Jojo Rabbit: l'ultimo film di Taika Waititi fa molto Wes Anderson. Toni surreali, un po' naif e la ricerca dell'assurdo in un contesto di apparente normalità... pur non potendosi certo chiamare la Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale "normale".
Fresco vincitore dell'oscar per la migliore sceneggiatura non originale, Jojo Rabbit è tratto dal romanzo 'Caging Skies' di Christine Leunens; da quel che ne leggo online, libro e film sono due bestie decisamente diverse: ispirazione, non adattamento.
Jojo Rabbit è il soprannome di un ragazzino tedesco di 10 anni un po' sfigato nella Germani del fine guerra.
La propaganda è ancora forte e Jojo è un convinto nazista.
Jojo è praticamente senza amici, perché è un po' sfigato, e quindi si rifugia nella sicurezza di un amico immaginario: Hitler. Hitler è interpretato da Waititi stesso. Waititi è un mezzo maori, mezzo ebreo (mezzo altre cose).
Il film è satirico e piuttosto divertente fino a circa due terzi, poi c'è uno straordinario momento di cinema: una scena incredibilmente forte, eccezionalmente ben preparata e straordinariamente diretta.
L'assurdità della Germania nazista e della propaganda/lavaggio del cervello dei giovani tedeschi è comica all'inizio, poi tragicomica, poi tragica.
Film come questo vivono in un difficile equilibrio tra storia e messaggio: Jojo Rabbit si bilancia perfettamente fino alla sopracitata scena, poi scivola pesantemente sulla sponda del messaggio, perde di vista la storia e finisce per puntare tutto sul messaggio anti-nazista. Chiaramente non è una scelta criticabile, ma trasforma l'ultima mezzoretta circa di film in qualcosa di meno efficace e interessante.
Scarlett Johansson interpreta la madre del giovane protagonista. Sam Rockwell è un disilluso e cinico militare.
Sam Rockwell, come sempre, è uno dei punti più alti di ogni film di cui faccia parte.
Ah: dimenticavo il punto chiave della storia. Il giovane fanatico nazista Jojo Rabbit scopre di avere in casa, nascosta con la complicità della madre, una giovane ebrea: succedono cose e Jojo comincerà a scoprire la falsità della propaganda e comprendere la realtà della vita intorno a lui. La realtà dello stato del reich di fine guerra, la il vero carattere di alcune delle persone a lui più vicine.
La sceneggiatura e la regia di Waititi sono meritevolissime di plauso: l'ultima mezzora del film è un po' meno interessante, nonostante qualche buon momento (con Sam Rockwell), ma la superiorità di quella scena già citata due volte lo rendono comunque un film di rara qualità direttoriale.
Rockwell è galattico. Johansson è all'altezza.
Il bambino è un bambino e i bambini nei film sono sempre odiosi e qui non è diverso. L'odiosità intrinseca dei bambini attori è parzialmente dissimulata dal fatto di essere un nazista, ergo odioso non per essere un bambino, e in qualche modo camuffata dall'assurdità delle situazioni in cui si trova.
Tuttavia non basta a salvarlo.
Il rapporto tra la Johansson e il figlio assomiglia, qua e là ma brevemente, a La Vita e Bella.
La colonna sonora è composta da alcuni famose canzoni in cover tedesca, un po' come Wolfenstein.
SPOILER SPOILER SPOILER
La scena incredibile è quella della scoperta della madre impiccata. Sam Rockwell muore per salvare Jojo dagli americani. Jojo e la ragazzina ebrea sopravvivono.