The Trees (Id, 2021): abbiamo un altro romanzo shortlisted al Booker lo scorso anno. Percival Everett è un celebrato scrittore americano di colore e un professore universitario, quindi un intellettuale; è il suo primo romanzo che leggo, è un prolifico(issimo) autore, anche poeta e, a occhio, il grosso della sua produzione è relativa alla storia/condizione dei neri in America, razzismo etc.
Sono abbastanza sicuro leggerò altro, sono specialmente attratto da quello pubblicato subito dopo, l'ultimo uscito.
Mi è piaciuto fino a un certo punto, poi ha più o meno smesso ma è molto breve e quindi l'ho finito.
In un paese moribondo di vecchi razzisti ignoranti del sud, solo vagamente interessati a un impressione di civiltà, arrivano 2 detective speciali neri dalla città per assistere in un caso di omicidi multipli con alcuni bizzarri dettagli richiamanti alla storia del posto. 
Stile di scrittura asciuttissimo, secco e ricercatamente witty; capitoli brevissimi (108 capitoli in 300 pagine), narrazione frenetica, una quantità di situazioni e dialoghi cinematografici che richiamano chiaramente Guy Ritchie.
...non per i temi: il soggetto è assolutamente serio e incentrato sulle migliaia di neri linciati in America da sempre a oggi, è l'atteggiamento dei personaggi a essere divertentemente cinico, a tratti surreale, è veicolo parodistico-satirico per trattare il tema razzismo negli USA. 
Il libro è indubitabilmente umoristico. 
Il sud degli USA e i suoi abitanti sono rappresentati come concentrati di ignoranza/razzismo/piccolezza e altra ignoranza e razzismo: l'autore insiste molto e con gusto sull'imitare la lingua sgrammaticata e scorretta di questi redneck orgogliosi di esserlo, mentre più o meno tutti i protagonisti neri sono educati e simpatici ed 'evoluti'. 
Non è esplicito, probabilmente collaterale, ma Everett riesce nell'impresa di mostrare pietà per questa spazzatura bianca completamente tagliata fuori dal progresso civile, una forma di società morente incapace, persino, di qualificarsi come conservatrice; sfortunatamente, proseguendo, l'autore abbandona l'equilibrio e vira la storia verso una più parziale e meno divertente presa in giro: inevitabili, a questo punto, i capitoli dedicati a Trump. 
La vicenda parte dalla vera storia del linciaggio di Emmett Till, imbastisce una storia di possibile vendetta razziale, finisce per trasformarsi in qualcosa di molto diverso, banale e poco interessante. 
E' una di quelle situazioni dove viene accordato speciale privilegio, comprensibilmente ma anche no, a un tipo di rabbiosa letteratura di minoranza che non sarebbe altrimenti tollerata, non fosse prodotta da una minoranza perseguitata, e soprattutto non così tanto accolta da successo.
SPOILER SPOILER SPOILER
All'inizio ci sono un po' di abitanti del paesino di merda, abitanti neri, che decidono di vendicarsi di centinaia d'anni di assassini impuniti; fanno secchi un paio di bianchi e fin qui tutto normale e divertente: arrivano i poliziotti speciali, poi arriva l'FBI. Super. Si legge bene e funziona. 
A circa un terzo, tuttavia, succede una cosa magica e i corpi di tutti i neri linciati negli usa, e poi di tutte le vittime di razzismo, compresi asiatici e altri, risorgono e diventano una piaga di zombie vendicativi guidati da una forza misteriosa all'omicidio di tutti i razzisti d'America e i loro parenti. 
Ecco, questa è la parte che funziona meno: prima gli umani, poi gli zombie uccidono parenti innocenti di razzisti omicidi (ma ormai morti di vecchiaia o altro, perché i peccati dei padri etc etc), poi mostrano di selezionare e uccidere solo alcuni di questi parenti, sostanzialmente solo gli uomini, ignorando le donne razziste d'America. 
C'è qualcosa che convince poco nella morale di questa violenza e francamente trovo discutibile che il libro promuova come accettabile la strage di poveracci, razzisti certamente, molti dei quali razzisti solo a parole e ridicoli.
Certo è satira, certo è parodia ma è lo stesso inquietante.