Neva: secondo gioco per Nomada Studio dopo il meritato, acclamato successo di Gris.
Comincerò dai difetti.
Neva assomiglia troppo a Gris: stesso gameplay, stesso uso dei colori nei paesaggi, dei tipi d'inquadratura (campi lunghissimi, etc); stesso sottofondo psicologico: in Gris c'erano le fasi del lutto, qui c'è il rapporto tra genitore e figlio, con le fasi di crescista del figlio, equiparate alle stagioni.
Il problema principale di Neva: togliete gli sfondi esteticamente poetici ed emotivamente espressivi, rimane un gioco dal combattimento ripetitivo e dalle piattaforme troppo facili.
Senza andare a ricercare ispirazioni troppo profonde e nascoste, Neva, esplicitamente dichiarato in interviste dai suoi sviluppatori, è fortemente (smaccatamente?) influenzato da Mononoke Hime.
Troppo.
Lupi bianchi giganti, cinghiali, mostri fatti di 'petrolio', la foresta che si deforma per l'inquinamento, le maschere bianche, etc etc.
Ah, ho trovato il finale prevedibile e poco stimolante (dopo spoiler).
L'ho platinato perché è facile, il cane è grazioso e ci sono un paio di belle scene, ma Neva è una produzione troppo derivativa per essere apprezzabile, troppo povera di gameplay per essere divertente.
NOTA: c'è qualcosa di Monument Valley nell'impostazione stilistica di Neva.
SPOILER SPOILER SPOILER
Neva cresce, Neva trova un partner e abbandona la sua 'padrona'; Neva abbandona il suo partner e torna dalla padrona insieme al figlioletto.
Era già perfettamente intuibile con l'impostazione del gioco seguendo le stagioni, abbinate alla crescita di Neva, ma il finale è una banale struttura circolare che ricomincia da capo la primavera successiva.
Neva comincia con la madre di Neva che muore Bambi-style, Neva cucciola insieme alla sua padrona attraversa le stagioni, riporta la primavera e Neva madre muore l'anno successivo lasciando il suo cucciolo con la padrona.
Posta un commento