Soul: il nuovo film Pixar cortesia del Disney+. Cos'è... la seconda grossa release in streaming per Disney dopo Mulan? 
Se non ne avessi vista la pubblicità direttamente sul Disney+ qualche giorno fa, non avrei avuto la minima idea dell'uscita di questo film... o della sua esistenza.
Soul è un incrocio tra Coco e Inside Out. 
Boom. Finito. 
Jazz al posto della musica messicana e un mondo spirituale al posto di quello mentale. 
Regia di Pete Docter, già regista proprio di Inside Out (ma non di Coco) e di Up per Pixar. 
C'è una connessione diretta anche con Up: il protagonista di Soul è un uomo di mezza età, più giovane rispetto a quello di Up, ma inevitabilmente più vicino rispetto al protagonista medio dei film Pixar. 
Gli Incredibili non contano perché è la famiglia in sé a essere protagonista, quindi la presenza dell'uomo di mezza età/Mr Incredible rientra nel contesto di una rappresentazione famigliare-corale. 
Il padre di Nemo conta? 
Non importa: protagonista di mezza età (Up), musica (Coco), mondo interiore simbolico (Inside Out). 
Soul non brilla di luce propria. 
Insegnante di musica delle scuole medie sogna da tutta la vita una carriera nel jazz. Ama la musica più di ogni altra cosa. 
MUORE e finisce nell'Aldilà. 
A questo punto vale la pena fare una bella digressione: Soul è ambientato a New York; il protagonista e molti dei personaggi sono neri. La rappresentazione sociale della famiglia del protagonista è abbastanza stereotipata, specialmente la madre parrucchiera e alcuni dei riferimenti passeggeri al padre. 
Ecco: il padre è assente, probabilmente morto ma non mi pare venga detto esplicitamente (o non ci fatto caso), ma importa poco. Il padre assente in una famiglia di colore, con la madre conseguentemente costretta a crescere il figlio da solo, non è il tipo di rappresentazione sociale di una famiglia nera che possa, a mio avviso, passare inosservata. E' uno stereotipo molto forte. 
Come tutti gli stereotipi si basa su una situazione vera e comune, ma sommato alla completa e totale assenza del minima considerazione razziale, rende Soul una produzione in timido equilibrio tra integrazione, negazione e paternalismo bianco.
Simile discorso per la rappresentazione dell'Aldilà: il protagonista conosce e parla tanto del Paradiso che dell'Inferno, inserendo nel film un chiaro e preciso riferimento religioso. Non c'è religione, ovviamente, in Soul e la manifestazione della vita dopo la morte è un misto di simbolismi massonici, musica techno e allegorie estremamente simili a quelle di Inside Out. 
Il protagonista muore e la sua anima va nell'Aldilà. L'Aldilà è abitato da concetti astratti che si occupano delle anime dei deceduti e delle nuove anime: le prime 'passano oltre', le seconde vengono inviate sulla Terra per incarnarsi. 
Il protagonista vuole tornare in vita, incontra una nuova anima che non vuole vivere.
Il successivo svolgimento è banale e prevedibile: scambi di persona, il segreto della vita e l'apprezzamento delle piccole cose, l'abbandono dell'ambizione perché tanto sei nero e non puoi aspirare ad altro nella tua vita... cose del genere. 
Ecco: qui c'è qualcosa di molto diverso. 
I film Pixar tendono ad avere classiche trame Disney dove inseguire i propri sogni è la cosa giusta da fare, cambiare il destino e il proprio status è possibile, dove non bisogna mollare e alla fine si viene premiati. 
In Soul non è così. Imparare ad accontentarsi è giusto, sognare la rivalsa è sbagliato ed essere ricchi di spirito è meglio che ricchi di soldi. 
Soul non finisce. Finale aperto di quelli tragici dove l'autore non ha avuto le palle di decidere e si è nascosto dietro la sciocchezza del lasciare il seguito della storia all'immaginazione del fruitore.
Jamie Foxx presta la voce al protagonista, Tina Fey alla co-protagonista. C'è un piccolo ruolo per Angela Bassett.
Soul è molto bello da vedere: New York è eccezionale e tecnicamente Pixar torna ad alzare l'asticella dell'animazione dopo qualche meno ambizioso. 
Non c'è un villain, ma c'è un personaggio che sembra un plagio della Linea di Cavandoli.