United States of Japan (Id, 2016): sono partito scettico nei confronti di questo libro, nonostante la copertina galattica, perché tutti gli ultimi successi istantanei di speculative fiction mi hanno tradito e lasciato insoddisfatto, e fatto spendere soldi che avrei potuto risparmiare.
Autore semi-sconosciuto, seguito spiriturale di Dick, ucronia e distopia non sono le mie parole preferite, etc, etc: mille motivi per dubitare. Nonostante la copertina fantastica.
...però, ehi, che ci posso fare: avrò diritto a comprarmi un libro ogni tanto e pure a comprarlo di carta, no?
Voglio dire... un libro con quella copertina non si può comprarlo digitale.
Inaspettatamente, per una volta, critica e pubblico hanno ragione: non solo è una storia avvincente che ho letteralmente iniziato e concluso in un'unica seduta (solito segno di massimo apprezzamento), ma è pure scritto con una certa qualità retorica e artistica. Non è Mieville, non è Chang, ma certamente è in alto nel tier degli autori.
I capitoli del libro portano una data e un'ora: tutto il romanzo descriverà in tutto una manciata di giorni, ma sono sparpagliati all'interno di un periodo di 40 anni circa.
La vita di Beniko Ishimura comincia all'indomani dell'invasione giapponese: gli Stati Uniti sono stati scofitti da super robot che sparano atomiche, i genitori di Beniko (non ancora nato) sono americani di origine asiatiche. Un nuovo mondo e una nuova vita.
40 anni dopo, nel presente del libro, anno 1988: Beniko è il capo censore dell'ufficio che si occupa di controllare i videogiochi politici.... i videogiochi politici sono più o meno tipo Call of Duty e insegnano ai giovani cittadini degli Stati Uniti del Giappone quanto siano bravi e forti i giapponesi e quanto siano malvagi e merdoni i ribelli americani.
Beniko è pigro e donnaiolo e non ha molta voglia di lavorare: una sera è lì che cazzeggia quando riceve una misteriosa telefonata da un suo ex-comandante caduto in disgrazia e scomparso da tempo.
La telefonata mette in moto un'investigazione e una serie di eventi incentrati intorno a un nuovo, illegale videogioco underground semplicemente noto come USA.
Accanto a Beniko, comprimario della storia è Akiko: spietata poliziotta politica e true believer del culto dell'imperatore dio.
I due non potrebbero essere più diversi tra loro, entrambi naturalmente nascondono un certo numero di segreti.
United States of Japan è, come dicevo, un seguito formale delle grandi ucronie del passato: la succitata Svastica sul Sole/Man in the High Castle, passando per Turtledove e altri.
Un genere da tempo persosi per strada.
In realtà, però, United States of Japan ha molto più a che fare, discopolo ed erede, del grande sommovimento contemporaneo che caratterizza tutte le produzioni speculative che contano: il revival degli anni '80/'90.
Tieryas lo nasconde parzialmente sotto un passato più nobile da golden age della fantascienza anni 60, ma i riferimenti pop, l'ambientazione chiave negli anni 80, la revisione cyberpunk e i superrobot sono tutte caratteristiche che tradiscono la sua appartenenza agli amici di Ready Player One.
Anche lo stile narrativo lo ricorda.
Tieryas ha un paio di qualità intrinseche capaci di distinguerlo dalla massa: i suoi protagonisti sono anni più vecchi, la sua origine di asiatico-americano lo aiuta implicitamente a essere più credibile nel racconto, la strutturazione della narrativa (pur con alcune lacune logiche importanti) è sopra la media.
Un 1988 futuristico che non è mai stato: è una doppia ucronia.
Qualche nota: i robot sono poco presenti nel libro, solo due scene e pure brevi, e sono decisamente più ispirati a Pacific Rim che a Mazinga; i personaggi hanno una qualche forma di connessione neurale ma il tutto è mediato attraverso dei 'portical' che sono sostanzialmente dei super smartphone; i rapporti tra gli alleati Tedesci e Giapponesi sono piuttosto tesi: i giapponesi non sono tutti malvagi, i tedeschi sì.
Non immaginatevi una storia alternativa furba di quelle con intelligenti riferimenti e possibilità sconvolgenti: questo è un gimmick d'intrattenimento e attendersi di più sarebbe fuorviante.
L'Italia compare brevemente: gli italiani hanno trasformato la propria nazione in un unico grande black market al servizio del migliore acquirente, doppiogiochisti e spacciatori di armi e tecnologia di contrabbando.
E' un libro divertente, molto divertente e pure ben scritto: i personaggi sono diversi dal solito e gli eventi interessanti. Vale decisamente il denaro speso e non mi dispiacerebbe ne uscisse un seguito generazionale.
SPOILER SPOILER SPOILER
Beniko finge di essere scemo ma è in realtà un genio di hacker, ovviamente non ha mai davvero denunciato i suoi genitori, alla fine uccide il generale. Muore a fine libro.
Akiko si salva.
L'America si ribella e il Giappone perde il controllo di grossi pezzi.