena palesemente eroica e positiva, probabilmente antistorica, ma necessariamente simpatica: la Mantel ha voluto un protagonista a cui affezionarsi, da apprezzare e amare nel corso del lungo libro, magari un antieroe con i suoi molti e crescenti peccati (crescenti per numero e qualità), ma non di meno un protagonista-eroe. 
Particolarmente di mio gusto è poi il racconto dello sviluppo della famiglia Cromwell, quasi una Bat-family dove il geniale politico e avvocato, come il geniale combattente e investigatore, raccoglie intorno a sé diseredati e giovani senza futuro, trasformandoli in figli adottivi e soldati nella sua causa.
La famiglia di Cromwell si riempie di devotissimi Robin generazionali che si infiltrano nel tessuto di corte e della società inglese... ripeto: magari non storicamente accurato, ma affascinante.
La Mantel cita una fonte privilegiata: "Thomas Wolsey, Late Cardinall, his Lyffe and Deathe", scritto da George Cavendish, che fu al servizio di Wolsey e collega di Cromwell. Lo stesso Cavendish, per forza di cose, compare nel libro della Mantel. 
Aspetterò un lungo attimo prima di leggere il secondo, ancora non l'ho acquistato, ma ci arriveremo.
SPOILER SPOILER SPOILER (?)
Il libro si chiude nel 1535 con l'esecuzione di Thomas More. Anna è regina, Cromwell è Master Secretary.