She-Ra and the Princesses of Power: non è la She-Ra dei vostri padri (che poi sarei io). Sta tutto nel titolo: l'originale She-Ra del 1985, spin off di He-Man, era LA (singolare) Principessa del Potere, in questo remake collaborativo Dreamworks - Netflix è invece diventata UNA DELLE Principesse del Potere. 
Dreamworks e Netflix ancora insieme per un esteso remake del classico Filmation: un proggetto simile a quello portato avanti con grande successo dedicato a Voltron, ora concluso, ma decisamente più orientato a un pubblico femminile rispetto a certi suoi modelli di cui parliamo tra poco.
Ci sta. Legittimo utilizzo del brand, interessante lavoro di restyle, qualità elevata seppur narrativamente molto semplice (pubblico femminile, ma anche giovane): è una buona produzione animata che tiene conto dei trend e dei modelli più popolari degli ultimi anni, e non in modo vago.
Il paragone più ovvio è con Steven Universe: visivamente c'è un filo conduttore molto preciso che unisce la produzione di Cartoon Network a questa, che non si ferma al solo character design dei personaggi ma si spinge fino a sfruttare simili effetti speciali e si propaga a livello narrativo in certe scelte tematiche ed espressive.
Qualche esempio: il modello fisico unico da pin-up dell'originale She-Ra (identico per tutti i personaggi della serie, salvo qualche rara eccezione) viene qui  adottato esclusivamente per i personaggi femminili adulti, come Angella e Shadow Weaver, che diventano in qualche modo ispirazioni d'arrivo sani ed educativamente qualificati; accanto a loro, però, si sviluppa tutta una teoria di body type sensibili per le protagoniste adolescenti.
A questo punto, una nota: questa produzione Dreamworks è paragonabile a Steven Universe ma in nessuna sua parte si spinge a raggiungere il capolavoro di Rebecca Sugar; questa She-Ra vuole essere sensibile e abbracciare il cambiamento culturale, ma non intende guidarlo... per così dire.
Abbiamo, quindi, la co-protagonista Glimmer che sfoggia bassa statura e un aspetto 'chubby', ma è appunto la co-proagonsita. Adora e il suo alter ego She-Ra sono perfettamente proporzionate e fisicamente eroiche, pronte al successo.
Dreamworks cerca e ottiene un discreto equilibrio tra modernità e tradizione.
Bow è ottimo esempio: è... nero? E' marroncino con una pettinatura che suggerisce etnicità: è un black token sbiadito che dimostra encomiabile volontà di presentare diversità, ma più timidezza nell'affrontare il tema. 
Non voglio sminuire quanto fatto qui, semplicemente spiegare quanta distanza ci sia con Steven Universe.
Il discorso potrebbe proseguire con Scorpia e Perfuma, ma il senso rimane: Dreamworks ci prova ma preferisce rimanere più vicino alla propria zona di comfort.
Riprendiamo un attimo il discorso di Bow e finiamo il paragone con Steven Universe: Bow è un personaggio in qualche modo ricalcato grossolanamente su Steven.
Gli occhi a stella quando si entusiasma, il continuo parlare di amicizia, l'abbraccio facile e via dicendo: non è un esempio di mascolinità, allo stesso tempo è decisamente meno 'equivoco' di Steven.
Stesso discorso per le dinamiche relazionali: Glimmer ha perso il padre e ne eredità le armi; il gruppo dei protagonisti è tutto femminile, salvo Bow/Steven, ed è chiaramente scritto per somigliare alle Crystal Gems; ci sono scene che suggeriscono ovvi coinvolgimenti sentimentali, ma le uniche esplicite sono esclusivamente quelle con rapporti maschio-femmina, mentre quelle potenzialmente femmina-femmina sono proprio minimamente, vagamente, un filino appena hinted.
Bisogna dare merito a Dreamworks, tuttavia, di aver realizzato almeno una scena coraggiosa: uno degli episodi è dedicato a un ballo tipo Prom e uno dei personaggi femminili più in vista di tutta la serie si presenta con uno smoking da uomo (sulla falsa riga di Pearl nella memorabile "it's over"). Tutto l'episodio è un inseguimento metaforicamente erotico tra due personaggi femminili, di cui uno esplicitamente caratterizzato con tratti improvvisamente più mascolini. Anche in questo senso, il body type di suddetto personaggio diventa significativo.
Ora che scrivo, lo hiatus è arrivato al giorno 115 (i fan di Steven Universe capiranno il senso della frase): non vorrei arrivare a dire che questa She-Ra possa colmare quel vuoto... ma quasi.
Un ultimo paragone da fare, non con Steven Universe, riguarda Avatar the Last Airbender: è un paragone decisamente più vago, tranne verso la fine, che vede la protagonista andare in giro a reclutare alleati con poteri elementali intanto che impara a controllare i propri e vengono inseguiti da un nemico 'implacabile'. Francamente, mentre guardavo She-Ra non ho mai pensato un momento ad Avatar... fino all'introduzione del personaggio di Frosta.
Ecco: Frosta è un personaggio travasato da Avatar senza la minima vergogna, specialmente durante le sue scene nel finale di stagione.
"Stagione"? Boh, ancora non è stato confermato un seguito: 13 episodi con un finale decente è quanto esiste al momento. La serie è stata ricevuta con alti e bassi, ma Netflix ha mostrato più volte di credere nei suoi prodotti aldilà delle valutazioni iniziali.
Uhm... cos'altro?
Adora è un promettente soldato dell'Orda del Male, condizionata a credere che tutti i nemici dell'Orda siano da eliminare; un giorno scopre la verità e di essere stata dalla parte del male per tutto il tempo, e decide di unirsi alla ribellione e di raccogliere l'eredità del proprio destino di essere She-Ra.
Tutta la serie vede la giovane She-Ra creare una rete di alleanze, imparare i propri poteri, combattere contro i suoi ex-alleati e amici dell'Orda.
Nel finale c'è una battaglia.
Ci sono riferimenti a He-Man? No, ma due o tre volte nel corso della serie viene pronunciata la parola ETERNIA. Potrebbe essere solo un riferimento per i fan, ma ci sarebbe ampio spazio narrativo per farne qualcosa di più.
L'offerta animata di Netflix sta raggiungendo livelli di capillarità unici: la nuova She-Ra è una produzione espertamente dedicata a un target specifico, ma con sufficiente qualità da renderla godibile a chiunque. Non è Trollhunter e non è Steven Universe, ma risiede solidamente nello spettro superiore alla media per valore.
NOTA: lascio questa considerazione in fondo per non sporcare con cinismo il buon lavoro svolto da Dreamworks e Netflix. She-Ra ha un showrunner naturalmente: unA showrunner per essere più precisi. Una show runner omosessuale per essere ancora più precisi.
La considerazione cinica e semplice è la seguente: l'intenzione di Dreamworks e Netflix è stata fin dal principio quella di realizzare un prodotto concorrente a Steven Universe, mirato a quel tipo di pubblico e sperando in quel tipo di risultati; per fare ciò hanno cercato una giovane fumettista lgbt, Noelle Stevenson, a cui affidare il compito di essere una nuova Rebecca Sugar.
Lungi da me con ciò dare una valutazione artistica o personale sulla Stevenson, il cui cv parla di attività con Marvel e DC e Boom!, ma è una conclusione verosimile e facile da trarre.
SPOILER SPOILER SPOILER
Negli ultimi episodi, l'Orda attacca la fortezza della Ribellion ma viene respinta con l'aiuto di tutti gli alleati. L'Orda si ritira ma la battaglia ha fornito loro più potere e forza per il futuro.