Altre Menti (Other Minds, 2016): questo è un libro indeciso. Non sa se essere un saggio di biologia marina o di filosofia, tenta di essere entrambe le cose e il risultato è... non lo so. Lo deciderò alla fine del post.
L'autore di Altre Menti è un tale Peter Godfrey-Smith, professore di filosofia della scienza all'Università di Sidney. In Italia è pubblicato da Adelphi come numero 2 in una recente collana intitolata 'Animalia': azzarderei trattarsi di saggi sugli animali.
Altre Menti dovrebbe parlare di polpi, seppie e calamari. Cefalopodi.
L'autore, però, come dicevo, è un filosofo e non un biologo marino: ha la passione delle immersioni, poi si appassiona ai polpi/seppie (i calamari quasi non ci sono nel libro) e comincia a studiarli in modo amatoriale; attraverso l'osservazione e l'interazione con questi suoi amici sottomarini, nella sua mente si sviluppano importanti pensieri e teorie sulla coscienza, il linguaggio, la comprensione e la percezione di sé e degli altri.
Uhm.
Si parla con una breve storia dell'evoluzione dei cefalopodi: tra gli animali che hanno sviluppato sistemi nervosi complessi e 'grossi' cervelli, i cefalopodi sono quelli più lontani da noi per parentela genetica. Il nostro ultimo antenato comune è sperduto nel tempo: una qualche specie di vermetto.
Il ramo evolutivo dei cefalopodi è il più distante da quello dei mammiferi, conseguentemente la loro mente è la più altra rispetto alla nostra.
C'è un po' di storia degli animali: da unicellulari a più complessi, particolare attenzione data allo sviluppo della sensibilità e della capacità di segnalare (percepire e farsi percepire), infine dei sistemi nervosi.
I cefalopodi appartengono alla famiglia dei molluschi. I molluschi si svilupparono un po' prima del Cambriano. I cefalopodi saltarono fuori un po' dopo e si separarono in due gruppi principali: i polpi a 8 braccia e le seppie/calamari a 10 braccia.
Il polpo è comunemente riconosciuto come un animale intelligente, ma il suo cervello è organizzato in modo completamente diverso dal nostro: aprendo il cranio di un mammifero, pesce o uccello, sarebbe possibile riconoscere parti analoghe del cervello. Non così per i cefalopodi.
NOTA: il volume propone foto in bianco e nero sparse per il testo e un inserto centrale con foto a colori.
Proseguendo nell'analisi del cervello dei polpi, citando e confrontando studi effettuati da eminenti biologi, l'autore offre la seguente teoria (che sintetizzo): il polpo possiede un cervello centrale, situato nella 'testa' come noi, ma circa il doppio dei suoi neuroni sono sparsi per il resto del suo corpo, specialmente lungo le 8 braccia... come se ogni tentacolo fosse dotato di un mini cervello indipendente adibito al controllo motorio e analisi sensoriale.
Seguono un paio di capitoli abbastanza noiosi, per me che volevo un saggio sui polpi, con lunghe spiegazioni di teorie riguardo la coscienza, la senzienza, l'esperienza soggettiva. Esperimenti di biologia e psicologia per studiare il comportamento e capire il funzionamento del cervello, con particolare attenzione alla specializzazione delle due metà in cui è diviso.
Quest'ultima considerazione riporta il libro sul tema del polpo: il suo cervello è molto più diviso e la sua coscienza diffusa attraverso tutto il corpo. Una forma di vita incomprensibile dove il corpo e le estremità sono quasi indipendenti.
Concluso il discorso sui tentatoli, Godfrey-Smith passa a descrivere l'altra caratteristica più famosa dei cefalopodi: la capacità di cambiare colore. Giusto in tempo per approfittare dell'inserto.
I polpi sono i re dei tentacoli, ma per il cambiamento di colore devono cedere il primato alle seppie.
Introduzione specifica delle seppie, venendo poi a discutere la biologia dietro l'incredibile e velocissima capacità di cambiare colore, per poi sganciare la bomba che, secondo gli studi, gli occhi dei cefalopodi sarebbero incapaci di riconoscere i colori.
BOOM!
A cosa serve e come fanno a cambiare colore se non sono in grado di vederli?
Svelo subito la fine della lunga teoria: gli occhi della testa non vedono i colori, ma la pelle è piena degli stessi "affari" che stanno dentro gli occhi. In pratica: non solo hanno cervelli secondari, ma i tentacoli e la pelle in genere è in grado di vedere i colori.
Seguono due lunghi capitoli: uno di filosofia e psicologia del linguaggio, uno di filosofia e biologia riguardante la longevità e la mortalità.
Quest'ultimo è il capitolo meno sensato di tutto il libro: la sua unica funzione è quella di osservare la scarsa durata della vita dei cefalopodi.
Il penultimo capitolo è dedicato a Octopolis: il sito d'osservazione preferito dall'autore. Sito al largo delle coste meridionali australiane, 15 metri circa di profondità: è un sito particolare perché condiviso da più polpi insieme. Normalmente animali solitari, per qualche motivo qui vivono insieme.
Il libro tutto e questo capitolo in particolare è inframezzato da racconti di immersioni e incontri con polpi e seppie: l'autore ne è genuinamente affascinato e intenerito, e ne parla con la stessa passione con cui io discuterei le abitudini del mio cane.
L'epilogo è un classico richiamo all'attenzione ecologica: non inquinare e rispettare l'oceano e il pianeta.
Alla fine mi è piaciuto: è interessante e imprevedibile. L'autore è simpatico e pieno di sé.
L'autore di Altre Menti è un tale Peter Godfrey-Smith, professore di filosofia della scienza all'Università di Sidney. In Italia è pubblicato da Adelphi come numero 2 in una recente collana intitolata 'Animalia': azzarderei trattarsi di saggi sugli animali.
Altre Menti dovrebbe parlare di polpi, seppie e calamari. Cefalopodi.
L'autore, però, come dicevo, è un filosofo e non un biologo marino: ha la passione delle immersioni, poi si appassiona ai polpi/seppie (i calamari quasi non ci sono nel libro) e comincia a studiarli in modo amatoriale; attraverso l'osservazione e l'interazione con questi suoi amici sottomarini, nella sua mente si sviluppano importanti pensieri e teorie sulla coscienza, il linguaggio, la comprensione e la percezione di sé e degli altri.
Uhm.
Si parla con una breve storia dell'evoluzione dei cefalopodi: tra gli animali che hanno sviluppato sistemi nervosi complessi e 'grossi' cervelli, i cefalopodi sono quelli più lontani da noi per parentela genetica. Il nostro ultimo antenato comune è sperduto nel tempo: una qualche specie di vermetto.
Il ramo evolutivo dei cefalopodi è il più distante da quello dei mammiferi, conseguentemente la loro mente è la più altra rispetto alla nostra.
C'è un po' di storia degli animali: da unicellulari a più complessi, particolare attenzione data allo sviluppo della sensibilità e della capacità di segnalare (percepire e farsi percepire), infine dei sistemi nervosi.
I cefalopodi appartengono alla famiglia dei molluschi. I molluschi si svilupparono un po' prima del Cambriano. I cefalopodi saltarono fuori un po' dopo e si separarono in due gruppi principali: i polpi a 8 braccia e le seppie/calamari a 10 braccia.
Il polpo è comunemente riconosciuto come un animale intelligente, ma il suo cervello è organizzato in modo completamente diverso dal nostro: aprendo il cranio di un mammifero, pesce o uccello, sarebbe possibile riconoscere parti analoghe del cervello. Non così per i cefalopodi.
NOTA: il volume propone foto in bianco e nero sparse per il testo e un inserto centrale con foto a colori.
Proseguendo nell'analisi del cervello dei polpi, citando e confrontando studi effettuati da eminenti biologi, l'autore offre la seguente teoria (che sintetizzo): il polpo possiede un cervello centrale, situato nella 'testa' come noi, ma circa il doppio dei suoi neuroni sono sparsi per il resto del suo corpo, specialmente lungo le 8 braccia... come se ogni tentacolo fosse dotato di un mini cervello indipendente adibito al controllo motorio e analisi sensoriale.
Seguono un paio di capitoli abbastanza noiosi, per me che volevo un saggio sui polpi, con lunghe spiegazioni di teorie riguardo la coscienza, la senzienza, l'esperienza soggettiva. Esperimenti di biologia e psicologia per studiare il comportamento e capire il funzionamento del cervello, con particolare attenzione alla specializzazione delle due metà in cui è diviso.
Quest'ultima considerazione riporta il libro sul tema del polpo: il suo cervello è molto più diviso e la sua coscienza diffusa attraverso tutto il corpo. Una forma di vita incomprensibile dove il corpo e le estremità sono quasi indipendenti.
Concluso il discorso sui tentatoli, Godfrey-Smith passa a descrivere l'altra caratteristica più famosa dei cefalopodi: la capacità di cambiare colore. Giusto in tempo per approfittare dell'inserto.
I polpi sono i re dei tentacoli, ma per il cambiamento di colore devono cedere il primato alle seppie.
Introduzione specifica delle seppie, venendo poi a discutere la biologia dietro l'incredibile e velocissima capacità di cambiare colore, per poi sganciare la bomba che, secondo gli studi, gli occhi dei cefalopodi sarebbero incapaci di riconoscere i colori.
BOOM!
A cosa serve e come fanno a cambiare colore se non sono in grado di vederli?
Svelo subito la fine della lunga teoria: gli occhi della testa non vedono i colori, ma la pelle è piena degli stessi "affari" che stanno dentro gli occhi. In pratica: non solo hanno cervelli secondari, ma i tentacoli e la pelle in genere è in grado di vedere i colori.
Seguono due lunghi capitoli: uno di filosofia e psicologia del linguaggio, uno di filosofia e biologia riguardante la longevità e la mortalità.
Quest'ultimo è il capitolo meno sensato di tutto il libro: la sua unica funzione è quella di osservare la scarsa durata della vita dei cefalopodi.
Il penultimo capitolo è dedicato a Octopolis: il sito d'osservazione preferito dall'autore. Sito al largo delle coste meridionali australiane, 15 metri circa di profondità: è un sito particolare perché condiviso da più polpi insieme. Normalmente animali solitari, per qualche motivo qui vivono insieme.
Il libro tutto e questo capitolo in particolare è inframezzato da racconti di immersioni e incontri con polpi e seppie: l'autore ne è genuinamente affascinato e intenerito, e ne parla con la stessa passione con cui io discuterei le abitudini del mio cane.
L'epilogo è un classico richiamo all'attenzione ecologica: non inquinare e rispettare l'oceano e il pianeta.
Alla fine mi è piaciuto: è interessante e imprevedibile. L'autore è simpatico e pieno di sé.
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