Doom - The Dark Ages: questo è il quarto gioco che compro dall'inizio dell'anno, il terzo a prezzo pieno. Probabilmente, il mio record di minori acquisti di sempre.
L'ultimo Trails uscito lo starei giocando, ma è così noioso che faccio mezzo livello alla settimana; Indiana Jones l'ho abbandonato con disprezzo. 
Doom l'ho platinato. 
La fatigue che provo nei confronti dei videogiochi è profonda, onestamente quando trovo un gioco come questo Doom sono letteralmente felice. 
Tutto ciò detto.
Dovrebbe essere il primo Doom dopo l'acquisizione Microsoft di ZeniMax, lo direi il migliore degli ultimi 3 dopo il rilancio del 2016. Il primo è chiaramente il capostipite di questo nuovo modo di realizzare Doom, ma questo terzo corregge tutti gli errori compiuti in Eternal e migliora ogni altro aspetto. 
Si ritorna al single-player. 
E' un prequel ambientato secoli prima, ma la continuity di Doom mi è poco chiara e non mi spingerei più in là di così: l'importante è cosa ciò significhi per il gioco. 
Visivamente, Dark Ages abbandona gli aspetti più scifi di Doom per abbracciare una brillante, geniale, eccezionale estetica da sword and sorcery: il Doom Slayer non è mai stato così figo e metal, è Conan il Doom Slayer. 
E' Magnifico. Tutto il resto del setting e personaggi vanno di conseguenza e, largamente, sembra di guardare il più incredibile episodio di una versione hardcore di He-Man. 
Sublime. 
Gameplay e level design collaborano per offrire la più variegata esperienza di gioco possibile: ci sono missioni con il Doom Slayer in livelli guidati su 'binari', mentre ci sono missioni in aree molto vaste e 'open'; ci sono missioni con i robot giganti e altre con i draghi, ci sono missioni che cominciano in un modo e finiscono nell'altro. 
Devo confessare una cosa: in tutti i suoi risultati pratici, la fatigue che provo è assolutamente identica al deficit d'attenzione delle più giovani generazioni; quindi, quando uno sviluppatore realizza un gioco come questo, dove il gameplay è continuamente variato, probabilmente lo fa per tenere viva l'attenzione dei moscerini che compongono il suo più largo pubblico, ma riesce anche a tenere lontana la noia di chi, come me, comincia a sentirsi tagliato fuori e troppo vecchio. 
Un altro aspetto assolutamente non trascurabile, è la quantità di opzioni di accessibilità: a partire dalla possibilità di customizzare profondamente il livello di difficoltà, Doom offre qualsiasi modifica dell'interfaccia e assistenze varie. 
Sono arrivato al punto che mi verrebbe automatico restituire giochi senza l'opzione di modificare la dimensione dei font dei sottotitoli; quando vedo un gioco come questo e tutta la cura e attenzione inserita nella pagine delle opzioni, tutti gli altri titoli a prezzo pieno privi dello stesso comparto sarebbero da boicottare. 
La storia... il Doom Slayer uccide demoni, c'è un demone capo che va ucciso per ultimo; nel mezzo ci sono i soliti momenti di straordinaria badassery a base di rabbia incontrollabile, brutalità e musica che pompa. 
Ah, sì: lo saprete, immagino, ma Dark Ages approccia il combattimento in modo un po' più statico del passato (altro motivo per cui l'ho apprezzato); Doom Slayer è un tank armato di scudo/moto sega che può usare per fare tutte le mosse di un Captain America versione Dark Universe: immaginando di guardarlo dall'alto, questo è quasi un reverse bullet hell. 
Doom Slayer in mezzo a migliaia di nemici, tartaruga dietro lo scudo + parry per rimandare indietro i proiettili, muoversi lentamente e sparare a tutto. 
Davvero notevole e diverso dal solito. 
Visivamente perfetto, mai cali di framerate, ottimi controlli; ci sono dei bug con i trofei, ma sono circa risolti (io non ho avuto problemi).
C'è un momento John Wick di cui avrei fatto a meno, ma è cool; ci sono momenti rip and tear che sono esaltanti. 
A dimostrazione del mio apprezzamento, invece di cancellarlo all'istante come faccio di solito dopo aver finito un gioco, lo terrò sul hd della play in attesa di possibili dlc.