Sette Maghi (Sjö töframenn, 1942): raccolta di racconti del nobel islandese Halldór Laxness, prima volta che leggo qualcosa di suo.
I racconti sono 8, ognuno incentrato su un diverso personaggio... 8 racconti, 7 maghi? 
Secondo la postfazione scritta dal traduttore, l'ottavo mago sarebbe lo scrittore stesso: non sono convinto ma non ho altre spiegazioni. 
I racconti seguono certi temi ricorrenti: vita contadina e preti, socialismo/comunismo, il desiderio di elevarsi socialmente, di lasciare la propria patria per vedere il mondo. Un certo gusto per l'esotismo e le ambientazioni insolite, relativamente alla prospettiva di un islandese (con molta più esperienza estera dell'islandese medio, mi viene da dire).
Il primo racconto è il più breve, un paio di pagine, e racconta della scoperta dell'India da parte di un cinese. Il secondo è dedicato a un contadino che avrebbe voluto diventare imperatore e... impazzisce.
Nel terzo c'è un vecchio socialista pacifico nel mezzo dei moti operai in Islanda. Il quarto ha per protagonista un ragazzino che lavora in un albergo, ma soprattutto è inteso a ridicolizzare i fascisti; nel quinto si parla di un 'trafficone' che fa affari di ogni genere con inaspettata onestà; nel sesto c'è di nuovo un po' di Italia con una storia d'amore tra balconi con vista sull'Etna; esperienza sovrannaturale con un misterioso pifferaio e mastro favillaio nel settimo; l'ultimo contiene gli ultimi anni di Gengis Khan.
Ora, descrivere così il contenuto di questi racconti mi fa venire a mente mia moglie quando mi prendere in giro, spesso facendone un esempio per descrivere la mia mancanza di sensibilità, raccontando che alla domanda a me rivolta: 'di che cosa parli Seta di Baricco', io risposi: 'è la storia di un mercante di seta'... o qualcosa del genere, non ascolto mai veramente.
(lei l'ha poi letto e da allora mi sfotte per non aver sprecato parole per descrivere il pippone sentimentale).
Qui c'è qualcosa di analogo: i racconti hanno tutti un sapore esemplare e nascondo costruzioni intellettuali più stimolanti della vicenda effettivamente narrata, allo stesso tempo non superano mai il senso più profondo di una favoletta biblica. Sono certamenti più vicini alle parabole che a Esopo.
I racconti contenuti in questa raccolta sono stati scritti tra il 1925 e il 1941, non sono ordinati secondo l'ordine cronologico, ma l'unica struttura palesemente visibile è il collocamento a riprendersi del primo e dell'ultimo. Ambientazione orientale, viaggio, lunghe attese e, stando alla postfazione, entrambi basati su materiale pre-esistente.