Nero su Bianco (Kokubyaku, 1928): è una specie di opera perduta di Junichiro Tanizaki. Pubblicato a puntate nel 1928, non è mai stato raccolto in volume: dimenticato/sconosciuto, pare, tanto agli studiosi occidentali quanto a quelli giapponesi. Entra in scena Phyllis I. Lyons, professore emerito di lingue e letteratura giapponese alla Columbia University... qui la cosa diventa più nebulosa, ma la professoressa sembrerebbe essere stata la scopritrice di questi testi perduti. Se li è portati a casa, tradotti e fatti pubblicare dalla Columbia stessa. Ha pure aggiunto diverse note e testi di commento, su questo tema torniamo tra poco.
In Italia è pubblicato da Neri Pozza con una sicuramente onesta dichiarazione di aver tradotto direttamente dall'originale giapponese. Questa dichiarazione è suffragata dal traduttore coinvolto nel progetto, l'esperto Gianluca Coci.
Non metto in dubbio la dichiarazione: ritengo ovvio che la scoperta della Lyons/pubblicazione Columbia abbiano reso il testo originale noto e disponibile ad altri editori. Critico, però, Neri Pozza per non aver inserito nel testo almeno una piccola nota relativa ad alcune questioni importanti relative a questo romanzo, che sono invece presenti ed evidenti nell'edizione inglese (che sono andato a cercare dopo essere stato stimolato in questo senso da alcune recensioni inglesi), e fondamentali per la comprensione dello stesso.
Non parlo dei commenti originali scritti dalla Lyons, ma di una prefazione e postfazione scritti dal Tanizaki medesimo... soprattutto la brevissima postfazione nella quale si spiega il finale.
Non una cosa da poco.
Ci penserò io.
Tanizaki è il famoso autore di Neve Sottile e uno dei principali romanzieri giapponesi del '900.
Ha rischiato di vincere il nobel per la letteratura ed è... famoso.
Questo è un romanzo giallo socialmente critico, artisticamente gnè (non l'ho apprezzato) ma eccezionalmente metanarrativo (pensare che sia stato scritto nel 1928 fa esplodere la mente).
Il romanzo non mi è piaciuto ma il suo contesto è straordinariamente intrigante, affascinante e ricco.
Oggi è un artificio narrativo noto che deve essere stata la trama di almeno un episodio di ogni serie tv poliziesca al mondo: nel suo ultimo lavoro, uno scrittore di gialli spiega il piano per l'omicidio perfetto... nelle serie tv, a questo punto, qualche pazzo utilizzerebbe il libro per realizzare un vero omicidio coinvolgendo, come detective o sospettato, lo scrittore.
Il romanzo di Tanizaki prende una strada diversa e impensabile.
Cercherò di renderlo al meglio, ma è complesso.
Tanizaki scrive di uno scrittore che scrive di uno scrittore che commette l'omicidio perfetto. Il romanzo fittizio dentro il romanzo vede, infatti, uno scrittore nel ruolo del perpetratore del crimine: la vittima fittizia di questo crimine commesso dalla scrittore-omicida è basato su un 'amico' dello scrittore-scrittore.
Lo scrittore-scrittore, il giorno dopo aver spedito il manoscritto, si accorge di aver per sbaglio chiamato la vittima con il nome della persona 'vera', invece di usare uno pseudonimo (sto riassumendo e modificando per semplificare). Non è più possibile correggere e il testo viene pubblicato così.
Lo scrittore-scrittore, già psicologicamente instabile, scivola nel corso del romanzo in un buco nero di paranoia crescente, terrorizzato all'idea che qualche suo lettore possa non solo decidere di mettere in pratica l'omicidio perfetto esattamente come descritto nel suo lavoro, ma di uccidere proprio la persona 'vera' da lui erroneamente, precisamente indicata. Soprattutto è terrorizzato all'idea di poter diventare sospetto e perseguitato.
Succedono varie cose in un crescendo di delirio e paranoia: Tanizaki spende la più grossa parte delle sue pagine nel raccontarci i viaggi mentali e le speculazioni paranoiche dello scrittore-scrittore, le mille simulazioni di cosa potrebbe e potrà succedergli di male, per poi dedicare ai fatti 'veri' solo poche righe. La rappresentazione è chiara: lo scrittore-scrittore smette di vivere nella realtà e comincia a perdere contatto, dissociarsi e scivolare in fantasie persecutorie, etc etc.
Decide, e qui il genio si impenna ulteriormente, di scrivere un secondo lavoro per, in qualche modo, scagionarsi dal possibile omicidio. C'è, in pratica, un ulteriore livello metanarrativo interno.
C'è, e qui è veramente da farsi esplodere la mente, un ulteriore livello metanarrativo esterno.
Tutta questa costruzione messa in piedi da Tanizaki, infatti, deriverebbe da alcuni fatti accaduti nella vita vera dell'autore.
Nel 1927, per diversi mesi, Tanizaki aveva pubblicamente litigato (come usavano fare i letterati dei primi del novecento anche da noi) con Akutagawa su materie letterarie ed artistiche, scambiandosi lettere e articoli e cose del genere. Tanizaki, pare, fu molto duro con Akutagawa.
Akutagawa si uccise poco dopo.
La ricostruzione della Lyons suggerisce che Tanizaki possa essersi sentito in colpa, possa addirittura essere stato velatamente accusato di aver contribuito al suicidio di Akutagawa.
La parola giapponese che compone il titolo originale di Nero su Bianco (tradotto: Nero e Bianco) sarebbe un gioco di parole per omofonia con la parola significante 'confessione'.
BOOM!
Straordinario.
Il romanzo però non è un granché: non c'è un vero mistero e non c'è una vera sceneggiatura. Il trip psicologico è certamente interessante, ma il contenuto è scarso. Ci sono pochissimi personaggi: oltre allo scrittore-scrittore, ci sono un assistente dell'editore, una prostituta e pochi altri.
E' una bella invenzione letteraria, brillante, ma non è un granché da leggere.
E', inoltre, drammaticamente interrotto. Non finisce.
Un lettore arriva alla fine dell'edizione italiana e comincia a farsi anche lui tutti dei voli pindarici tentando di dare un senso al finale, magari va su internet a cercare qualche spiegazione critica dotta e scopre che a conclusione dell'originale ultima puntata giapponese del romanzo, Tanizaki allegò una breve nota di scuse.
La riporto come da edizione inglese:
"AUTHOR’S APOLOGY ON THE CONCLUSION.
From the author: In Black and White has gone on quite a bit longer than the initial projection of three months, so I’ve decided to end it here. I earnestly beg the readers’ indulgence."
Come dire: non una cosa da poco. Una minuscola nota a fine edizione italiana sarebbe assolutamente stata necessaria.
Nero su Bianco è più divertente da discutere che da leggere.
SPOILER SPOILER SPOILER
Alla fine l'omicidio accade 'veramente'. Lo scrittore-scrittore viene portato in centrale da detective della polizia. La storia finisce con lo scrittore-scrittore che sta per essere torturato per confessare.
In Italia è pubblicato da Neri Pozza con una sicuramente onesta dichiarazione di aver tradotto direttamente dall'originale giapponese. Questa dichiarazione è suffragata dal traduttore coinvolto nel progetto, l'esperto Gianluca Coci.
Non metto in dubbio la dichiarazione: ritengo ovvio che la scoperta della Lyons/pubblicazione Columbia abbiano reso il testo originale noto e disponibile ad altri editori. Critico, però, Neri Pozza per non aver inserito nel testo almeno una piccola nota relativa ad alcune questioni importanti relative a questo romanzo, che sono invece presenti ed evidenti nell'edizione inglese (che sono andato a cercare dopo essere stato stimolato in questo senso da alcune recensioni inglesi), e fondamentali per la comprensione dello stesso.
Non parlo dei commenti originali scritti dalla Lyons, ma di una prefazione e postfazione scritti dal Tanizaki medesimo... soprattutto la brevissima postfazione nella quale si spiega il finale.
Non una cosa da poco.
Ci penserò io.
Tanizaki è il famoso autore di Neve Sottile e uno dei principali romanzieri giapponesi del '900.
Ha rischiato di vincere il nobel per la letteratura ed è... famoso.
Questo è un romanzo giallo socialmente critico, artisticamente gnè (non l'ho apprezzato) ma eccezionalmente metanarrativo (pensare che sia stato scritto nel 1928 fa esplodere la mente).
Il romanzo non mi è piaciuto ma il suo contesto è straordinariamente intrigante, affascinante e ricco.
Oggi è un artificio narrativo noto che deve essere stata la trama di almeno un episodio di ogni serie tv poliziesca al mondo: nel suo ultimo lavoro, uno scrittore di gialli spiega il piano per l'omicidio perfetto... nelle serie tv, a questo punto, qualche pazzo utilizzerebbe il libro per realizzare un vero omicidio coinvolgendo, come detective o sospettato, lo scrittore.
Il romanzo di Tanizaki prende una strada diversa e impensabile.
Cercherò di renderlo al meglio, ma è complesso.
Tanizaki scrive di uno scrittore che scrive di uno scrittore che commette l'omicidio perfetto. Il romanzo fittizio dentro il romanzo vede, infatti, uno scrittore nel ruolo del perpetratore del crimine: la vittima fittizia di questo crimine commesso dalla scrittore-omicida è basato su un 'amico' dello scrittore-scrittore.
Lo scrittore-scrittore, il giorno dopo aver spedito il manoscritto, si accorge di aver per sbaglio chiamato la vittima con il nome della persona 'vera', invece di usare uno pseudonimo (sto riassumendo e modificando per semplificare). Non è più possibile correggere e il testo viene pubblicato così.
Lo scrittore-scrittore, già psicologicamente instabile, scivola nel corso del romanzo in un buco nero di paranoia crescente, terrorizzato all'idea che qualche suo lettore possa non solo decidere di mettere in pratica l'omicidio perfetto esattamente come descritto nel suo lavoro, ma di uccidere proprio la persona 'vera' da lui erroneamente, precisamente indicata. Soprattutto è terrorizzato all'idea di poter diventare sospetto e perseguitato.
Succedono varie cose in un crescendo di delirio e paranoia: Tanizaki spende la più grossa parte delle sue pagine nel raccontarci i viaggi mentali e le speculazioni paranoiche dello scrittore-scrittore, le mille simulazioni di cosa potrebbe e potrà succedergli di male, per poi dedicare ai fatti 'veri' solo poche righe. La rappresentazione è chiara: lo scrittore-scrittore smette di vivere nella realtà e comincia a perdere contatto, dissociarsi e scivolare in fantasie persecutorie, etc etc.
Decide, e qui il genio si impenna ulteriormente, di scrivere un secondo lavoro per, in qualche modo, scagionarsi dal possibile omicidio. C'è, in pratica, un ulteriore livello metanarrativo interno.
C'è, e qui è veramente da farsi esplodere la mente, un ulteriore livello metanarrativo esterno.
Tutta questa costruzione messa in piedi da Tanizaki, infatti, deriverebbe da alcuni fatti accaduti nella vita vera dell'autore.
Nel 1927, per diversi mesi, Tanizaki aveva pubblicamente litigato (come usavano fare i letterati dei primi del novecento anche da noi) con Akutagawa su materie letterarie ed artistiche, scambiandosi lettere e articoli e cose del genere. Tanizaki, pare, fu molto duro con Akutagawa.
Akutagawa si uccise poco dopo.
La ricostruzione della Lyons suggerisce che Tanizaki possa essersi sentito in colpa, possa addirittura essere stato velatamente accusato di aver contribuito al suicidio di Akutagawa.
La parola giapponese che compone il titolo originale di Nero su Bianco (tradotto: Nero e Bianco) sarebbe un gioco di parole per omofonia con la parola significante 'confessione'.
BOOM!
Straordinario.
Il romanzo però non è un granché: non c'è un vero mistero e non c'è una vera sceneggiatura. Il trip psicologico è certamente interessante, ma il contenuto è scarso. Ci sono pochissimi personaggi: oltre allo scrittore-scrittore, ci sono un assistente dell'editore, una prostituta e pochi altri.
E' una bella invenzione letteraria, brillante, ma non è un granché da leggere.
E', inoltre, drammaticamente interrotto. Non finisce.
Un lettore arriva alla fine dell'edizione italiana e comincia a farsi anche lui tutti dei voli pindarici tentando di dare un senso al finale, magari va su internet a cercare qualche spiegazione critica dotta e scopre che a conclusione dell'originale ultima puntata giapponese del romanzo, Tanizaki allegò una breve nota di scuse.
La riporto come da edizione inglese:
"AUTHOR’S APOLOGY ON THE CONCLUSION.
From the author: In Black and White has gone on quite a bit longer than the initial projection of three months, so I’ve decided to end it here. I earnestly beg the readers’ indulgence."
Come dire: non una cosa da poco. Una minuscola nota a fine edizione italiana sarebbe assolutamente stata necessaria.
Nero su Bianco è più divertente da discutere che da leggere.
SPOILER SPOILER SPOILER
Alla fine l'omicidio accade 'veramente'. Lo scrittore-scrittore viene portato in centrale da detective della polizia. La storia finisce con lo scrittore-scrittore che sta per essere torturato per confessare.
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