Flux (Id, 2015): eccellente seguito dell'altrettanto ottimo Flux.
Non è passato molto dalla fine del libro precedente e il nostro protagonista è come l'avevamo lasciato (come veniva promosso il romanzo): breaking bad con magia, padre di famiglia disperato con annessa produzione di super droga magica.
L'autore avrebbe potuto proseguire e dare più dello stesso senza la minima difficoltà: c'erano talmente tante trovate nel suo primo libro e un setup così buono da poter tranquillamente sostenere un secondo romanzo dando grande felicità ai lettori con il minimo dello sforzo.
Nope.
Ferrett Steinmetz nel giro di poche pagina rigira la storia completamente e lo status dei personaggi viene completamente alterato... e poi di nuovo.
Flux non ha tempi morti ed è una splendida scorribanda che ricorda, forse lo dissi già parlando del primo libro, l'Araki dei tempi d'oro, il JoJo delle idee geniali e impossibili. Una delle caratteristiche migliori di Flux è l'abilità di Steinmetz di raggiungere questo effetto di corsa a perdifiato senza ricorrere esclusivamente a vuote scene d'azione. Ci sono ampie e ottime sezioni di approfondimento e interazione affettiva tra i personaggi, aumenta, anzi, l'attenzione e il focus dedicati alla rappresentazione famigliare.
Ecco, se proprio dovessi puntare il dito all'aspetto meno apprezzato (non più debole) è la forte presenza della figlia di Paul.
Aliyah, alla fine del primo libro, era diventata una videogamemancer come Valentine, ma ancora più incontrollabile e vittima della sua giovane età.
Il tema centrale di questo secondo romanzo è Paul e il suo cercare di essere un buon genitore che nasconde al mondo di essere un mago e deve nascondere al mondo (adesso, anche) che sua figlia è una maga, sua figlia di 8 anni traumatizzata dagli eventi del primo libro.
L'andamento della trama è molto semplice e prevedibile, non per questo mal fatto ma... avrebbe potuto svolgersi con un po' più di astuzia: Paul ha un piano, il piano fallisce; Paul ha un piano di ripiego, fallisce anche questo in modo molto peggiore e il dramma sembra finalizzato; Paul si incazza e il mondo si corregge.
Stessa eccessiva ingenuità è da trovare nella figura dei villain della storia, entrambi troppo monodimensionali e troppo semplici, negativamente prevedibili nelle loro dinamiche.
Questa struttura troppo facile viene però completamente e straordinariamente superata e distratta dalle eccellenti idee di Steinmetz in fatto di magia: tanto la gestione del sistema quanto la qualità infinitamente affascinante delle sue trovate.
La burocromanzia di Paul è esplorata ancora meglio, la videogamemanzia di Valentine e Aliyah anche ma.... vorrei solo dire che c'è un FightClubmante a un certo punto.
Il terzo libro è uscito da pochi mesi, l'ho già preso e potrei arrivare a leggerlo relativamente subito.
Grazie a questo secondo libro, Steinmetz è riuscito a confermare e curare la mia astinenza da libriomancer di Hines.
Uno degli aspetti più positivi di queste nuove serie fantasy moderne è la disponibilità degli autori, di quelli bravi intendo, a cambiare costantemente le carte in tavole: offrendo sì un prodotto seriale ma autocosciente della propria limitata durata nel tempo.
SPOILER SPOILER SPOILER
Payne è malvagio! Chi l'avrebbe mai detto. Paul si incazza di brutto alla fine e dimostra che la burocromanzia può uccidere senza troppe difficoltà!
Alla fine Paul è smascherato (e tutta la sua famiglia) ma tutto va bene: Paul diventa il capo di un movimento per l'integrazione dei mancer.