An Odyssey (Id, 2017): Daniel Mendelsohn è un intellettuale americano di varia e fortunata carriera. Critico letterario e culturale, classicista, giornalista e scrittore di saggi. La sua famiglia comprende registi, fotografi, scienziati, altri giornalisti.
An Odyssey è una curiosa entità: è un memoir e un saggio di filologia e critica letteraria.
Questa forma non è nuova per l'autore: la wikipedia sostiene sia il suo terzo libro di questo tipo e, scorrendo i titoli precedenti, mi verrebbe da darle ragione.
In questo libro, Mendelsohn racconta del proprio rapporto con il padre, specialmente negli ultimi anni della sua vita, e contemporaneamente parla dell'Odissea di Omero.
L'Odissea non è un gimmick. In alcuni aspetti del libro, l'Odissea assomiglia un po' a un gimmick... per esempio la struttura del libro imita le forme raggruppabili dei libri dell'Odissea... ma è tutt'altro che un gimmick: l'autore offre effettivamente un profondo e ricco essay sul classico greco, dall'inizio alla fine, con particolare attenzione e concentrazione dedicata ai rapporti interpersonali tra Odisseo e Telemaco, Odisseo e Penelope, Odisseo e, ovviamente, Laerte.
Non è un gimmick, è un'operazione di straordinaria raffinatezza ed elegante strutturazione dove i livelli narrativi di intrecciano, imitano e richiamano continuamente: l'autore racconta la propria vita imitando la forma dell'Odissea, allo stesso tempo l'Odissea ha influenzato ed è stata direttamente coinvolta nelle situazioni raccontate nel memoir.
Nel primo capitolo, Mendelsohn spiega la famosa ring composition omerica (la concatenazione circolare di flashback dentro flashback dentro flashforward dentro racconti del presente narrativo che si allontanano e poi ritornano chiudendo cerchi di storie dentro storie) e subito dopo diventa chiaro come l'autore userà questa stessa forma stilistica per sviluppare la sua storia. I due libri, quello che stiamo leggendo e quello costantemente citato, si sviluppano quindi seguendo binari paralleli di sviluppo cronologico ma, allo stesso tempo, adottano gli stessi processi narrativi muovendosi avanti e indietro nel tempo, anticipando eventi futuri o digredendo nel passato.
An Odyssey arriva a malapena a 300 pagine ma è talmente ricco e denso di contenuti da sembrare un'opera molto più consistente. Sembra un'opera molto più consistente ma si legge con la freschezza e la rapidità di un romanzo di 300 pagine.
E' un lavoro di eccezionale fattura.
Si comincia con il proemio e, parallelamente, un'introduzione alla famiglia dell'autore.
Si passa al capitolo su Telemaco: sono i primi 4 libri dell'Odissea che raccontano dell'educazione di Telemaco e della sua ricerca del padre scomparso da 20 anni; e, nella memoria, il parallelo vede l'autore impegnato a tenere un corso sull'Odissea a cui il padre decide di partecipare come 'studente'.
Questo è uno dei giochi narrativi utilizzati da Mendelsohn: il grosso del racconto del corso è contenuto in questo capitolo, ma il corso è in realtà raccontato attraverso tutto il libro e, mano a mano che l'autore spiega ai suoi studenti i vari libri (in ordine) che compongono l'Odissea, così la memoria del padre procede confondendosi e stimolandosi.
Questo primo capitolo è un po' diverso dai successivi perché è l'unico a contenere un sotto capitolo dedicato al rapporto tra uomo e donna, tanto nel classico quanto tra i genitori dell'autore: si parla di like-mindedness.
NOTA: ho provato a utilizzare le parole in greco, ma devo continuamente riguardare come sono scritte o copiare/incollare, quindi mi limito a quelle inglesi.
NOTA2: inevitabilmente, in un libro che è tanto un romanzo quanto un saggio, mi trovo spinto a parlarne più come un saggio.
NOTA3: l'autore è sopra i 50, il padre è sopra gli 80.
La seconda parte del libro vede i due protagonisti partire per una crociera del Mediterraneo organizzata per ripercorrere i luoghi famosi dei viaggi di Ulisse. Sono i libri da 9 a 12 dell'Odissea: le avventure di Ulisse lontano da casa, e allo stesso modo i due protagonisti sono lontani da casa. Sono i racconti raccontati da Odisseo stesso, e non dal poeta nel gioco Omerico, ed è un momento in cui il padre, lontano dalle responsabilità domestiche, si trasforma in una persona nuova che non corrisponde all'idea del figlio. La sovverte... quasi.
A questo punto il libro comincia ad accelerare il passo, come nell'Odissea, e i capitoli diventano più brevi e incalzanti: la terza parte vede il ritorno dell'eroe a Itaca, libri da 13 a 20, e il ritorno dei due viaggiatori a casa. I libri 15 e 16 sono l'incontro tra Odisseo e Telemaco: il momento quando i due precedenti blocchi del racconto classico convergono per iniziare l'attacco finale. Allo stesso modo il padre e l'autore si conoscono per la prima volta, ma è soprattutto il figlio a vedere aspetti ignoti del padre e ha scoprire una curiosità nei suoi confronti che è nuova.
La quarta parte è dedicata agli ultimi 4 libri dell'Odissea, il Riconoscimento: lo svelamento di Odisseo ai suoi nemici, alleati e famigliari. Il corso finisce, la crociera è finita, il padre si ammala e il figlio, come Telemaco all'inizio, comincia a indagare su di lui. L'ultimo libro dell'Odissea è dedicata all'incontro tra Ulisse e il padre Laerte, più importante nell'epica omerica di quello da Odisseo e Penelope svelato nel penultimo. La ring composition di questa vita che imita l'arte che imita la vita raggiunge il suo culmine come il figlio (l'autore) passa il tempo al capezzale del padre morente, allo stesso modo di come il padre, a inizio libro, era stato mostrato al capezzale del 'nonno' morente. 
C'è un ultimo capitolo di epilogo e di spiegazione del concetto di tomba e funerale nell'epica greca.
I due protagonisti sono uomini diversissimi tra loro: il padre è un matematico con un background militare, rigido e senza debolezze, incapace a mostrare affetto ma non un cattivo padre o un uomo senza emozioni; il figlio è un classicista e artista omosessuale, quindi sensibile e con una prospettiva sulla vita completamente diversa.
La caratterizzazione del padre è indubbiamente toccante e risuonerà con chiunque abbia avuto una simile esperienza di vicinanza a un uomo in declino psicofisico, improvvisamente meno sicuro di sé e spaventato, forse impegnato a un'analisi dei propri errori e rimorsi.
La vecchiaia. Non necessariamente un padre, un nonno è sufficientemente simile.
Risuonerà bene o male a seconda di come l'esperienza sia finita... ma la realtà di come finisce è uguale per tutti: le modalità possono cambiare ed essere tinte di sfumature più o meno patetiche o tragiche, ma il finale della storia è uno solo.