Tony Hawk - Professione Skater (Hawk - Occupation: Skateboarder, 2000): in questo periodo sto leggendo poco, capita e mi sento in colpa, ma è l'occasione per tentare letture insolite. Anche le boiate capitano, poi capita la Banalità del Male, che non avrei mai letto normalmente; poi capita che voglio comprare un libro a tutti i costi e non trovo niente di meglio dell'autobiografia di Tony Hawk.
...e capita che leggendo l'autobiografia di Tony Hawk mi ricordi di quando smaniavo per Tony Hawk. Quando ero un ragazzino sfigatino con lo skate nel quartiere ricco della mia città dove tutti giocavano a calcio.
Qualche giorno va discutevo con mia moglie riguardo la sua appartenenza o meno alla Generation X.
Lei è più vecchia di me di qualche anno ma, fortunatamente (per lei), i limiti temporali della Generazione X sono un breve giro di anni non meglio definito tra la fine dei '70 e i primi degli '80... possiamo farcela rientrare. Altrimenti sarebbe stata una baby boomer come i matusa del dopo guerra.
Miti della Generazion X: Tony Hawk.
Livello di difficoltà a comprendere la miticità di Tony Hawk in Italia, prima di internet? In realtà non così alta: c'erano riviste, c'era chi provava a portare gli skateboard anche qui, c'era chi si sentiva fuori posto fin da piccolo e sognava l'america.
Morale della storia? Tony Hawk, il Michael Jordan dello Skate. La sua autobiografia.
 Il libro è stato edito e riedito diverse volte, il titolo vagamente cambiato tra un'edizione e la successiva: l'originale dovrebbe essere del 2000 (forse 2001) ed essere "Hawk - Occupation: Skateboarder". L'edizione italiana è curata da Salani. Una bella edizione.
Il libro è co-scritto insieme a Sean Mortimer, giornalista sportivo/appassionato di skate.
L'edizione Salani in mio possesso è l'adattamento italiano dell'ultima americana: c'è una postfazione scritta 16 anni dopo e qualche appendice (ma forse le appendici erano già nell'originale) con la descrizione di alcuni trick, un paio di ricordi aggiuntivi da gare, altre robe di vario interesse.
Uhm... storia? Tony Hawk nasce alla fine degli anni '60 in una famiglia di ceto medio-basso, si appassiona alla skate una decina di anni più tardi in un periodo in cui lo skate era come il rock nel primo Ritorno al Futuro. La sua carriera segue... anzi, la popolarità di pubblico dello skate segue gli alti e bassi della carriera di Tony fino a, essenzialmente, l'ingresso in scena di ESPN e Disney.
Campione del mondo di skate "per sempre" in una comunità che era grunge molto prima di Cobain e che si curava poco dei titoli e disprezzava l'interesse pubblico.
...infine convertito al capitalismo pur restando puro di cuore: videogiochi, manager, filantropia e gli altri aspetti dell'ex-sportivo businessman di successo.
Avrei potuto essere Tony Hawk. No. Avrei voluto essere Tony Hawk. Assolutamente.
Il tono dell'autobiografia ha quel gusto pulito e onesto che ricorda un po' il capolavoro letterario di Andre Agassi.
I contenuti sono piuttosto diversi: Hawk ha avuto una famiglia modello. Molto del libro racconta delle sue scorribande giovanili in giro per demo e tour di skate, e il top dei racconti riguarda spesso incredibili scorreggiatori e puzza di testicoli sudati.
...ma il senso rimane. C'è la carriera dello sportivo e la sua maturazione come essere umano.
Esempio per spiegare il mio atteggiamento nei confronti di questo libro: il libro è stato acquistato corredato da fascetta pubblicitaria. La fascetta dichiara un qualche rapporto tra il libro e un film, credo, italiano con persone giovani, o almeno sembravano tali. Non so. Ho distrutto la fascetta disgustato dall'inquinamento del mito americano Tony Hawk con orrendo, percepito, cinema italiano per ragazzini.
No.
Quando i miei amichetti (non lo erano) giocavano a calcio sperando un giorno di diventare Gullit, io sapevo di Tony Hawk.
Nessun altro deve sapere di Tony Hawk.