Mary Poppins Returns: 54 anni dopo l'originale, è toccato a Rob Marshall il difficile compito di dare un seguito al classico Disney.
Emily Blunt nel ruolo di Julie Andrews, Lin-Manuel Miranda in quello di Dick Van Dike.
Non sono un fan, ho visto l'originale per la prima volta l'anno scorso o quello prima perché costretto da mia moglie, che è una fanatica.
Non ci è piaciuto: la presentazione è eccezionale, il valore produttivo altissimo, gli effetti speciali ben realizzati e non ci sono difetti nella regia, nelle interpretazioni o da qualche altra parte nel film.
...a parte la sceneggiatura.
Si sforza troppo, ci prova troppo: cerca troppo di essere il seguito e di riprendere lo stile e l'atmosfera di allora; allo stesso tempo, si sforza troppo e prova troppo a rendere il tutto contemporaneo e, persino, edgy.
Partiamo da qui: ci sono passaggi drammatici, addirittura dark. La storia assomiglia (troppo) a quella di Hook di Spielberg: i bambini del primo film sono diventati adulti, hanno dimenticato la gioia e vivono nel buio in una Londra che potrebbe essere il set del prossimo Corvo. Devono riscoprire il fanciullino interiore, tornare a sorridere e a credere nella magia.
E' Hook.
Su una nota diversa, e decisamente sorprendente, è la scena dentro la ciotola e, specialmente, il numero musicale decisamente raunchy: costume provocante, mosse sessualmente ammiccanti, testo inaspettatamente esplicito ed evocativo. E' esattamente il tipo di pezzo che ci si aspetterebbe dal regista coreografo diventato famoso per Chicago, ma la sua opportunità in Mary Poppins Returns è discutibile.
Laddove, invece, la sceneggiatura fallisce nel tentativo di rendersi uguale all'originale è per colpa delle troppe citazioni, scene ripetute reinterpretate, dei personaggi pseudo ricorrenti e di una troppo rigidamente costruita mitologia interna che ruba visivamente e tematicamente tanto da Harry Potter quanto da Tim Burton.
La Blunt è brava ma il personaggio era odioso a suo tempo e non è migliorato nella sua interpretazione, è però una 'credibile' Mary Poppins e star del film. Miranda, viceversa, è semplicemente troppo: il nuovo Bert è onnipresente, canta e balla sempre, è un co-protagonista che ruba la scena senza motivo e divide troppo spazio con la vera protagonista. Trasuda falsità e arroganza.
Proseguendo con gli attori: i bambini ora adulti sono affidati a due attori di poca qualità, fisicità ridicola e presenza minima. Guardare il giovane Q degli ultimi 007 nel ruolo dell'adulto che ha perso la gioia e il contatto con la sua gioventù, mi fa pensare alla pubblicità con Rovazzi (credo sia Wind) dove si lamenta di essere costretto a fingersi un baffuto uomo di generazioni passate: Whishaw non funziona, i suoi baffi sono fasulli, la sua interpretazione tradisce totale mancanza di immedesimazione.
Finiamo con i bambini-bambini: ci sono tre figli. Due accettabili e uno assolutamente insopportabile, forse il peggior bambino mai vistosi in un film. Odioso, petulante, capriccioso: è il bambino che piange al supermercato su cui speri cada il soffitto.
Finiamo davvero con i messaggi ambigui promossi da Disney: con una classica mossa che avrà provocato un colpo apoplettico a Gail Simone, gli sceneggiatori hanno ben pensato che, per dare carattere al personaggio di Michael, fosse necessario ammazzargli al moglie. Il deus ex-machina che risolve i problemi del film non è Mary Poppins ma il banchiere e il sistema finanziario: Mary Poppins Returns è un'ode del capitalismo che aiuta anche le piccole persone, basta aver fiducia e affidare i propri soldi.
Allo stesso modo, mentre al personaggio di Jane cresciuta viene affidata una battaglia sociale simile a quella della madre (perché la sceneggiatura è così, come detto sopra), ovvero la lotta a favore dei lavoratori dove a suo tempo fu quella per il diritto di voto alle donne, la condizione dei lavoratori promossa in Mary Poppins Returns è ancora una volta MOLTO discutibile: non ci sono gli spazzacamini ma ci sono altri sporchi e umili lavoratori, felici della propria condizione e consapevoli di dover stare al proprio posto, soddisfatti di servire ogni più piccolo capriccio della padrona, anche laddove portino a rischiare la propria vita. Anche laddove portino a rischiare la propria vita, quando la padrona avrebbe potuto risolvere il problema senza difficoltà o pericolo: parlo della scena finale dell'orologio.
A proposito di crimini: nel corso del film ci sono furti, attraversamenti di strade trafficate senza guardare (anzi, addirittura invitando a non guardare) e altre violazioni delle leggi statali, trasformate in atti di individualismo e gioia.
Mary Poppins Returns promuove il capitalismo e il liberismo: favorisce le banche, ritiene che le classi sociali debbano restare fortemente gerarchizzate, e sostiene il crimine per tornaconto personale.