It 2017: anche conosciuto come It: chapter 1 "del remake cinematografico fatto nel 2017 che è piaciuto un casino alla critica e ha avuto un sacco di successo in assoluto e tutti ne parlavano bene". Quest'ultima è la parte importante.
Diretto dal praticamente esordiente regista argentino Andy Muschietti, il nuovo adattamento del romanzo di Stephen King parte con una rispettabile, seppur alla fine controproducente, scelta narrativa: per distanziarsi dal famoso adattamento televisivo, questo It racchiude all'interno della sua prima parte tutti i capitoli dedicati ai protagonisti da giovani, lasciando (probabilmente) alla seconda tutti i capitoli da adulti.
Niente flashback o flashforward (salvo un paio di righe inutili di dialogo): questo It è Stranger Thigs versione cinematografica.
...come dicevo, scelta rispettabile che aiuta lo sviluppo narrativo, mantiene più facile la produzione e la fruizione da parte dello spettatore considerando una distanziata uscita del secondo capitolo, sfrutta  il sempre efficace trend del revival anni '80 con ragazzini, permette di enucleare una storia autosufficiente e di qualità.
Sfortunatamente, rovescio della medaglia: ci sono ragazzini per più di 2 ore. Io non guardo Stranger Things, ho provato, i ragazzini mi hanno irritato. Uguale qui.
NOTA: nel libro, la parte con i protagonisti bambini si svolge negli anni '50, e quella da adulti negli '80. Qui abbiamo una parte bambini negli anni '80 e una adulti che sarà ai giorni nostri. Questa scelta, comprensibile per il discorso Stranger Things e per rendere più cool la seconda parte, crea un bizzarro effetto di straniamento: il film è molto fedele al libro, molto più del vecchio adattamento, di conseguenza risulta assolutamente irrealistico vedere questi ragazzini fare cose da ragazzini degli anni '50, negli anni '80. Io ero ragazzino negli anni '80 e passavo il tempo in modo completamente diverso: l'unico accenno in questo senso è uno sputo di caratterizzazione temporale con l'esistenza di un cabinet di Street Fighter.
Veniamo all'orrore.
It 2017 coglie in pieno il significato vero del libro di Stephen King, che non è il mostro come negli adattamenti del passato, ma la cittadina di Derry e i suoi abitanti.
Il vero orrore di It non è It, ma l'ambientazione: famiglie variamente disadattate, ragazzini vittime di livelli di violenza domestica di ogni tipo e genere, una comunità assolutamente disgregata che si riconosce esclusivamente nell'omertà e nell'indifferenza nei confronti dei fenomeni soprannaturali che si sviluppano intorno a loro.
L'approfondimento del disagio sociale della cittadina di Derry, USA, è certamente la componente più riuscita di tutto il film e la parte più interessante e, allo stesso tempo, meno interessante per lo spettatore in attesa di spaventi e mostri.
Il mostro non è male: avrete visto il materiale pubblicitario. Il figlio brutto di Stellan Skarsgard, Bill è nel ruolo fondamentale che fu di Tim Curry.
La differenza in termini di tecnica produttiva tra allora e oggi è incommensurabile: Tim Curry aveva solo attitudine. Bill ha effetti speciali notevoli e scene composte digitalmente: il risultato va ovviamente a suo favore, ma non c'è una vera possibilità di confronto.
E' troppo lungo. Avrebbe goduto dall'avere un passo più veloce, meno inquisizione sociale, più mostro. Meno ragazzini.
NOTA2: non vale veramente la pena parlarne, ma cito il fatto per pura cronaca. Anche questa versione di It ha tralasciato la famigerata scena dell'orgia (se non avete letto il libro, male per voi): intervistato a proposito, King qualche mese fa dichiarò qualcosa di scemo tipo che non ci siano problemi a vedere ragazzini massacrati fisicamente e psicologicamente, ma sesso tra ragazzini è criminale (è così). La scena dell'orgia è assurda anche nel libro, a mio avviso.
Eccezionalmente sopravvalutato, si guarda ma è noioso.