Kita Kita: commedia romantica (ci torniamo) filippina il cui titolo internazionale è 'I see you'. 'Kita' in giapponese dovrebbe voler dire 'nord': il film è ambientato in Sapporo, potrebbe aver senso.
Le filippine sono il nuovo vietnam, cinematograficamente parlando del sud est asiatico.
La prima cosa sorprendente è la lingua: i protagonisti del film passano dal giapponese al tagalog, infarcito di espressioni inglesi e qualche parola spagnola.
Il tagalog, imparo qui, è la seconda lingua ufficiale delle Filippine accanto all'inglese: è una lingua con influenze inglesi, ovviamente, spagnole, cinesi e arabe.
Ok.
In ogni caso è stimolante/curioso ascoltare un film dove nello stesso dialogo si possano riconoscere parole inglesi, spagnole, giapponesi contenute all'interno di una struttura linguistica invece non riconoscibile nella sua maggioranza.
La seconda cosa notevole è la presenza italiana nel film: la protagonista si chiama Alessandra De Rossi, non è nata in Italia ma in UK, è sorella minore di un'altra attrice Assunta De Rossi, nata a Lecce sposata con un politico filippino. Curioso ma non abbastanza da valere una ricerca approfondita, mi limiterò a ipotizzare che il politico filippino sia un diplomatico.
Una giovane, ma non più così giovane per gli standard culturali locali, filippina vivente in Sapporo e lavorante come guida turistica è non proprio felicemente fidanzata ma molto innamorata di un giapponese.
Lui è un bastardo traditore, lei diventa cieca per lo shock del tradimento. Entra in scena un simpatico filippino che comincia a corteggiarla.
Dicevamo all'inizio: 'commedia romantica'.
Questo film è stato un successo commerciale e di critica, anche internazionale.
Io e mia moglie lo guardiamo vagamente annoiati: sembra, a me, un film amatoriale di quelli prodotti da realtà cinematografiche esordienti e inesperte. Lo guardo e penso a quelle vaccate che vengono dalla Nigeria.
I dialoghi sono buffi ma non così tanto, non sono brillanti; le scene sono come sempre straordinariamente caste; c'è qualche simpatica introspezione sulla vita dell'immigrato filippino in Giappone ma il tutto rimane all'interno di un generale senso di banalità.
L'editing del film è un po' particolare e ricercato, ma anche questo rientrerebbe nella normalità del cinema di là.
Questi erano i miei pensieri fino al colpo di scena.
Il colpo di scena è telefonato, lo vedi arrivare ma non ci credi. Arriva e non ci credi. E' arrivato e continui a non crederci anche perché, nel mentre che lo digerisci, l'editing un po' ricercato e particolare diventa un tripudio di struttura e consistenza narrativa capace di ricordare alcuni cervellotici film di fantascienza... e a questo punto non ne parlo più perché si casca sullo spoiler.
Rimane un film palloso perché è una commedia senza divertimento, non è assurda come certe cose giapponesi o coreane, non è brillante come quelle americane: è letteralmente una storia romantica con battute molto normali e realistiche, niente che starebbe bene in una sceneggiatura... però è un film palloso che nella sua ultima mezz'ora, forse meno, si rivoluziona e trasforma in un imprevisto e inaspettato, meritevole e memorabile... film.
SPOILER SPOILER SPOILER
Viene definita commedia romantica perché definirla in qualsiasi altro modo rovinerebbe e anticiperebbe il colpo di scena. Non è una commedia, è una tragedia.
Il simpatico filippino muore investito da un auto 30 secondi dopo aver reso felice la filippina e averle fatto riacquistare la vista.
A quel punto la regia parte in un frenetico trip che rimostra tutti i momenti chiave del film, solo che questa volta sono mostrati con un'inquadratura un po' più larga e scopriamo che il filippino è 'sempre' stato presente nella vita della filippina. Definirlo 'stalker' sarebbe gentile. Sempre nell'ombra, sempre pronto a offrirle un supporto senza riconoscimento.
Il finale punta allo straziante ma è talmente veloce e la sorpresa talmente inaspettata da non riuscire a colpire più di tanto.
Ah, se volete vedere qualcosa di diverso questo è il film giusto.