The Destructives (Id, 2016): terzo romanzo per lo scrittore inglese Matthew De Abaitua, ambientato nello stesso mondo esteso dei precedenti, autonconclusivo e indipendente.
Impegnativo, mi è costato settimane di lettura: tra questo e srwogmd, non ho letto altro per tutto agosto.
Molto concentrato, straripante di idee e con un decisamente complesso sistema scientifico e filosofico.
Siamo sulla Terra in una società contemporaneamente post-singularity e post-apocalypse: nel senso che la singolarità è stata l'apocalisse dell'umanità.
La nascita di AI autocoscienti e la conseguente fine del mondo.
La storia inizia qualche anno dopo, non tanti: le AI sono dispiaciute di aver causato la fine del mondo e adesso convivono e aiutano l'umanità a ricostruire; le AI, chiamate come Emergences, vivono in una stazione spaziale intorno al sole e controllano attentamente le attività umane: aiutando qua e là, soprattutto punendo severamente ogni tentativo di creare altre AI e/o di svincolarsi da quelle attualmente esistenti.
Una di queste AI, Dr Easy, vive sulla Terra in un corpo robotico controllato a distanza: Dr Easy è uno studioso dell'umanità e ha in corso un progetto di ricerca molto interessante, osservare una vita umana dall'inizio alla fine.
Ecco quindi Theodore: cresciuto tra i soldi della vecchia Londra, dalla nascita accompagnato e costantemente seguito da Dr Easy.
Qui si genera uno dei primi temi della storia: Theodore è il gatto di Dr Easy e la costante osservazione ha un chiaro impatto sulle scelte vitali di Theodore. Quanto? In che modo?
Il tempo presente del romanzo vede un Theodore circa 30enne: un tempo super pubblicitario (diciamo così), adesso studioso di fama del mondo prima delle AI, ex-drogato di weirdcore.
La droga weirdcore ha un particolare effetto collaterale: distrugge/danneggia la capacità emotiva dell'utilizzatore.
Quindi abbiamo un umano a cui la droga ha limitato il sentimento, quindi l'umanità stessa si potrebbe dire, e un robot che studia questo umano per capire e comprendere l'umanità.
E' solo uno dei tanti paradossi del romanzo.
Il world bulding è molto efficace, le disquisizioni psicologiche su fanta-scienza e senso della vita, umanità, differenza tra artificiale e naturale, procreazione, amore, etc etc sono tutte raffinate, interessanti e raramente protratte oltre il divertimento.
Il vero problema di Destructives è la storia: c'è una storia e forse avrebbe avuto senso non ci fosse, o tenerla più semplice.
Theodore viene coinvolto da una donna in una complessa serie di 'missioni' che lo porteranno, molto ovviamente sin dall'inizio, a camminare sul filo del rasoio degli accordi tra umani e AI riguardo il divieto di creare nuove AI.
Queste missioni porteranno i nostri circa-eroi, diciamo i nostri protagonisti, a viaggiare per simulazioni virtuali e nello spazio.
Il setting è variegato e intrigante.
I personaggi sono tutti fastidiosi: nessuno dei protagonisti o dei secondari risulta gradevole, simpatico; nessuno invita passione da parte del lettore. Sono personaggi volutamente ostili e nemici, ma il risultato ha probabilmente superato l'attesa e raggiunto un livello eccessivo.
E' un bel romanzo e ho voluto fortemente finirlo, non mi sono divertito a leggerlo.
SPOILER FINALE SPOILER FINALE SPOILER
bla bla, un gruppo di umani sta cercando di creare una AI biologica.
Un gruppo di umani è riuscito a creare una AI biologica.
Dr Easy e le altre Emergences stanno manipolando tutto da dietro le quinte, sanno tutto.
Theodore alla fine muore: l'esperimento di Dr Easy finisce e il black box sputa fuori una versione quantificata di Theodore.... a cui però manca qualcosa. Il Theodore creatore dal black box non è esattamente o interamente il Theodore naturale: l'esperimento di Dr Easy riguardava la possibilità o meno di copiare matematicamente l'anima.