Everything Everywhere All at Once: prendete uno di quei film sperimentali di una volta, quelli diretti da qualcuno con nome finente in "-ski(y)", aggiungete un'abbondantissima dose di Matrix e un pizzico di Marvel/Disney. Fatelo sino-americano di prima generazione.
Il risultato è indubbiamente originale. Molto apprezzato dalla critica. Molte cose divertenti con un gusto assurdista certamente asiatico, quasi giapponese. Troppo lungo, estenuante: 40, 50 minuti di troppo. 
L'orrore sociale della famiglia cinese in America è un topic che sta ricorrendo con allarmante frequenza, sembra diventato impossibile non imbattersi in una terribile madre cinese, in una figlia che vuole ribellarsi, una nonna/nonno impossibile da accontentare. 
Michelle Yeoh è la madre. 
Short Round/Data è il marito. 
La figlia è un'attrice quasi agli esordi. 
Il nonno è James Hong. 
C'è anche Jamie Lee Curtis, ma non è parte della famiglia. 
Comunque... il multiverso è in pericolo e una versione alternativa del marito viene a cercare questa versione della moglie perché, per motivi che saranno spiegati, è The One e ha in sé il potere di sfruttare il multiverso (e imparare il kung fu: le similitudini con Matrix sono gigantesche e continue, e persino imbarazzanti) e salvarlo da un misterioso super villain alla Kang.
Dramma famigliare e cosmico collidono mentre ai personaggi è data l'occasione di vedere come avrebbero potuto essere le loro vite in... ah... una miriade di circostanze diverse. 
La Yeoh è bravissima e, incredibilmente, nonostante stia saturando il mercato americano quasi fosse l'unica donna cinese al mondo, non ci si stanca di guardarla recitare.
In un'altra curiosa vicinanza a Matrix, il film è prodotto/scritto/diretto da una coppia the si fa chiamare The Daniels (ma non sono fratelli), anche loro praticamente esordienti. 
Deludente rispetto al buzz esageratamente positivo internet, originale  derivativo allo stesso tempo, merita una visione.