Fist of the Blue Sky (Souten no Ken): parliamo del primo manga. Ventidue volumi pubblicati tra il 2001 e il 2010, scritti da Hara e Buronson, disegnati da Hara.
Proseguo nella mia attività di recupero manga: questa volta è toccato alla terza opera principale di Tetsuo Hara, nuovamente insieme a Buronson come co-sceneggiatore, dedicata al prequel di Hokuto no Ken.
Welcome to Shanghai (Bienvenido a Shanghai), principale ambientazione delle avventure di Kenshiro Kasumi, aka il Dio della Morte Yan Wang, aka il 62esimo Successore di Hokuto Shinken e fratello del padre di Kenshiro. Kenshiro Kenshiro... la storia dei fratelli generazionali di Hokuto è talmente incasinata che fermiamoci a questo.
Souten no Ken è un manga d'arti marziali che vede Kenshiro combattere e piangere praticamente ogni capitolo, farsi amici, farsi nemici, farsi nemici che poi diventano amici e tutti possono piangere insieme.
Diversamente dalla drammatica seriosità dell'irraggiungibile Hokuto no Ken, qui la storia messa insieme da Hara e Buronson risente pesantemente delle influenze di Kenji: c'è quindi un continuo alternarsi di comicità scema, dramma patetico inarrivabile, donne che muoiono per finta e tutto il pacchetto degli stereotipi classici degli autori.
Fist of the Blue Sky è durato 22 capitoli. Attualmente è in corso di pubblicazione un seguito iniziato nel 2017, recentemente adattato per l'animazione in quello che è diventato, per me, il peggiore cartone animato giapponese di sempre. I suoi 22 capitoli sono decisamente troppi: sono poco meno dei 27 di Hokuto e insopportabilmente più dei pochi 18 di Keiji. Fist of the Blue Sky è inferiore, e di molto, a entrambi.
Non vorrei esagerare ma più della metà dei capitoli della serie sono assolutamente inutili e mostrano la triste tendenza a dilatare i tempi, inserire infinite divagazioni e flashback eterni, che Hara si trascina dietro da quando i manga erano diversi. Queste caratteristiche narrative erano accettabili, anzi pazzescamente affascinanti, nell'originale Hokuto no Ken; erano funzionali e intriganti in Keiji. Qui sono solo perdite di tempo.
C'è poi un problema insuperabile: il famoso discorso degli autori giapponesi che riciclano (l'aspetto dei) personaggi come fossero attori impegnati in produzioni diverse, quindi il rapporto tra Kenshiro e Kenji, qui diventa qualcosa di più e peggiore. Souten no Ken è un reskin di Hokuto no Ken: non solo esteticamente, soprattutto narrativo.
Le dinamiche e le relazioni sono le medesime, e l'unica differenza diventa il setting storico della Shanghai anni '30 che ogni tanto finisce per cacciare nel mezzo a cazzo un po' di Europa e cristianità varia in modo esageratamente stereotipato e scemo.
Naturalmente non mi è dato sapere che effetto possa avere leggere Souten no Ken senza aver prima letto Hokuto e Keiji, se risulti diverso e migliore senza la pregressa conoscenza delle opere primarie degli autori coinvolti.
Fist of the Blue Sky è una continua delusione che rovina, invece di espandere, la mitologia di Hokuto.
... e lo scrivo mentre guardo con nostalgia i miei volumetti di Cyber Blue: quello sì, avrebbe dovuto proseguire per una decade.