Sono Stato Più Cattivo (Id, 2017): nel giro di una settimana ho comprato due libri 'dubbi'. La qui presente autobiografia di Enrico Ruggeri e una specie di selezione/estratti dal diario di Claudio Baglioni (per mia moglie, entrambi abbiamo discutibili gusti musicali).
Ti può piacere la produzione di un artista anche se non ti piace lui come persona (pubblica)?
Sì, assolutamente. Michael Jackson e Bill Cosby.
Ruggeri ha un'alta opinione di sé: largamente meritata a mio avviso, almeno all'interno del triste panorama musicale 'commerciale' italiano, dove Ruggeri è, certamente, uno dei pochi cantautori di qualità a essere riuscito a sfondare alternando pezzi artistici a vaccatone nazional popolari.
Il racconto inizia con la nascita, termina nei primi anni 2000: l'incontro con Andrea Mirò e i 2 figli (figli numero 2 e 3). Gli anni successivi, dichiara Ruggeri, sono troppo freschi per essere giudicati.
Ruggeri ha un'alta opinione di sé: inizia la scuola prima del tempo, dimostra talento per le lettere, scopre la musica internazionale e va sempre contro tendenza. Inventa il punk italiano, poi inventa altre cose, lotta cade si rialza sempre vincerà.
In mezzo a questa narrazione eroica che lo vede combattere e trionfare, non senza difficoltà, contro il sistema e il pensiero conforme italiano, si trovano diversi spunti interessanti.
La descrizione della Milano degli anni '60 e '70 è notevole: non è facile trovare qualcuno così volenteroso nel criticare il '68, i movimenti studenteschi, la sinistra radicale di quegli anni, etc etc.
...da lettore di autobiografie, ci sono due elementi ricorrenti che caratterizzano le più riuscite: ovviamente l'autore ritiene, a torto o a ragione, di aver vissuto una vita interessante o addirittura esemplare. Questa convinzione deve essere costantemente tenuta sotto controllo da buone dosi di autoironia.
L'autoironia è un tratto tipico delle autobiografie, molto spesso è fasulla: è un'autoironia che vive sulle stesse coordinate della falsa modestia. Ruggeri inserisce dei commenti qua e là, tipo quello su Madonna (leggere per capire), per spezzare un po' il tono agiografico del resto.
L'autoironia di Ruggeri sembra molto costruita a tavolino... lo so perché mi riconosco in alcuni di questi meccanismi.
Il secondo punto di un'autobiografia riuscita è quello di saper mostrare una versione di sé che sia anche personaggio e possa realizzare un senso di identificazione con il lettore.
Qualcosa che ti faccia dire: se fossi nato nel 100 avanti Cristo avrei potuto essere Giulio Cesare, tanto ci assomigliamo per carattere!
Ruggeri opta per un racconto a sketch, episodico e breve: capitoli brevi di 3-4 pagine al massimo, ordinati cronologicamente ma non narrativamente. Fruizione ultra veloce, una lettura da viaggio di quelle che puoi leggere poche pagine e poi guardarti intorno, nessuna concentrazione richiesta.
E' un libro intelligente che piacerà ai fan, soprattutto perché si ferma ai giorni di Nessuno Tocchi Cain e Primavera a Sarajevo: prima della svolta negativa degli ultimi anni.
Chi ascolta sa di cosa parlo.