The Value of a Whale (Id, 2022): on the illusions of green capitalism. Questo e il prossimo, ma volendo anche il precedente, sono 2 (3?) post dedicati a libri che non avrei dovuto comprare, che ho comprato aspettandomi qualcosa di diverso. Questo è un saggio pubblicato dall'Università di Manchester, scritto da Adrienne Buller che è un ricercatrice per il Common Wealth. Due parole, nel senso di 'con lo spazio', da non confondersi con l'impero britannico.
Userò le parole dal loro sito: "Common Wealth was founded in 2019 based on the insights that ownership is the structuring force in our economy and that current relations of property and power are social in origin — and therefore can and must be reimagined.".
E' un libro di economia. 
Pensavo fosse un libro di... ecologia? Il problema non è tanto l'oggetto del libro, ma la sua natura prettamente accademica: non è un saggio divulgativo di quelli che leggo normalmente, questa è un'opera specialistica che richiede (interesse) competenze avanzate in materia di economia. 
Lo dico sapendo di avere una conoscenza superiore alla media sull'argomento. 
E' una lettura pallosissima, ho saltato qua e là.
Questo libro non parla di complotti, crimini o di generica illegalità dei grandi gruppi industriali/finanziari contro la legge degli uomini e della natura; si parla dell'insieme delle pratiche, norme e leggi che organizzano e regolano la 'green economy' e di come l'idea che possa esistere un capitalismo 'verde' sia una stronzata. 
Una panoramica su come governi e gruppi d'interesse cerchino di salvare il capitalismo dalla crisi ecologica e, allo stesso tempo, guadagnare dal cercare di risolvere la crisi ecologica attraverso il capitalismo... o qualcosa del genere: il senso è chiaro.
Si parla di 'carbon price', praticamente un complessissimo ragionamento il cui risultato è un costo economico per 'misura d'inquinamento'; si parla, quindi, di 'carbon offsets' e di 'carbon neutrality' ovvero di come sia concesso produrre 10 dollari di inquinamento e compensarlo piantando 10 dollari di alberi... detto in soldoni. 
Si parla, insomma, di 'green washing'.
Il titolo del libro dipende da quanto sopra: IMF, il fondo monetario internazionale di cui si sente parlare ogni giorno al telegiornale, ha stabilito che il valore di una balena sia pari a 2 milioni di dollari; questo valore è stabilito, sempre riassumendo grossolanamente, dal suo positivo impatto sull'ecologia (superiore all'equivalente in alberi): conseguentemente, per ammazzare una balena, è necessario fare cose verdi per 2 milioni di dollari ogni balena. 
L'autrice dibatte sulla moralità di attribuire un valore a un essere vivente, cosa che mi colpisce poco perché lo faccio continuamente ogni giorno che faccio la spesa (mia moglie fa la spesa, ma è la stessa cosa per interposta persona), e la realtà dietro i ragionamenti alla base delle più moderne pratiche economiche e rapporti con l'ecologia. 
E' interessante, ma non è scritto bene: non c'è arte, ci sono un sacco di dati. 
Il primo capitolo spiega il capitalismo, più o meno: market centric economy, efficiensy vs ethics and fairness, soluzioni fallaci all'origine all'idea di risolvere i problemi ecologici con l'economia. Il secondo è un soporifero capitolo sulle leggi e le politiche internazionali che governano i rapporti tra economia ed ecologia, quindi il carbon price e gli offsets di cui parlavo prima. 
Il terzo introduce la malvagia 'asset management industry', ovvero quelle società che gestiscono la finanza internazionale nella forma di fondi d'investimento e altre 'cose' finanziarie; il quarto insiste sul tema e ci presenta il modo in cui questa industria, più delle altre, sia in grado di pilotare e influenzare l'interezza dell'economia globale e, quindi, il suo rapporto con l'ecologia. 
Tanto per dire: io ho un paio di fondi di BlackRock che sono esattamente ciò di cui parla l'autrice, perché interessano specificamente il mercato delle rinnovabili e della green economy; a mia discolpa posso dire che avrei potuto tranquillamente possedere la stessa roba sul carbone senza provare la minima differenza, il motivo per cui ho quelli sulla green economy è perché rendono meglio. 
Esattamente a questo punto, il libro vira fortemente sulla polemica e comincia a parlare di alchimisti dell'economia capaci di trasformare il green in gold, della scoperta di nuovi modi per guadagnare sfruttando l'etico e il sostenibile. 
Il resto del libro è una serie di ragionamenti ed esempi su come l'Economia intesa come l'insieme di ogni sua componente non sia in grado di risolvere i problemi ecologici, perché ne è la causa principale, e nessuna delle sue attività è in alcun modo sufficiente. C'è un tentativo finale di offrire qualche soluzione e alternativa, ma è nebuloso e sembrerebbe richiedere una rivoluzione. 
In conclusione: il libro è super interessante perché tratta di un argomento al quale dovremmo tutti prestare attenzione assoluta, sfortunatamente è scritto in un modo tale da renderlo incomprensibile e simpatico quanto gli stronzi che vandalizzano le opere d'arte.