Hail to the Chin (Id, 2017): amo talmente Bruce Campbell che faccio fatica a trovare il modo giusto per cominciare questo post.
Come molti, penso, uso la bookmarks bar a mo' di post-it: ci metto i link a roba che voglio tenere sott'occhio quotidianamente, più che quotidianamente. In una forma o nell'altra, più evoluta a seconda dello sviluppo del progetto, il secondo link della mia bookmarks bar riguarda l'uscita del pupazzo di Ashy Slashy. L'episodio andò in onda a novembre dello scorso anno. E' un anno che ne aspetto l'uscita.
E' il secondo link esclusivamente perché il primo è la shortcut per la gestione del modem-router, attività che svolto ossessivamente... di fatto Ashy Slashy è il primo link per importanza.
Un libro pubblicato, oggi, non è una medaglia di chissà quale valore. TRE libri pubblicati, però, sono ancora sufficienti a trasformarti in un autore affermato.
Hail to the Chin è il terzo libro scritto da Bruce Campbell in 15 anni, il seguito della sua/la seconda parte della sua autobiografia.
Inizia genialmente con un recap dell'episodio precedente, If Chins Could Kill, per poi raccontare episodi della vita privata e professionale di Campbell dalla fine degli anni '90 fino a 2 anni fa. 
Professionalmente, i punti trattati riguardano: Jack of All Trades, Bubba Ho-Tep, Sky High, la realizzazione di Make Love, i due tristi film usciti per l'allora Sci Fi Channel, My Name is Bruce, i piccoli cameo nei grandi film del suo compare arrivato al successo Sam Raimi, il successo di serie A con le 7 stagioni + film per la tv di Burn Notice, qualche altra piccola roba dopo Burn Notice, per finire con la prima stagione di Ash vs Evil Dead.
La vita privata gira intorno alla seconda moglie, il trasferimento dal Michigan al selvaggio Oregon, la vita a Miami e poi a L.A.; c'è un bel capitolo dedicato alla sua visita alle truppe in Iraq, c'è ovviamente un capitolo dedicato al mondo delle convention... sono anni, quelli che viviamo, dove i nerd sono diventati cool (circa).
In questo mondo, Bruce Campbell è un dio... un dio minore, magari, come ammette lui stesso paragonandosi, non a caso, a William Shatner. Comunque un dio.
Bruce Campbell è mito americano incarnato: emerge da Detroit, città americana mitica per tutti i motivi sbagliati, professa una carriera cult ma underground ed elitaria quanto vivere a Tribeca.
Rincorre il successo, il successo lo elude per decenni, raggiunge il successo.
Bruce Campbell è il paradigma dello shift culturale che ha investito la demografia dell'intrattenimento occidentale: in una società che si riscopre proibizionista, sempre più moralista e prona a censurare, il Re dell'exploitation di genere diventa una celebrità pura e trasversale che unisce generazioni ed estrazioni diverse.
La sua vita è interessante (anche se non per i motivi di cui subito sopra), la sua scrittura anche.