C'è Ancora Domani: ho provato a cercare sul blog l'ultima volta che mi sia capitato di guardare un film italiano. Non sono riuscito a scoprirlo, gli unici film italiani che ricordo sono i western. 
Il grande successo di Paola Cortellesi è da oggi disponibile su Netflix e mia moglie ha immediatamente preteso di guardarlo. 
Mi è piaciuto: c'è un colpo di scena assolutamente inaspettato. 
Partiamo da qui, tanto il film ormai l'hanno guardato tutti: con il senno di poi, la sorpresa è suggerita da indizi sparpagliati qua e là nel background di molte delle scene più importanti, ma la sceneggiatura è abilissima a giocare con i preconcetti dello spettatore. 
Innanzitutto non ci si aspetta un colpo di scena in un film del genere, quindi arriva completamente imprevisto; la natura stessa del colpo di scena, poi, fa precisamente leva su una particolare condizione della società occidentale, approfittandone per rendersi invisibile e saltare fuori dal cilindro come ovvio ma incredibile. 
E' vero che la sceneggiatura forza alcune scene costruite in modo estremamente fuorviante, al punto da essere insensate a ripensarle, per spingere lo spettatore a pensare nella direzione sbagliata; il risultato, però, è così ben riuscito da far dimenticare questi trucchi e farsi apprezzare senza critiche. 
Paola Cortellesi nel ruolo di (prima volta) regista e protagonista è eccezionalmente brava: tutti gli attori sono notevoli, ma lei è certamente una spanna sopra e l'interpretazione appare veramente sentita e partecipata. 
Primissimo dopoguerra, periferia romana: soldati americani per strada, vita di borgata in grande povertà, le donne vivono in una condizione di sottomissione culturale agli uomini e la violenza domestica è la normalità di ogni giorno.
Valerio Mastandrea è un marito particolarmente violento e fallito, ma la condizione della moglie è rispecchiata a ogni livello della società italiana di allora, indipendentemente dal livello economico o di educazione. C'è un'unica coppia in una relazione positiva in tutto il film. 
Ah, il film è in bianco e nero e in formato "4:3", scelta registica inizialmente bollata (da me) solo come un'affettazione storica che, invece, si rivela perfettamente giustificata e anzi particolarmente brillante nel finale. 
Torniamo alla violenza. La rappresentazione è varia ed esaustiva, è quasi ridicolo scriverlo così, ma vediamo ogni aspetto della vita afflitta di una donna in una relazione tossica, garantita dalla società e dalla tradizione, con un marito violento fisicamente e psicologicamente: le sberle, le mani al collo, gli insulti continui, lo sminuimento di ogni azione o parola, il controllo e la separazione forzata da amicizie e altre possibili relazioni umane, la pretesa di essere perdonati. 
Graziosa, la scelta di mostrarci la violenza come un balletto, una routine provata e riprovata che i due protagonisti conoscono perfettamente.
Tornando all'inizio del post, ancora non riesco a ricordare quale sia stato l'ultimo film italiano prima di questo: anni fa eravamo stati costretti da amici a guardarne uno, credo di Sorrentino o con Servillo, ma non riesco a individuarlo (e potrei sbagliarmi)... tornando all'inizio del post, questo film è molto diverso dalla solita cinematografia italiana a base di mafia, politica o comicità volgare: è riuscito persino a farmi venire un mezzo desiderio di guardarne altri. 
Ah2, questo è il film che il Ministero si rifiutò di finanziare: il più importante film italiano degli ultimi anni è stato l'unico a essere considerato culturalmente irrilevante dalla 'classe dirigente'; aldilà di ogni altra considerazione, sintomo perfetto della malattia di distacco esistenziale tra governanti e governati. 
Questo è un film importante che ha fatto sentire un po' una merda anche un paragone di progressismo come me, e dovrebbe certamente provocare vergogna in un considerevole numero di uomini in giro per il paese, ma questo è soltanto il primo livello narrativo. 
Il vero messaggio che dovrebbe far sentire non a posto con la propria coscienza un vasto numero di uomini e donne in giro per il paese riguarda il colpo di scena. 
SPOILER SPOILER SPOILER
A metà film circa, sembra che il personaggio di Cortellesi decida di fuggire con il meccanico e abbandonare la famiglia, invece sta solo organizzandosi per riuscire a votare di nascosto dal marito che vuole impedirglielo. Il colpo di scena è l'importanza clamorosa e fondamentale nella storia italiana del primo voto allargato alle donne per decidere il passaggio alla Repubblica. 
In una società come la nostra, dove il voto è qualcosa di evitato, considerato inutile con astensionismo elevatissimo, questo film vuole collegare nel modo più profondo e intrecciato possibile quanto la partecipazione democratica sia stata (e possa essere ancora) fondamentale nel provocare cambiamenti positivi nella società. 
Se non voti sei un pezzo di merda tale e quale come un marito che mena la moglie.  
La scelta del bianco e nero in quattro terzi è per poter effettuare una fantastica transizione finale, nell'epilogo/titoli di coda, tra le scene del film e spezzoni dell'Istituto Luce, sublimando così la natura del film da storia fittizia a rappresentazione 'documentaristica' della realtà italiana di allora.