River's Edge: dramma giapponese del 2018 tratto dall'omonimo manga cult. 'Cult' è qualcosa che leggo online, non ne avevo mai sentito parlare. L'ho rapidamente letto dopo aver guardato il film, sono 15 capitoli, e la sceneggiatura del film è estremamente fedele al materiale originale.
Regia di Isao Yukisada... il nome non mi diceva granché, non è certamente uno dei miei autori seguiti, però, circa 15 anni fa, vidi l'altrettanto deprimente Crying Out Love in the Center of the World.
Il manga è del 1993 e il film è stato ambientato negli stessi anni: preparatevi, quindi, a un viaggio nella memoria del look e degli stereotipi giapponesi di quegli anni. E' stato persino girato in un finto 4:3.
E' un classico film di denuncia e critica sociale, di quelli dove adulti indifferenti (nel film addirittura inesistenti, mai presenti o mostrati) hanno causato la degenerazione della cultura giovanile: bullismo e violenza insensata, prostituzione per comprare borsette, un generale stato di apatia e nichilismo. 
Un gruppo di highschoolers ci mostra l'orrore della desensibilizzazione giovanile giapponese: zero supporto famigliare, assenza di guide o educazione morale, isolamento e competizione estremizzate, inquinamento, la banalità della violenza quotidiana, disperazione sorda e il tentativo di 'provare qualcosa' (ec)cedendo a ogni impulso possibile.
Un sacco di angst e bleakness.
Non misteriosamente, il film era stato inizialmente presentato al festival di Berlino: noto ricettacolo e crogiolo di tutto ciò che è triste, grigio e demoralizzante.
Vari giovani e promettenti attori nipponici, tra cui si segnalano in ruoli protagonisti: Fumi Nikaido e Ryo Yoshizawa.
Non c'è una storia, quindi non ho molto altro da raccontarvi riguardo il film: è diretto in modo artistico, lo si capisce dal formato video citato prima, dal modo in cui vengono riprese le ciminiere che inquinano con un'irreale luminosità radioattiva aldilà del fiume... ah, giusto: il fiume. 
Tutto il film gira intorno al fiume, praticamente ogni scena di passaggio tra gli ambienti del film sono accompagnati da un'inquadratura del fiume che, ovviamente, è una via di trasporto ma, in questo caso, è più il veicolo e il medium attraverso cui l'inquinamento atmosferico penetra nel tessuto della città infettando e corrompendone i giovani cittadini. 
Bla bla bla. 
I simboli sono abbastanza semplici da interpretare e non è richiesta una qualche particolare sensibilità per comprendere il messaggio o il malessere generalizzato della cultura giapponese. 
Si potrebbe discutere sulla necessità dell'ambientazione anni '90: è vero che, stando alle statistiche allegramente e orgogliosamente fornite dal governo anno dopo anno, in tempi recenti la società giapponese sembrerebbe essere 'migliorata' dal punto di vista della qualità della vita; ma proiettare le vite dei protagonisti in un remoto passato di 30 anni fa, ottiene solo l'effetto di diminuirne l'impatto esemplare e la responsabilità etica sui membri della comunità contemporanea. 
La lontananza temporale, fedele al manga ma ininfluente ai fini del messaggio, trasforma il film in un documentario su quando si stava peggio... e magari era proprio l'intenzione del regista.
Può essere che Yukisada volesse rappresentare un punto fermo e definito nello spazio/tempo della società giapponese, come quando si fanno film sul boom di sacrificio umano del dopo guerra, o sulla cultura delinquenziale, ma ne dubito: l'angoscia dei protagonisti è troppo cruda e 30 anni non sono abbastanza per mitizzare un periodo storico. 
...magari Yukisada voleva essere il primo a farlo e battere gli altri sul tempo: fare il film sugli anni '90 prima di tutti. 
Mah... comunque sia, il film è una palla deprimente che non va da nessuna parte: lascia intristiti e pensierosi.