Mindhunter: sono riuscito a finire di guardare una serie tv! Dieci episodi di serie Netflix, prequel concettuale di Criminal Minds e tutte le serie con profiler FBI.
USA, anni '70: il crimine sta cambiando e tanto la polizia quanto FBI fanno fatica a stare al passo.
La violenza di psico/sociopatici contro estranei senza motivazioni apparenti e causali rende le investigazioni un casino. Son of Sam e Ted Bundy hanno sconvolto la nazione.
I capi del FBI sono della generazione di Hoover e sono abituati a 'combattere' contro public enemy vecchio stile tipo Dillinger.
Nelle sue file, però, alcuni agenti cominciano a comprendere i nuovi bisogni della società e le abilità richieste a un tutore dell'ordine nell'America di fine anni '70.
La serie segue quindi 2+1 trame principali: 1) la fondazione della figura del profile e delle scienze comportamentali contro il muro dei vecchi e della tradizione investigativa; 2) un programma di interviste a serial killer (non ancora chiamati così) da parte degli agenti, per scoprire cosa li motivi e come anticipare i prossimi.
Il '+1' è perché in tutti gli episodi della prima stagione ci sono un paio di minuti dedicati a un misterioso soggetto, presumibilmente un serial killer, che vediamo impegnato in attività più o meno sospette. Assolutamente slegato dal resto.
A serie avviata, i protagonisti sono 3: il capo della divisione scienza comportamentale, investigatore vecchio stile che ha capito l'importanza di cercare di prevenire i crimini studiando il comportamento dei criminali ma è ancora legato alla vecchia società; il giovane agente speciale arrogante, intelligente e istruito, che invece è tutto per introdurre psicologia e sociologia nei programmi di training per gli agenti FBI e non disdegna provare qualsiasi cosa della nuova società; la professoressa di psicologia proveniente da un ambiente super liberal, lesbica, che schifa l'autorità costituita ma vuole lasciare un segno nella storia e vuole fare parte di questa 'cosa'.
Il protagonista, l'agente giovane, è un tale Jonathan Groff che non avevo mai visto prima: star di broadway, cantante e attore televisivo (ricorrente in Glee); il suo partner vecchio è Holt McCallany, ha fatto mille cose; la psicologa è Anna Torv. Lei non ha bisogno di presentazioni.
La serie è diretta in tutti gli episodi chiave da David Fincher. E' uno dei produttori.
La storia si sviluppa lentamente, non c'è azione: il personaggio dell'agente giovane è immediatamente fastidioso ed evidentemente condannato all'autodistruzione da subito, banalmente; le scene con le interviste ai killer sono eccellenti e sono il vero cuore e il motivo per cui vale la pena guardarla.
E' basata su un libro di storia vera sull'argomento.
Seconda stagione confermata ma non con la solita velocità di Netflix, segnale di rating non apprezzati fino in fondo.
Sicuramente non avrei finito di guardarla se non fosse stato per l'insistenza pallosa di mia moglie.