Artemis (Id, 2017): la carriera letteraria di Andy Weir non è decollata. Il successo di The Martian, originariamente autopubblicato online nel 2011, poi ufficialmente nel 2014, adattato in un film di successo nel 2015, non è stato abbastanza.
Il secondo romanzo di Weir, uscito nel 2017, non è riuscito a capitalizzare sul successo del film, non è riuscito a scaldare il cuore dei lettori... non è riuscito.
A Weir non è comunque andata male: ha venduto i diritti per l'adattamento cinematografico prima ancora di pubblicarlo. Un film forse si farà, indipendentemente dalla qualità della storia originale.
Non è un brutto libro: è mediocre con qualche piccola idea originale e una serie di difetti che tradiscono l'acerbità di Weir come scrittore.
Futuro prossimo venturo, non chiaramente nello stesso universo di The Martian, ma generalmente inteso con un setting simile per sviluppo tecnologico e tematiche: l'umanità ha colonizzato la Luna costruendovi la sua prima città. Artemis.
La popolazione di Artemis è circa 2000 unità residenti, più i turisti.
Protagonista della storia è una giovane donna/piccola criminale: una smuggler che si occupa di portare su Artemis ciò che il governo di Artemis non vorrebbe. Sigarette, roba combustibile, beni di lusso per ricchi a cui non piace sentirsi dire di no.
La popolazione di Artemis è super multi etnica, la nostra protagonista è araba ma si fa chiamare Jazz.
Uhm.
Non è praticamente, se ne fotte della religione e, con disgusto di suo padre, fotte in giro alla grande.
Il problema centrale di Artemis il libro è proprio la sua protagonista: è un personaggio femminile assolutamente poco credibile. E' una donna che parla e agisce come un uomo vorrebbe una donna facesse.
E' una donna scritta da un uomo che non prova a immedesimarsi, ma cerca di dare vita a una fantasia.
E' smartass ma fragile, una super tsundere, liberale e disingenua ma con un forte senso dell'onore e della lealtà: la storia è il suo racconto a un ipotetico lettore, ed è farcita di salaci commenti meta narrativi, quasi esclusivamente battute con doppi sensi sessuali. E' un stereotipo inesistente.
Sembra scritta da Hunter Cannon.
E' una juno eterosessualizzata che può mandare gli uomini a spendere con la sua arguzia ma alla fine ha bisogno di un uomo accanto e fantastica continuamente sul fare sesso con questo o con quello.
Inoltre è descritta come una specie di genio, ma un genio che commette un errore dopo l'altro e non riesce mai a prevedere un cazzo.
Tutti i personaggi di contorno sono di una piattezza ridicola: c'è lo slavo scienziato pazzo con i puppy eyes che la segue ovunque perché innamorato, c'è l'amico gay che a fare con lei a chi è più Will e Grace, c'è il padre che non approva, il poliziotto giusto e strafigo, l'amministratrice senza scrupoli, il ricco annoiato... è una sequenza di parodie involontarie e superficialità.
E' un libro che dovrebbe raccontare di due heist sulla Luna, ma scazza completamente la descrizione delle scene d'azione e passa più tempo a descrivere la qualità e la tipologia di una saldatura che a strutturare coreografie che valga la pena leggere. C'è l'attenzione tecnologica più o meno verosimile di The Martian ma in un contesto da Ocean's Eleven che è totalmente al di fuori dell'esperienza dell'autore.
Così come sembrano esserlo i personaggi femminili.
Sembrerebbe chiaramente scritto per essere il primo in una serie, non ci sono seguiti all'orizzonte.
SPOILER SPOILER SPOILER
Alla fine nessuno muore, tutti sono contenti e Jazz è sempre senza un soldo. Tuttavia salta fuori che è in realtà una specie di kingpin del crimine che però non riesce a guadagnare.