A Short Stay in Hell (Id, 2009): brillante e inquietante novella di Steven Peck. 
L'autore stesso è interessante: apparentemente inconciliabile esistenza di un mormone praticante che lavora come evolutionary biologist, poeta e letterato. 
Il nostro protagonista è uno scienziato che muore di cancro e si trova all'inferno nonostante una vita da devoto mormone (l'autore ha chiaramente riversato se stesso nella storia); è molto semplice, gli viene spiegato dal demone che lo accoglie: l'unica vera religione è lo Zoroastrismo, tutti gli altri hanno sbagliato e quindi meritano l'inferno. 
Ci sono vari inferni. Al nostro protagonista tocca quello ufficialmente basato, è spiegato così nel libro, sulla storia breve di Borges "La Biblioteca de Babel": questo inferno non è senza fine, c'è un compito da svolgere. Svolto il compito, ecco il paradiso. 
Il protagonista, e tutti gli altri che con lui si trovano in questo specifico inferno, deve trovare il libro della propria vita. 
Il protagonista e gli altri si trovano in una sterminata, ma non infinita, biblioteca: la biblioteca non è infinita ma è lunga e larga e alta e bassa un numero estremamente alto di anni luce (questo aspetto è tecnico e scientifico e c'è una pagine per spiegare esattamente la dimensione della biblioteca), e contiene tutti i libri scritti e che sarebbe possibile scrivere. 
Esempio: è possibile scrivere un libro interamente di "A", ed è possibile scrivere un libro interamente di "a"; è possibile scrivere un libro quasi interamente di "A" con una "B"... e via così. 
La storia è raccontata dal nostro protagonista eoni e anni luce ed eoni e anni luce dopo aver iniziato la sua espiazione all'inferno; il primo capitolo è il primo giorno, il secondo capitolo è la prima settimana, il terzo capitolo è cento anni dopo, il quarto è mille anni dopo. All'inizio si formano amicizie, poi si forma una specie di società, poi la società va una versione estrema del signore delle mosche, poi tutto si rarefa: l'eternità della noia di un compito possibile ma improbabile. 
Il romanzo gioca con alcune idee fenomenali: in questa infinita biblioteca ci sono solo americani bianchi english-speaker morti tra la fine della seconda guerra mondiale e il 20XX; non c'è diversità, sono tutti uguali e uniformi e c'è follia nel passare l'eternità con persone tutte uguali a te. 
A volte il protagonista trova l'amore, non c'è niente contro le relazioni in questa inferno di biblioteca, ma ci sono eventi e circostanze e se ti perdi di vista è praticamente impossibile ritrovarsi e vivrai per sempre sapendo che il tuo amato/amata è da qualche parte ma è impossibile trovarlo/a.
Ci sono alcuni pensieri notevoli sulla natura di dio e delle religioni, sull'Amore e sull'assenza di significato. 
E' una lettura violentemente deprimente, è una lettura memorabile.