Chanisaw Man part 1: in pochi giorni sono successe due cose. Lo studio MAPPA, forte di recenti successi con Dorohedoro e Jujutsu Kaisen, ha ufficializzato di aver raggiunto l'accordo per l'agognato adattamento animato di Chainsaw Man. Allo stesso tempo, l'autore Tatsuki Fujimoto ha spiazzato tutti annunciando la fine del manga. 
...della 'parte 1' del manga. 
Bene. Passo indietro. 
Chainsaw Man è l'ultimo manga di Tatsuki Fujimoto, autore di Fire Punch. 
E' uno dei nuovi manga di maggiore successo del mercato giapponese, pubblicato su Shonen Jump e assoluto darling di internet. 
Quella che adesso chiameremo la parte 1 ha iniziato la pubblicazione nel 2018, conclusa questa settimana nel 2020 con 97 capitoli. 
Setting contemporaneo. Ci sono gli umani e ci sono demoni creati dalle loro paure. I demoni ammazzano gli umani, alcuni umani diventano devil hunters. Alcuni umani stringono contratti con demoni e diventano... ibridi. Chiamarli devilmen sarebbe stato un problema. 
Il nostro protagonista è Denji, cresciuto per strada nella più assoluta povertà e inesperto di qualsiasi cosa, insensibile e desensibilizzato, è fuso con il demone motosega e diventa chainsaw man. Viene raccolto dall'organizzazione dei devil hunter e messo a lavorare. 
Questo è grossomodo il soggetto della storia. 
Un banale, normale shonen. 
Fujimoto, però, non è il vostro normale e banale mangaka. 
Chainsaw Man è estremo. I contorni degli shonen stanno perdendo definizione già da qualche anno: è difficile considerare nello stesso genere produzioni come One Piece/Naruto e Demon Slayer/Jujutsu Kaisen. A un certo punto, credo, il sistema editoriale giapponese dovrà iniziare a distinguere tra shonen per ragazzini, dove si combatte sul modello di Dragon Ball, e shonen non per ragazzini, dove si muore in esplosioni di viscere e genitali. 
Chainsaw Man è nel pacchetto degli shonen per adulti: i protagonisti muoiono come mosche senza preavviso, la sofferenza fisica è straziante ma niente a confronto dei traumi psicologici che si abbattono sui personaggi, la violenza è estremamente grafica, il linguaggio e le situazioni sono mature. 
Mi è piaciuto e l'ho letto settimana dopo settimana, ma non mi annoverò tra i fan più appassionati. 
Un motivo principale: Fujimoto ha la grande abilità di prendere idee banali e reinterpretarle in modi stravaganti e originali. Alcuni capitoli del manga sono incredibili e realmente artistici, espressivi e intensi. Sfortunatamente è un pessimo narratore per immagini. Disegna bene e ha un occhio notevole per la caratterizzazione dei personaggi, basti pensare che almeno 3 dei suoi personaggi femminili (personaggi di un manga breve e personaggi dalla vita breve) sono diventati grandi successi su reddit, ma spesso è evidentemente più interessato alla composizione della scena che alla sua funzionalità narrativa.
Ciò detto, Chainsaw Man è il manga che consiglierei di leggere a chiunque interessato in forme espressive sperimentali nel contesto dei fumetti giapponesi. E' scritto bene, è pieno di idee e non scende a compromessi. 
...senza però scivolare nell'assurdo senza senso come, per fare un esempio e ricollegarci all'inizio del post, tipo Dai Dark.
Non mi piace l'idea di una parte 1 e una parte 2, avrei preferito finisse il manga e basta: sono però aperto a vedere come riuscirà a giustificare un possibile time skip, uno dei più banali strumenti degli shonen, e imprimergli il suo stile.
SPOILER SPOILER SPOILER
Alla fine Denji riesce a uccidere Makima, ma i demoni non possono essere veramente uccisi. 
La personalità Makima del control demon viene uccisa, ma il control demon torna già sulla Terra nell'ultimo capitolo del manga in una versione nuova che viene affidata a Denji affiché la cresca sperando che non si trasformi in una seconda Makima.
...qualcosa del genere.