Regression: parliamo di sospensione dell'incredulità. Ognuno di noi ha vari livelli o soggetti entro il quale esercitare questo diritto/privilegio, oltre i quali no. Io sbatto male contro Emma Watson, quasi 26 anni, per quanto petit, nel ruolo di una 17enne.
Ciò detto, è l'ultimo thriller di Alejandro Amenabar, quarto film in 14 anni dal successo con The Others.
Il film è non è piaciuto ma online si trova chi ne parli bene, il film ha floppato male.
Inizia bene, alla grande, sembra un thriller di quelli degli anni '90, di quelli veramente forti, sporchi, turpi e crudeli.
Emma Watson è la giovane vittima di un culto satanico, Ethan Hawke è l'unico poliziotto onesto e capace di un paesino di merda del Minnesota. Sono gli anni '90 e c'è un po' di psicosi da satanismo in America, appena un po'.
Il film vuole farcelo notare. Il film si intitola Regression: Hawke è aiutato da uno psicologo che ipnotizza e fa ricordare ricordi sepolti ai testimoni.
Il film cresce, cresce, cresce con sempre più tensione e poi......... e poi il colpo di scena.
Visto il colpo di scena, il film diventa una cagata: non c'è molto da discutere a riguardo, non si può vederne il finale senza pensarlo. Il colpo di scena è telefonato ma il modo in cui avviene è diverso da quanto atteso.
Non è un caso, è voluto: Amenabar è un regista intelligente e il colpo di scena vuole fartelo vedere, e quando arriva è quello che avevi previsto ma è allo stesso tempo diverso.
C'è veramente un'idea alla base della sceneggiatura di Regression, ed è portata a termine con la massima fedeltà: sfortunatamente è un'idea che, per quanto intellettualmente valida, ammazza il film.