City Hunter - Shinjuku Private Eyes: "questi non sono più gli anni '80!", grida Kaori sfondando a martellate il fourth wall e la testa di Ryo Saeba in un colpo solo subito all'inizio del film.
"Mokkori!", rispondiamo tutti in coro con l'arroganza dei quarantenni che rifiutano di invecchiare.
Non è un film d'anniversario per ricordare o festeggiare uno dei più famosi manga di sempre, uno dei capisaldi degli anni '80, ma qualcosa nell'aria deve esserci: è il primo film di City Hunter da 10 anni a questa parte, e capita circa in contemporanea con una produzione francese che sto 'acquisendo' proprio adesso che scrivo.
Arriviamo subito al dunque: è un bel film? No. Ho faticato a trattenere le lacrime? Sì. Mi sono emozionato? Sì.
E' una delle più riuscite operazioni nostalgia che siano mai state prodotte: è la quintessenza di City Hunter distillata in un'ora e mezza di citazioni e riferimenti. Il tutto vagamente aggiornato tecnologicamente sulla falsa riga dell'ultimo Lupin.
La produzione è Sunrise: i doppiatori originali sono praticamente tutti tornati a ricoprire i rispettivi, storici ruoli; il regista è Kenji Kodama, già regista di praticamente tutti i precedenti adattamenti animati di City Hunter.
E' City Hunter.
Non è una reinterpretazione, non è una versione moderna: è l'archetipo di un episodio di City Hunter.
Ci sono Ryo e Kaori, c'è il cattivo che prova a sedurre Kaori, c'è la bella in pericolo che assolda City Hunter; ci sono Umibozu, Miki e Saeko; c'è tutto il classico underground di Shinjuku; c'è la giacca e c'è il cappotto. La pistola e il martello.
Kaori grida che non sono più gli anni '80. Dice la verità mentendo spudoratamente: Shinjuku Private Eyes è gli anni '80.
Nel corso del film si possono sentire tutte le theme song più famose, riarrangiate: c'è Running to Horizon, c'è Get Wild... ci sono tutte.
C'è anche qualcosa d'altro, ma prima di parlarne dovrò usare lo spoiler shield: questo film di City Hunter è esclusivamente dedicato ai fan di allora. E' una produzione totalmente senza senso perché non prova ad avvicinare nuovi spettatori, anzi fa di tutto per allontanarli rintronandoli con il peso di questi 40 anni (chi più, chi meno). E' perfetta così ed è una delle più belle dimostrazioni di amore per la propria tradizione che Sunrise potesse realizzare.
SPOILER SPOILER SPOILER
Niente da dire sulla trama: è stupida e il film è davvero poco divertente. Vive e muore esclusivamente grazie all'amarcord e alla perfetta organizzazione di dettagli e ricordi. La vera e stupefacente sorpresa del film è la presenza di... Sheila, Kelly e Tati. Hitomi, Rui e Ai: le originali Cat's Eye fanno più di una semplice comparsata nel corso del film. Con tanto di theme song d'accompagnamento.
La scena finale con Kaori che si sposta per lasciar sparare Ryo è più che perfetta.
I titoli di coda sono una serie di coltellate al cuore: un susseguirsi di alcune delle cover più famose del manga, e di sequenze da alcuni degli episodi più famosi delle serie animate. 
E' magnifico e triste.
...e ignora Angel Heart e tutto ciò che Tsukasa Hojo è riuscito a sbagliare negli anni successivi.
Tipo uccidere Kaori.
L'ultima scena del film è il classico finale aperto giapponese di allora, ma fatto meglio rispetto ad allora: più romantico e onesto.