The Zone of Interest: ci sono molte cose da dire. 
Comincerò con la mia impressione generale: non mi è piaciuto. Sono stato anche in dubbio se considerarlo un 'vero' film o un puro esercizio intellettuale, una prova di concetto per così dire; è certamente un film, non c'è dubbio ma ci vuole un po' a capirlo: è un slice of life dedicato al comandante di Auschwitz e la sua famiglia durante il 1943. 
Il messaggio e la sua rappresentazione sono eccezionalmente potenti, il gimmick narrativo è incredibilmente efficace; non c'è una storia compiuta, ci sono troppe pretenziosità. 
Letteralmente dall'altro lato (di una parte) del muro di cinta di Auschwitz, il suo comandante aveva fatto costruire una villetta per sé e la propria famiglia: giardino, piscina, orto e tutto il necessario per vivere nel lusso. 
L'idea del film è la seguente: non vediamo mai violenza o morte o prigionieri, ci vengono solo fatti sentire i rumori. Urla, spari, l'andare e venire dei treni, il costante e continuo rumore dei forni. 
La scena è sempre aldiquà del muro: vediamo solo la villetta e la normalissima vita dei suoi abitanti, condotta nella completa indifferenza o abitudine al sottofondo di cui sopra; festeggiano compleanni, fanno una nuotata, chiacchierano e ricevono ospiti, leggono favole ai figli, dormono e fanno il resto delle normalissime attività di una famiglia, mentre aldilà del muro di casa migliaia di ebrei vengono uccisi e cremati. 
E' un film costruito intorno a una quantità di dettagli: il fumo del treno che si intravede sopra il tetto della casa, il terrore del personale di servizio e il modo in cui cerca di rendersi invisibile lavorando con maniacale precisione, il cane felicemente fuori controllo che salta di qua e di là come se niente fosse (facile, sgradevole paragone delle SS come animali senza morale). 
Sono immagini emotivamente molto forti. 
Viene in mente "La Banalità del Male", ma qui è c'è un'idea più complessa: inizialmente appare essere una forma di indifferenza, poi si trasforma in qualcosa di più simile al prezzo dell'avidità, infine si congela su una constatazione di pura e semplice malvagità. 
Allo stesso tempo, però, il film è pieno di scene inutili: i minuti di schermo nero all'inizio, la sequenza dei fiori rubacchiata dal capolavoro di Kitano e diverse altre riprese forzatamente simboliche e fini a se stesse; c'è anche il problema delle scene notturne, ma riprendiamo l'argomento dopo lo spoiler wall. 
Tecnicamente è tratto da un libro, ma dopo averne letto la trama: i due prodotti condividono così poco da non poter essere considerati l'adattamento uno dell'altro. 
The Zone of Interest possiede alcuni passaggi memorabili, avrebbe funzionato meglio come un cortometraggio, il messaggio è potente ma si sbrodola addosso per un eccesso di vezzi artistoidi. 
Il regista è ebreo, il suo discorso d'accettazione dell'Oscar è stato scioccante nel contesto del luogo e dell'occasione. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Parliamo delle scene notturne dove alcuni polacchi lasciano cibo di nascosto per i lavoratori/prigionieri ebrei; le scene sono riprese in 'night vision' e l'effetto visivo ci mostra questi eroi di umanità in negativo rispetto ai mostruosi nazisti, perfetti opposti. 
Simpatico, ma l'esistenza di queste scene è un cedimento sul concept del film: il regista/sceneggiatore mostra una debolezza e la purezza della sua rappresentazione del male viene strutturalmente indebolita dall'esistenza, sicuramente reale, di questi oppositori notturni e segreti. 
Il film finisce con una battuta del comandante in cui dimostra la sua psicopatia e completa recisione dall'umanità.