Anime - A History (Id, 2013*): questa che ho per le mani è la seconda edizione, riveduta, corretta e ampliata uscita per i 10 anni dalla prima pubblicazione, nel 2023. 
Jonathan Clements è uno studioso di anime, parliamo a livello universitario/accademico: non è un otaku, è un ricercatore e autore di studi sul media, il suo sviluppo e tutti i contorni e affini. 
Ecco. 
Questo è immediatamente un saggio molto serio che tratta l'argomento con un approccio tradizionale, analitico, assolutamente non pop; uno di quei saggi certamente interessanti, anche molto noiosi: un testo scientifico con frequenti parentesi, citazioni, note e riferimenti alle innumerevoli fonti. 
E' largamente considerato il più importante libro in lingua inglese sul soggetto, ed è certamente straordinariamente informativo; tuttavia, come abbiamo frequentemente analizzato qui sul blog, è un modo di fare saggistica rimasto indietro e inferiore, da un punto di vista strettamente divulgativo, al modo contemporaneo di scrivere non fiction, fatto di strutture e tempi narrativi, toni discorsivi e l'idea che un discorso debba essere simile a un racconto e non solo un infodump. 
Il libro funziona così: c'è una lunga intro su cosa sia un anime. 
E' qualsiasi animazione dal Giappone? Solo certe animazioni fatte con determinate tecniche all'interno di una specifica condizione produttiva? E' qualsiasi cosa correlata, compreso il merchandise? 
A volo d'uccello si parla di storiografia giapponese e internazionale sul tema e si stabiliscono i contenuti e l'approccio del libro, parallelamente si racconta lo sviluppo tecnologico e culturale intorno al concetto di immagini in movimento dal cinema alla televisione, a internet. 
Uno scritto potente per contenuti e analisi, rigoroso; leggibilità molto scarsa: sappiatelo prima di affrontarlo.
Elenco dei capitoli e brevissima sintesi dei contenuti: 
1912-1921: archeologia degli anime, primi esempi di animazione come il Katsudo Shashin.
1921-1937: prima industrializzazione del prodotto, nascono le film factories; muto, poi sonoro, colore e l'adozione dei transparent cel che ogni appassionato conosce (e possiede qualcuna).
1931-1948: animazione propagandistica di guerra, ma anche cartoni educativi per l'istruzione dei soldati e l'animazione che diventa un'attività nazionale e governativa.
1946-1962: nascita della moderna industria giapponese dell'animazione, prime case di produzioni, primi problemi sulle condizioni lavorative degli animatori.
1953-1967: prime esportazioni internazionali, nasce Toei, arriva la televisione.
1961-1972: Tezuka e Astro Boy e l'industria esplode, piccoli e grandi nuovi produttori, Fuji TV, Tetsujin e i primi soldi americani.
1966-1983: le produzioni cominciano a definirsi e distinguersi per generi, gigantesco aumento di popolarità, anime nel prime time televisivo, anime sportivi, Tatsunoko, Space Battleship Yamato, Heidi, mecha e Mazinger, primi animatori celebrity come Nagai e Tomino.
1977-1996: inizia il fenomeno del collezionismo, videocassette e poi dvd, le produzioni si adattano alle proprie maturing audiences, mercato del merchandise, lungometraggi per il cinema tratti da serie, oav, hentai e prodotti del fandom, nascono gli otaku.
1984-2006: Grendizer, i Pokemon e gli anime conquistano il mondo, Ghibli, Akira, 1997 anno incredibile di Mononoke ed End of Evangelion (e un sacco di altri), si cominciano a produrre anime all'estero per l'estero.
1983-2012: la svolta digitale in produzione e distribuzione, produzioni amatoriali che rivaleggiano con i professionisti.
1979-2021: la Cina disprezza, poi apprezza e poi investe nel settore.
2005-2022: il Ghibli Museum, le mostre, gli eventi, le celebrità tra animatori e doppiatori, ancora sugli otaku e il loro impatto economico, gli anime a teatro, Akihabara, il crowd sourcing, le light novel, iniziative governative per promuovere l'industria (che spesso sono dannose e mal fatte), Kyoto Animation.
2015-2023: declino del sistema classico, nel 2019 niente più anime in prime time, morte dei negozi fisici e delle sale giochi, morte dei beni fisici, calo degli ingressi al cinema, tutto sostituito dai nuovi services online, anime commissionati da streamers internazionali (tipo Netflix), trasformazione del fenomeno degli anime in una industria multinazionale e multiculturale.
Infine, nell'epilogo si parla brevemente di Covid, ancora della crisi e degli scandali per le condizioni lavorative, ancora dei tanti soldi investiti dalla Cina.
Non ho dubbi sul consigliare questo libro a ogni appassionato di anime e saggistica, ma è un testo per un livello più intenso di passione.