Demolition: l'ultimo film di Jean-Marc Vallée. Jake Gyllenhaal è un 1% a cui muore la moglie, si accorge di avere una vita senza significato, di non sapere nulla al di fuori della finanza, di non avere neppure un'idea di chi fosse la moglie, se l'amasse o no.
Una circostanza un po' assurda lo mette in contatto con Naomi Watts, madre single (circa) con un figlio teenager in crisi d'identità sessuale.
Non è Dallas Buyer Club, non è un brutto film ma rientra in quella categoria di film assurdamente drammatici, belli ma terribilmente noiosi.
La sequenza di sfighe è così senza soste e massiccia da essere surreale.
Il titolo del film deriva da istinti distruttivi, letteralmente distruttivi, che nascono nel protagonista come ventola di sfogo: smonta e/o rompe/demolisce cose.
Il rapporto tra i due non è sessuale, è letteralmente un'amicizia tra persone rotte: il personaggio della Watts è lasciato nell'ambiguità, non si capisce esattamente quali siano i suoi problemi. Non si capisce perché non viene detto: esuberante consumatrice di cannabis, potrebbe avere una qualche malattia cronica.
Pensavo potesse trattarsi di hiv ma avrebbe senso con la presenza di un altro personaggio.
...magari è solo una tossica.
L'aspetto psicologico del film non è esattamente sottile o di impenetrabile profondità, è anzi tutto piuttosto scoperto e comprensibile.
In questo senso, la possibilità di capire esattamente quali siano i problemi (del protagonista) aiuta ad apprezzarne l'elaborazione del lutto; allo stesso tempo... bello ma noioso. Molto noioso.