Wintermoor Tactics Club: mi sono dimenticato di guardare il numero di ore, di nuovo, e l'ho già cancellato. Diciamo... 10ish per arrivare al facile platino.
Uscito qualche mese fa su Steam e per Switch, credo, arrivato su PS4 la settimana scorsa. 
JRPG strategico sviluppato indie da un ristrettissimo gruppo di persone, EVC Games di Seattle.
NOTA: sono nella semifinale del fantabaseball, se la perdo sarà colpa di Seattle e dei suoi fumi tossici.
Wintermoor è una scuola. Questa scuola ha dei club. Uno di questi club è il Tactics Club e passano il loro tempo a giocare a Dungeons and Dragons. 
La storia è ambientata negli anni '80. 
I disegni sono graziosi, le animazioni un po' spartane: apprezzo non abbiano adottato la solita pixel art e siano invece andati per un design cartoon. 
Lo sviluppo del gioco fa un po' Persona: ci si sveglia al mattino, si va in giro per il campus, side quest e main quest, un po' di equipaggiamenti e oggetti da trovare con cui potenziare i personaggi. 
I combattimenti sono a turni su griglia: sfortunatamente non c'è molta tattica e, a causa dei pochi turni, pochi personaggi e mappe molto ristrette, il tutto assomiglia più a un puzzle da risolvere... qualcosa di simile a Into the Breach ma con meccaniche diverse. I combattimenti sono i nostri eroi che giocano al loro Dungeons and Dragons, in questo senso il gioco prende anche spunto dai classici Knights of Pen and Papers.
Ci sono un paio di idee di gameplay interessanti: gli equipaggiamenti modificano gli attacchi dando la possibilità di scegliere tra maggiore danno o effetti catena; la cosa più interessante è la possibilità di vedere chi sarà il bersaglio degli attacchi avversari (ogni tipo di nemico attacca in base a criteri), in questo modo potendone condizionare movimento e azioni usando la posizione dei propri personaggi. 
E' intrigante, ma il gioco è molto facile quindi non offre molto in termini di sfida. 
Il gameplay tattico è ben fatto, ma il fulcro del gioco sono chiaramente l'ambientazione e la storia: è un gioco indie ambientato negli anni '80, quindi preparatevi a un giro di amarcord e attenzione sociale. 
I protagonisti sono tutti nerd, la protagonista è nera: ci sono bulli, c'è il senso di non appartenere, di non avere un posto; c'è un po' di discriminazione e isolamento. Il gioco non va mai sull'estremo, rimane molto leggero su tutti i temi evocati: si attiene a un severo criterio di non violenza e de 'l'amicizia che vince'. 
Empatia è la parola d'ordire.
E' piacevole ed è normale, e mostra chiaramente come mai, quando parlando di questi messaggi, il motivo espressivo sia quello di esagerare: in assenza di esagerazione, il messaggio risulta flebile, accennato e poco incisivo. Allo stesso tempo, però, risulta comprensibile, realistico, credibile e genuino. 
Wintermoor non provoca sdegno, provoca immedesimazione. 
Esemplifico quanto detto sopra: nel gioco ci sono 2 storie d'amore. Una è evidente, 'normale' e motivo di commedia alla giapponese, totalmente priva di spessore: un luogo comune utile a una side quest e qualche riferimento simpatico nell'epilogo. L'altra è 'alternativa', accennata, suggerita, mai dichiaratamente espressa se non nell'epilogo e, comunque, con un linguaggio non esplicito. 
C'è un messaggio di inclusione e un invito alla comprensione, tocca i temi della razza e del sesso, di politica e classe, ma è troppo etereo, inconsistente ed effimero. 
Fortunatamente, il gameplay è divertente.